Bisognava capirlo dalle lacrime di Elisa, che il “popolo pro Pal” aveva alzato i toni. Il fermo della Flotilla ha fatto da detonatore: adesso è gara a chi la spara più grossa. Ora, soprattutto, vale tutto. Sarà l’ubriacatura da piazze piene, sarà l’ebbrezza dello sciopero proclamato senza preavviso dai sindacati rossi, quel “blocchiamo tutto” in nome del quale gli ultrà della causa palestinese sono pronti alla lotta, ma da qualche ora non c’è traccia di freni inibitori. Ad esempio: Filippo Barbera. Lui, il docente dell’università di Torino che rivendicava il diritto di impedire al ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, di prendere la parola al Salone del libro («ha il diritto di parlare, i contestatori hanno il diritto di impedirglielo»). Ebbene, alla vigilia delle mobilitazioni, su X, il professore non stava più nella pelle: «Blocchiamo tutto. Domani (il 2 ottobre, ndr) devo andare da Torino in Friuli, oltre Pordenone. In treno. Ah che disagio lo sciopero generale. Ebbene. Spero di essere bloccato. E se così sarà scenderò sui binari con i manifestanti. Perché nella vita ci sono priorità». Contento lui, meno i viaggiatori.
Elisa ha dato lo start: altri protagonisti del “mondo dello spettacolo” si sono esposti per Gaza. La cantante siciliana Carmen Consoli nel corso della presentazione milanese del suo nuovo album ha confessato tutta la sua voglia di emulare i viaggiatori della Flotilla: «Prenderei la mia imbarcazione e raggiungerei Gaza. Ci metterei tempo perché non ho i mezzi del governo (!) ma lo farei, convinta di avere il diritto di navigare in acque internazionali». Ancora: «È molto importante l’azione della Flotillia perché è un corridoio che apre. Io vengo dalle montagne, quindi non ho la finezza di Giorgia Meloni, ma il gioco delle tre carte non me lo fai». Poi imita la voce dellapremier mentre dice: «Mandiamo gli aiuti delle navi in due giorni: perché non ci pensavi prima? Che fai, il gioco delle tre carte? Riconosciamo lo stato della Palestina però Hamas non è compresa, è il gioco delle tre carte». Le notizie sono due (prendere nota): Consoli vorrebbe mettersi al timone destinazione Gaza (chi glielo impedisce?) e per lei non fa differenza se Hamas è o meno al governo della Striscia insieme all’Anp. Un’altra in attività è Luciana Littizzetto. Su Instagram condivide il video dei pescatori che gettano le reti nel mare di Gaza: «La Flotilla tiene occupato l’esercito israeliano».
Conclusione: «Dedicato a chi dice che certe azioni sono inutili» (quindi una quarantina di imbarcazioni da diporto avrebbero sguarnito il fronte interno...). In un’intervista a Vanity Fair, invece, la comica, storica spalla di Fabio Fazio, confessa di vivere la quotidianità «con un sentimento di incredulità. La reazione di Israele è fuori dal normale. Mi fa tristezza che siamo tra i pochi Paesi che non hanno ancora riconosciuto lo Stato della Palestina». Per questo quando tornerà in tv, promette, userà la parola «genocidio». A proposito di «genocidio». Francesca Albanese, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, ha alzato ulteriormente il tiro. Ospite di RealPolitik, su Rete 4, alla domanda se considerasse «clima d’odio» le proteste pro Pal, ha risposto così: «Ma lei avrebbe mai fatto una domanda del genere a chi cercava di irrompere nei ghetti durante il fascismo?». Sempre Albanese, via X, ha annunciato la nascita del Gap, il Gruppo giuristi e avvocati per la Palestina, che sul web si definisce «un gruppo spontaneo di giurist* ed avvocat* che si sono riuniti in un coordinamento per ottenere l’applicazione del diritto internazionale ed il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese». Giuristi con l’asterisco.
Da Rete4 a La7. La trasmissione è Piazzapulita. Giovedì sera interviene via telefono il ministro della Difesa, Guido Crosetto. In collegamento tra gli altri - c’è Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena, che alla fine dell’intervento di Crosetto apostrofa così il ministro: «Propaganda, propaganda, di un complice del genocidio». Montanari che ieri ha partecipato allo sciopero generale con kefiah sulle spalle e t-shirt con pugno chiuso (rosso) sotto la scritta “Palestina”.
E che dire di Barbara Floridia, la presidente grillina della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, che su Instagram fa un taglia e cuci delle dichiarazioni di Mario Sechi, direttore di Libero, attribuendogli questo pensiero sulla Flotilla: «Spero che le barche vengano affondate. Questa missione era una tragica pagliacciata». Un gioco di tagli che nasconde la verità: ovvero che l’affondamento sarebbe dovuto avvenire solo dopo il sequestro delle imbarcazioni.
E senza freni è anche Antonio Decaro, europarlamentare del Pd e candidato alla presidenza della Regione Puglia: è stato pizzicato a rilanciare il più classico dei cori dei pro Pal: «Palestina libera dal fiume fino al mare». E Israele, di conseguenza, cancellata. Altro che “due popoli, due Stati”.