Una foto del 2015, guarda caso “ritrovata” da Report. Un busto di Mussolini, finito lì non si sa bene come, la strana presenza nello scatto di Pamela Perricciolo, la manager dell’agenzia Aicos, specializzata nella gestione dei personaggi televisivi (da manuale il caso di Pamela Prati e il fantomatico fidanzato Mark Caltagirone, mai esistito...) accanto a Chiara Colosimo, deputata di Fdi e presidente della Commissione parlamentare Antimafia. A scoprire lo scatto nel profilo social della Perricciolo, con tag annesso alla Colosimo, il programma d’inchiesta Report, che a questa storia ha dedicato un servizio nella puntata andata in onda ieri sera. «Francamente ho fatto una stronzata», ha ammesso l’esponente di Fdi, al microfono della trasmissione. E già questo basterebbe a chiudere il caso, se di caso si può parlare, chiedendosi, semmai, come fa un programma come Report ad “attaccarsi” alla Perricciolo. Giorgio Mottola, l’inviato della trasmissione chiede conto alla Perricciolo dello scato. «Io so’ ancora di destra sì, che è un reato?», risponde al giornalista, che le fa notare il rischio di apologia di fascismo. «Ma quando mai? Un busto non ce l’abbiamo mai avuto di Benito Mussolini», dice la Perricciolo. «Dove l’hai trovata ’sta foto?. Pensa a quanto poteva essere grave che la teniamo sul profilo da anni...». In effetti... Perché tirarla fuori proprio ora? Perché?
La foto è apparsa sui social dieci anni fa, nel 2015, quando Chiara Colosimo aveva appena terminato una legislatura da consigliera regionale ed era stata candidata al Parlamento. Davanti alla foto la presidente della commissione Antimafia è netta: «Mi dispiace moltissimo, perché io ho fatto il mio primo viaggio della memoria a scuola e da allora non ho mai avuto simpatie per Benito Mussolini. Credo che non gli si possano mai perdonare le leggi razziali», spiega. «Sinceramente sono meravigliata anche di averla fatta perché non è nel mio stile, anzi, detto tra di noi sono sempre stata quella più esterna a queste cose», chiosa l’esponente di Fdi.
Alla quale, già in passato, sono state mosse accuse simili. In particolare relativamente allo scatto al fianco di Luigi Ciavardini, ex terrorista nero dei Nar tra i condannati in via definitiva perla strage di Bologna del 1980.
In quell’occasione, i familiari delle vittime dell’attentato protestarono contro la sua nomina a presidente della commissione Antimafia. «Mi dispiace che quella foto sia stata letta come un’adesione alle sue idee, non è così», spiega la Colosimo. Che ha ribadito la sua lontananza da qualunque istanza di revisionismo riguardo al processo: «C’è una sentenza, punto. Non abbiamo nulla a che fare con episodi che condanniamo e condanneremo». Un altro caso che non è affatto un caso...