Avvocato del Foro di Matera, da sempre in prima linea per difendere i diritti dei migranti, esperta di protezione internazionale, alfiere dell’anti-discriminazione e della tutela dei lavoratori stranieri, nonché referente dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione per la sezione della Basilicata. È lei, Angela Maria Bitonti, legale di una ivoriana vittima delle torture del generale libico Almasri, il tormentone estivo caro alle sinistre, la donna che presenterà un esposto alla Procura di Roma contro l’archiviazione di Giorgia Meloni da parte del Tribunale dei Ministri. «Il premier ha infatti detto di aver condiviso le decisioni», spiega lei.
Di più: «Aspettiamo anche le decisioni parlamentari sull’autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministri (Piantedosi e Nordio, ndr) e del sottosegretario (Mantovano, ndr). Se non dovesse arrivare il via libera, valuteremo quali azioni mettere in campo». Attacca a testa bassa, l’avvocato Bitonti, contro il governo. «Faremo, inoltre, una nuova istanza per visionare gli atti visto che la precedente è stata rigettata in quanto la mia assistita è stata considerata una vittima indiretta. Non condividiamo questa visione, riteniamo sia una vittima diretta perché il rimpatrio di Almasri e la mancata consegna alla Corte penale internazionale non consente il processo. Significa aver impedito alle vittime di crimini così atroci di ottenere giustizia». Si vedrà.
Non è un nome sconosciuto alla politica quello di Angela Maria Bitonti. Anzi. Nel 2021, insieme a una collega, aveva trascinato l’Italia davanti alla Corte europea di Strasburgo, assistendo due ragazze che avevano fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani contro 33 Stati membri del Consiglio d’Europa, accusati di violare il loro diritto alla vita, alla salute, e alla vita privata e famigliare perché non avrebbero rispettato gli impegni presi con la firma dell’accordo di Parigi del 2015 (la famosa Cop21). Tradotto: le giovani erano «molto preoccupate per gli effetti dei cambiamenti climatici» e ritenevano che l’Italia fosse «particolarmente fragile ed esposta più di altri Paesi ai cambiamenti climatici».
Dal green all’immigrazione. Sempre nel 2021, ma anche l’anno successivo, l’avvocato aveva chiesto alla Regione Basilicata di rivedere i requisiti d’accesso ai contributi per il bando relativo al bonus asili. Motivo? Discriminava i bambini senza residenza perché, aveva scritto in una nota inviata al governatore lucano Vito Bardi (centrodestra) «l’apposizione del requisito della residenza intesa come iscrizione anagrafica comporterebbe l’esclusione dalla possibilità di accedere al suddetto contributo per numerose famiglie straniere che pure vivono in territorio lucano ma che non sono riuscite a ottenere un permesso di soggiorno o che lo hanno perso in un secondo momento». L’avvocato che oggi vuole mandare a processo il presidente del Consiglio è, nemmeno a dirlo, una strenua oppositrice dei Centri di permanenza per i rimpatri. Nel 2023 applaudiva alla liberazione di un tunisino per cui il questore di Forlì aveva chiesto il trattenimento nel Cpr di Potenza. Qualche giorno fa, invece, esultava per l’ennesima invasione di campo della Corte europea a proposito dei centri per i rimpatri realizzati dal governo Meloni in Albania. A far compagnia Bitonti, c’è il collega Francesco Romeo, avvocato di un’altra vittima di Almasri: «Le parole con cui Meloni ha rivendicato una scelta concordata con i ministri del suo governo sulla vicenda sono una confessione delle proprie responsabilità. La Procura riapra le indagini».