Sognava di cantare come Jane Birkin, ha tenuto a comunicarlo agli amici su Facebook, ma anziché esibirsi sul palco s’è ritrovata a navigare con la signorina Thunberg, che peraltro vorrebbe panata come i Bastoncini Findus, mediaticamente s’intende: «Davvero fondamentale sapere perché Greta ha cambiato barca. Chissenefrega di Gaza, capiamo meglio le sue ragioni, dai».
Per quasi un mese Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, s’è abbandonata alle onde, capelli color carota accarezzati dal vento e abbronzatura da pinne gialle. Quando la situazione s’è fatta grave ma non seria è tonnata, pardon tornata in Italia.
La motivazione ufficiale è che volesse fare d’ambasciatrice col governo. Il responsabile logistico della ciurma aveva detto che «sicuramente incontrerà qualcuno, non sappiamo ancora di preciso chi», aveva aggiunto, «perché lo sapremo nei prossimi giorni». L’attesa, struggente, è finita ieri sera quando la Perla di Labuan della Flotilla ha parlato col ministro Tajani. E però il motivo del rientro a vele spiegate potrebbe essere stato un altro: all’attivista Delia, professoressa di matematica e fisica, sembra che stesse scadendo l’aspettativa. Se non tornava velocemente in classe, dunque, rischiava lo stipendio: d’accordo, Free-free Palestine, il genocidio, Netanyahu criminale e la Meloni complice, ma alla busta paga col piffero che rinuncio! Primum vivere (c’è pure scritto sul suo profilo X) deinde philosophari.
Cinquantacinque anni, torinese, una gran passione per i viaggi specialmente in Colombia, qualche giorno fa la portavoce della Flotilla aveva ricevuto un messaggio toccante dai colleghi. Lei l’ha pubblicato sui social: è disseminato di schwa, il simbolo inclusivo che vuole eliminare le differenze tra maschile e femminile e uccide l’italiano. «Ci impegniamo a parlare dell’iniziativa anche nelle classi con ragazzi e ragazze, spronandol* a diventare cittadin* pront* a riconoscere le ingiustizie del mondo. Siamo fier* di averti come collega. Buon vento». E buona grammatica, poveri studenti, ai quali se non altro l’ex crocierista per Gaza tornerà a insegnare i numeri.
Durante la navigazione, tra un canto e un ballo degli imbarcati, Delia s’è rilassata coi libri di Francesca Albanese, immaginiamo anche col rapporto che in 39 pagine non condanna nemmeno una virgola della carneficina di Hamas: «Non è nemmeno più solidarietà, è amore, amore sociale quello che questa straordinaria donna merita». Berlusconi, invece, meritava altro: «Al primo “ma ha fatto anche cose buone” scatenate l’inferno». L’ha twittato l’indomani della morte. Al governatore lombardo Attilio Fontana è andata meglio: la Perla s’è limitata a dare del «delinquente» e «miserabile».
E ancora, il 21 settembre 2023 ha pubblicato un’immagine con un maiale che indossa il casco di un poliziotto, forse – ma potremmo sbagliarci – uno degli ottanta feriti dalla delinquenza pro-Pal dentro e fuori la stazione di Milano. Dopo il 7 ottobre la progressista ha reso nota una lista di «profili da seguire se volete sapere cosa sta accadendo davvero a Gaza», e nell’elenco ci sono personaggi che alcune organizzazioni considerano vicini ad Hamas. Di certo lei ne era all’oscuro.
Sul suo profilo Facebook si trova di tutto. Quello di X è stato ripulito: sul web gira comunque un post in cui esprime «sconfinata ammirazione» per l’uccisione di alcuni soldati israeliani per mano dei “combattenti della Resistenza”. «La delegazione italiana della Flotilla», scrivono i compagni, «comunica che la missione prosegue. Smentiamo quanto è stato riportato da alcuni media, secondo i quali la componente italiana ha deciso di scendere dalle barche». Sono scesi in dieci, Delia inclusa.
Nel suo pantheon oltre all’Albanese c’è l’eurodeputata di Avs Cecilia Strada. Magari a casa ha pure un mezzobusto in bronzo di Bonelli che brandisce i sassi dell’Adige. Ieri, intervistata dal Corriere, ci ha tenuto a sottolineare (Delia, non Bonelli) che «nessuno vuole minimizzare la morte di nessuno» - no macché! - «ma è un fatto che il 7 ottobre si colloca in una sorta di quasi 80 anni di occupazione. Non lo sto giustificando, per carità» - avete capito? – «sto dicendo che in quella terra la situazione è la più complicata del mondo».
Qualche ora prima aveva informato: «Abbiamo ricevuto la proposta da parte di Mattarella di accettare per il bene nostro e la tutela della vita umana in generale, che condividiamo, di deviare la nostra rotta e accettare la proposta di mediazione di portare gli aiuti a Cipro, e da lì poi, grazie all’intermediazione di Nazioni Unite, del Patriarcato di Gerusalemme e del governo italiano come parte logistica, farli arrivare a Gaza. Noi non possiamo accettare l’appello». Lei ha salutato gli altri viaggiatori. L’aspettativa non aspetta. La missione umanitaria invece può attendere.