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David Rossi, il fratello: "Persi otto anni in indagini false"

di Giovanni Terzi giovedì 22 dicembre 2022

5' di lettura

Riproponiamo "Le interviste con i protagonisti" di Giovanni Terzi. Qui il colloquio con Ranieri Rossi, fratello del manager di Mps

«Mio fratello è sempre stato una persona molto tranquilla, che amava ragionare sempre sulle cose da fare, e incapace di arrabbiarsi. Sin da ragazzo, di noi tre fratelli era il più studioso delle materie letterarie, amante della professione di giornalista, e infatti da subito iniziò a scrivere per i giornali di quartiere qui di Siena».

Chi parla è Ranieri Rossi, ricercatore all'università di Siena e fratello di David Rossi, il manager della Banca Monte dei Paschi trovato morto il 6 marzo del 2013 sulla strada su cui affacciava il suo ufficio, a Rocca Salinbeni a Siena.

Oggi, dopo otto anni, si è costituita una commissione parlamentare d'inchiesta votata da tutto il Parlamento e fortemente voluta dall'onorevole Walter Rizzetto per cercare di ricostruire con oggettività ciò che la sera della morte del manager senese è realmente accaduto.

Professor Rossi, questo ritratto di suo fratello è per far capire come fosse impossibile che cercasse di suicidarsi?

«Guardi, quando David è morto, noi tutti della famiglia avevamo solo il desiderio di conoscere la verità, e abbiamo sempre su questo indagato anche ipotizzandone il suicidio. Ma questo, dati scientifici alla mano, è davvero impossibile, e finalmente qualcuno, di istituzionalmente competente se ne sta rendendo conto».

Sta parlando della commissione d'inchiesta: come stanno lavorando?

«Stanno lavorando molto bene e io, devo essere sincero, all'inizio non pensavo fossero così incisivi e puntuali, oltre che molto competenti e non influenzabili. Stanno   raccogliendo delle testimonianze, ma già da queste si è evidenziata una cosa certa…».

Quale?

«Che il luogo del crimine è stato inquinato in modo definitivo durante le indagini, e da questo fatto discendono conclusioni quasi mai oggettive e scientifiche, che hanno portato a conclusioni senza senso».

Iniziamo da un fatto che non è stato mai analizzato?

«Sono davvero tanti, troppi. Partiamo da un elemento che avevamo sottolineato in fase di indagini difensive, ossia che il piano da dove è caduto David non fosse il terzo, ma quello sopra di lui. Noi eravamo riusciti ad entrare in quella stanza, che all'epoca dei fatti era sottoposta a lavori di ristrutturazione, grazie all'autorizzazione dell'amministratore delegato della banca di allora, Morelli».

Che cosa si è scoperto?

«Innanzitutto David aveva le scarpe sporche di una patina biancastra compatibile con i lavori della stanza del quarto piano e, mi creda, non era certo consuetudine di mio fratello andare al lavoro con le scarpe sporche. Inoltre, la stanza di David aveva una sbarra di protezione sul davanzale della finestra, quella del quarto piano no. Questa circostanza rende compatibile la caduta dal quarto piano, in quanto le lesioni sulle braccia fanno pensare che si sia attaccato al davanzale e non alla sbarra».

Questo cosa cambierebbe, professor Rossi?

«Innanzitutto che la finestra del quarto piano è stata trovata chiusa e quella del terzo, riferibile alla stanza di David, aperta».

E dunque?

«Significherebbe che qualcuno ha voluto costruire una scena per depistare da subito le indagini verso il suicidio. Voglio ricordare che Lorenza Bondi passò, da sue dichiarazioni nell'immediatezza dell'accaduto, alle 20.05 davanti alla stanza di David, trovandola senza di lui e con la finestra chiusa!».

Riassumendo: la finestra della stanza di David era chiusa già quando stava agonizzando in strada alle 20.05 e la porta era aperta. All'arrivo delle forze dell'ordine improvvisamente si era aperta la finestra e chiusa la porta. Come è possibile?

«Il Gip scrive che si è trattato di una folata di vento...».

