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Fiorello azzera i compagni: "Cosa cantate Bella Ciao a fare?"

di Lorenzo Cafarchio mercoledì 10 dicembre 2025

3' di lettura

Fiorello contro tutti. Il mondo della cultura è in subbuglio e gli strascichi di “Più libri più liberi”, ci accodiamo anche noi al leitmotiv “Meno libri meno liberi”, sono arrivati al centro del dibattito pubblico. In mezzo all’arena tra un Barbero e uno Zerocalcare appare all’improvviso il tuttofare catanese della televisione italiana. Durante la puntata di ieri della trasmissione La pennicanza, in onda su Radio Rai 2 dal lunedì al venerdì condotta assieme a Fabrizio Biggio (uno dei due soliti idioti, l’altro è Francesco Maria Mandelli), Fiorello senza tanti complimenti ha emesso il suo segnale contro le frequenze della sinistra nostrana.

Nel mirino, ovviamente, non poteva che entrare la rassegna letteraria della piccola e media editoria organizzata dall’Aie, Associazione italiana editori, non prima di aver parlato di Atreju. Tra i numerosi ospiti presenti alla manifestazione organizzata da Gioventù Nazionale, costola giovanile e studentesca di Fratelli d’Italia, è comparso Francesco Facchinetti. Ormai basta solo presenziare agli eventi organizzati dalla destra meloniana per essere in odore di Fascismo.

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Lo ha detto pure Roberto Saviano. Prima di aver centrato il nocciolo della questione “Più libri più liberi” - ovvero sulla lotta pro-capitalismo imbracciata da Zerocalcare e soci, ma soprattutto per l’ennesima chiamata alle armi da parte dello stantio antifascismo di queste latitudini - l’autore di Gomorra ha parlato della manifestazione di Fdi. «Il tema non è condividere lo spazio con una casa editrice che ha accettato, si è piegata, alle regole democratiche di una fiera», dice lo scrittore partenopeo. «Il problema è andare ad Atreju». Fatto trenta, signori e signore, non poteva fare trentuno. Torniamo a Facchinetti. Sul palco di Atreju, lunedì sera, ha asserito: «Prima di tutto sono qua da uomo libero. Sui social mi hanno insultato, poi ho capito che era partita la comunicazione di questa ospitata. Purtroppo dall’altra parte sanno solo coltivare l’odio, l’invidia».

Ci voleva il Capitano - non Codreanu che qui è un attimo confondere i piani - uncino per approdare alla verità. Dj Francesco ha alzato i decibel. «In trent’anni non hanno fatto nulla, Giorgia invece fortunatamente ha fatto politica. Lei sa farsi capire in inglese, sa quello che fa». Per concludere ha detto: «Non sono qui per endorsare nessuno, voglio solo dare il mio supporto a Giorgia». La marea rossa, mossa come uno squalo alla vista del sangue, è partita all’attacco e quindi Fiorello non si è tirato indietro scendendo in campo. «Mi schiero con Facchinetti: da quando è uscito che sarebbe andato ad Atreju, ha ricevuto un sacco di insulti», ha affermato il conduttore televisivo siciliano.

«Questo non succede con gli eventi di sinistra. Amici della sinistra - e questo vale anche per quanto accaduto a “Più libri più liberi” - non dovevate mettervi lì davanti e cantare “Bella Ciao”, avreste dovuto applaudire, dimostrare apertura, dare spazio anche e addirittura agli estremisti. Così avreste mostrato davvero di essere democratici. E ora... insultatemi pure!». La questione è tutta nelle otto parole usate da Fiorello, ovvero «questo non succede con gli eventi di sinistra». Chiaro perché nell’amichettismo, neologismo ideato da Fulvio Abbate, c’è l’essenza ultima del fare dell’antifascismo. La volontà di mantenere in vita un’egemonia culturale che ormai, come ci ha raccontato ieri su queste colonne l’editore di “Passaggio al Bosco” Marco Scatarzi, è solo business. Ma che soprattutto dice senza mezzi termini: pensa come vuoi, ma pensa come noi.

Fiorello, non poteva essere altrimenti, ha anche raccontato del confronto tra Fini e Rutelli andato in scena alla kermesse romana di Fdi. Maledetta nostalgia anni ’90. Il dialogo tra i due sembrava uscito dal «film Cocoon, con bagni in piscina e confronto tra bozzoli. La Meloni ha aggiunto: “Fini? È una vecchia fiamma...”». Risate sotto i baffi anche di Almirante. Ci voleva, forse, un velo di ironia davanti ai teli del boicottaggio stesi sugli stand dagli editori, a “Più libri più liberi”, capaci soltanto di farsi vanto del loro razzismo ideologico. Qualcosa di antropologico dove il mondo è visto attraverso gli occhiali, fuorvianti, del manicheismo. Bene e male mentre invece, sono proprio i libri a insegnarcelo, la realtà è fatta di sfumature. Come quelle che sulle frequenze radio ha colto Fiorello portandoci lontano, il tempo della sua trasmissione, dall’aria viziata dei partigiani indignati ormai fuori tempo massimo.

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