"Ho visto le prime due puntate e le ho trovate molto coraggiose. Bellocchio ha fatto un’opera di studio e ricostruzione profonda": Gaia Tortora, intervistata da Repubblica, lo ha detto a proposito della serie tv Portobello, che racconta la storia di suo padre, il popolare conduttore Enzo Tortora, interpretato da Fabrizio Gifuni. I primi episodi sono stati trasmessi alla Mostra del Cinema di Venezia. "Mi piace che ci sia il contesto, il ricordo di chi era mio padre nel suo lavoro, perché restituisce senso a quel che è accaduto. C’è tutto quel che era prima ed è stato spazzato via", ha aggiunto la giornalista.
Enzo Tortora, uno dei conduttori più amati della tv italiana negli anni '70, è stato vittima di un errore giudiziario che ha portato la sua figura verso un crollo totale. A partire dall'arresto, il 17 giugno 1983, quando venne portato via in manette dalla caserma in cui si trovava e condotto al carcere di Regina Coeli come un criminale. Quel momento fu ripreso e mandato in onda. E la figlia Gaia, 13 anni all'epoca, vide tutto in tv. Parlando di come vengono rappresentati i magistrati nella serie, la Tortora ha detto: "È un lavoro che finalmente mette al loro posto quei magistrati. Geniale la trovata del Pulcinella con la toga, alla fine della prima puntata. Mio padre nelle lettere li definiva degli infami Pulcinella. Chi è rimasto si offenderà, ma questo è".
Tornando a quel periodo, la giornalista ha raccontato di aver potuto vedere il padre solo un mese dopo l'arresto, "quando è stato trasferito da Regina Coeli a Bergamo". Poi ha aggiunto: "Fu arrestato il giorno del mio esame di terza media: sono passata in un attimo dalle bambole a Regina Coeli". Quando le è stato chiesto come abbia fatto a resistere, lei ha spiegato: "Eravamo soldati. Io, mia sorella Silvia, mia madre, mia zia Anna. Non esisteva nulla se non raggiungere l’obiettivo il prima possibile. Questo, dopo, lo abbiamo pagato tutti, a partire da mio padre. Mi chiedo che persona sarei stata se non ci fosse stato tutto questo, magari più leggera".