Ci sono poi le dichiarazioni del colonnello Aglieco, che hanno gettato ombre sull'operato dei pm…

«Aglieco ha detto cose importanti, e importante è ascoltare esattamente le parole di un alto ufficiale dell'arma dei Carabinieri: “Quando siamo entrati nell'ufficio tutto era in ordine e il pm Nastasi si è posizionato sulla sedia di Rossi e ha iniziato a toccare il pc per vedere se era acceso, poi con una penna ha rovistato nel cestino dei rifiuti, prima di rovesciarlo tutto sulla scrivania, dove erano stati spostati gli oggetti presenti, per controllarne il contenuto. Nel cestino vi erano i fazzoletti macchiati di sangue e alcuni biglietti, e il pm Natalini rispose anche a una telefonata della parlamentare Daniela Santanchè, arrivata sul cellulare dell'allora manager della comunicazione della Banca Monte dei Paschi di Siena. E rispose anche al giornalista Tommaso Strambi“».

Queste dichiarazioni sono dirompenti.

«Consideri che dai tabulati della Tim era emerso che la telefonata con Santanchè durò 38 secondi, mentre i rifiuti finiti sulla scrivania verranno poi rimessi all'interno del cestino da uno dei tre pm che avrebbe poi chiuso la finestra da dove era precipitato mio fratello, il tutto senza guanti e prima che arrivasse la polizia scientifica a fare il sopralluogo. Mi sembra chiaro che la scena del crimine sia stata inquinata…».

Ci sono davvero mille incoerenze in questa indagine, che non trovano riscontro nemmeno nel buon senso comune. Come la reazione di Filippone, l'uomo che si avvicina a suo fratello moribondo poi si gira e va via. Che ne pensa?

«Filippone non era mio amico, anche se fa parte della stessa contrada: semmai era amico di Antonella, la moglie di David, a cui deve probabilmente delle spiegazioni. Cerco sempre di rimanere freddo nel commentare alcuni comportamenti, ma certamente due domande su di lui le faccio. La prima: come mai, pur vedendo David dalla finestra steso per terra, non chiama i soccorsi ma scende e va a sincerarsi di come sta? In realtà non è stato così, non è chiaro dalle testimonianze che spesso sono in contraddizione, sembra che chiami il portiere Minucci che sale nella stanza di David poi insieme scendono, trovano Mingrone (Bernardo Mingrone, ex manager di Banca Mps, ndr), risalgono nell'ufficio poi riscendono, a questo punto Mingrone chiede se hanno chiamato il 118, Filippone risponde di no e lo chiama Mingrone. Quindi vanno nel vicolo. Io avrei subito chiamato l'ambulanza appena visto dalla finestra David che giaceva nel vicolo. Inoltre, i cambiamenti di comportamento del Filippone nei nostri confronti, soprattutto con Antonella, non sono apprezzabili dopo ciò che è accaduto».

Un'altra cosa, che a me personalmente fece molto effetto, è la telefonata partita dalla Questura verso il 118 in cui qualcuno chiedeva insistentemente chi fosse l'uomo a terra e se fosse morto…

«In quel caso l'operatore del 118 disse che stavano ancora facendo “manovre“ per rianimarlo e   non potevano sapere nulla. Una persona della Questura disse: “Si dovrebbe trattare di David Rossi e dovremmo riferire a Roma“. Per me inspiegabile, anche perché da lì a poco si sarebbe saputo tutto, e non comprendo la fretta nel sapere se David fosse vivo o morto».

Avete mai saputo l'identità di chi telefonò?

«No, mai. Noi abbiamo fatto le nostre indagini con i nostri consulenti e legali, ma sono costose e le risorse non bastano mai».

A questo proposito rivolgo una domanda all'avvocato Pirani, legale della mamma e dei fratelli di David Rossi.

Avvocato, che cosa sta accadendo adesso con i lavori della commissione parlamentare d'inchiesta?

«Sicuramente ha aperto nuovi scenari anche inesplorati, sebbene molte cose fossero già state dette da noi. Mi piacerebbe però che il ministro Cartabia, così come ha fatto per l'omicidio di Varese, inviasse degli ispettori per comprendere se c'è stata negligenza nei pubblici ministeri».

Professore, torniamo a lei: crede che alla luce di tutto questo qualcosa possa cambiare e parlare di omicidio e non di suicidio?

«Me lo auguro, anche se il tempo perso all'inizio può influire su alcuni ricordi. Oggi ci si stupisce. Ma noi, mi creda, già sapevamo tutto».

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