"Mi vergogno un po’ a scriverlo, ma i ladri del Louvre mi stanno simpatici": inizia così l'articolo di Massimo Gramellini per la sua rubrica "Il Caffè" sul Corriere della Sera. Il riferimento è al maxi furto nel museo di Parigi, uno dei più importanti al mondo. Domenica 19 ottobre, sono stati portati via nove gioielli della collezione di Napoleone. Un bottino da circa 88 milioni di euro nonché una grave colpo al patrimonio culturale della Francia e non solo. Ma per Gramellini questo non sembra contare, perché i ladri "mi stanno simpatici, che ci posso fare".
Il giornalista da giorni continua a chiedersi la ragione di questo suo sentimento nei confronti dei delinquenti del Louvre. "Nessun rigurgito sovranista - ha spiegato nel suo pezzo - non vivo il furto dei gioielli della Corona come una ritorsione nei confronti dei saccheggi perpetrati in Italia da Napoleone. Semmai a rendermi fin troppo tollerante verso i ladri potrebbe essere una suggestione cinematografica e letteraria. Ocean’s Eleven e Arsenio Lupin. La professionalità associata all’eleganza e persino a un pizzico di ironia".
Il motivo, però, potrebbe essere anche un altro. "Forse a rendermeli simpatici — o comunque non antipatici come dovrebbero — è il contesto violento che ci circonda. Tra le macerie di Gaza, le esecuzioni in piazza di Hamas, gli ultrà di Rieti che ammazzano un brav’uomo a sassate e Trump che immagina di gettare letame addosso a chi lo critica, quei quattro ladri che svaligiano il Louvre in punta di piedi e senza torcere un capello a nessuno finiscono quasi per sembrarmi un avamposto di civiltà", ha chiosato.