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La Flotilla di Greta non vuole i giornalisti: ecco cosa nasconde

di Andrea Morigi sabato 13 settembre 2025

3' di lettura

Troppi segreti a bordo delle navi della Global Sumud Flotilla. Fra l’equipaggio serpeggia il sospetto di essere circondati da spie nemiche. È la sindrome dell’infiltrato tipica di tutti i movimenti antagonisti. Magari avranno imbarcato un mucchio di informatori dei servizi segreti di tutto il mondo, anche sotto mentite spoglie. Cosa ci sarà mai da scoprire, dopo che è stata rivelata la presenza nel direttivo di GSF di personaggi come Muhammad Nadir Al Nuri Kamaruzaman, fondatore di Cinta Gaza Malaysia che ha finanziato la “resistenza” armata di Hamas, presidente di My Aqsa Defenders che pubblica libri di propaganda per la guerra santa palestinese? Che fanno parte della compagnia anche Thiago Avila, coordinatore della branca brasiliana del gruppo, il quale ha fatto parlare di sé perla partecipazione ai funerali del leader dei terroristi sciiti di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel febbraio scorso? Che alcuni, come Wael Nawar, portavoce della sezione Maghreb, si sono fatti fotografare con il rappresentante di Hamas in Algeria, Youssef Hamdan e con Nadir Al Qissi, l’uomo del Fronte Popolare della Palestina nello stesso Paese?

È inesauribile la riserva di notizie ancora da pubblicare sui legami fra gli attivisti e i terroristi autori del massacro del 7 ottobre 2023. Basta spulciare un po’ fra le biografie dei gerarchi della coalizione, come Zaher Khaled Hassan Birawi, attivista dei Fratelli Musulmani e di Hamas nel Regno Unito. Si saranno pure nascosti dietro la maschera di Greta Thunberg, eppure non sono riusciti a rinunciare alla loro prassi estremista. Così, pur avendo ricevuto il saluto della Federazione Nazionale della Stampa dal consigliere nazionale Fabrizio Cassinelli, andato a ribadire il sostegno del sindacato dei giornalisti già espresso dalla segretaria generale Alessandra Costante, il direttivo della coalizione pro-Gaza ha deciso di allontanare in malo modo la cronista della Stampa Francesca Del Vecchio, già sottoposta a ulteriori umiliazioni, perquisizioni corporali «per motivi di sicurezza», la requisizione del passaporto e del cellulare, come se si trattasse di un qualsiasi ostaggio nei tunnel di Hamas.

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L’accusano di aver «rivelato “informazioni sensibili” che avrebbero potuto minare la sicurezza della missione, lanciano invettive contro il giornale per il quale scrive e, dopo una sorta di processo politico in stile stalinista le comunicano l’espulsione irrevocabile: «Non possiamo fidarci di te, sei una giornalista pericolosa, hai detto al mondo dove si tiene il nostro corso». La versione di Del Vecchio punta sulla libertà d’informazione: «Speravo di poter fare quello che la mia professione comporta: osservare e riferire. Senza addomesticare. Né farsi addomesticare». Qualche giorno fa avevano messo alla porta anche un altro giornalista, Claudio Locatelli, perché non obbediva alla versione ufficiale della Flotilla.

Ma guai a dirlo o a scriverlo, perché scatta immediatamente la querela. Il bersaglio stavolta è il Tempo, contro il quale è partita un’accusa di diffamazione nei confronti del movimento e diffusione di «notizie false e tendenziose» sulla missione. A questo punto, ci ripensano anche dalle parti della Fnsi. «Cacciare i giornalisti», osserva Costante, «impedire loro di raccontare ciò che accade è una ferita alla democrazia e a tutto ciò per cui gli attivisti combattono». Quanto alla solidarietà al quotidiano romano diretto da Tommaso Cerno e alla sua redazione, sembra che solo nei partiti di centrodestra si sia sviluppata sufficiente sensibilità per esprimerla. Cerno raccoglie volentieri la sfida: «Non vediamo l’ora di essere in Tribunale a spiegare chi sono e perché nessuno parla dei legami con Hamas».
Comunque, il governo continuerà ad assicurare l’assistenza diplomatica necessaria ai naviganti italiani, sebbene anche dalle parti della Farnesina si inizi a sentire puzza di bruciato. Tanto che dal ministro degli Esteri Antonio Tajani arriva una presa di distanza: «Cacciare una giornalista dalla Flotilla è una scelta in contrasto con la natura stessa dell'iniziativa. Non si può essere in favore della libertà, della democrazia e del pluralismo solo quando fa comodo».

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