Capito il pacifista comunista? Tira fuori il petto nelle piazze arcobaleno, fa resistenza sui palchi delle Tv che lo censurano perché ci sta solo ventiquattro ore al giorno, non venticinque come avrebbe diritto, si esibisce negli editoriali di geopolitica da centro sociale in cui spiega che gli Stati Uniti sono un po’ peggio del Terzo Reich, insomma fa il pacifista comunista, e poi che cosa dice se la Corea del Nord fornisce armi alla Russia? Non dice niente. Basta armi? Beh, diciamo che dipende.
Se sono quelle della Nato, quelle che l’Occidente capitalista e imperialista fornisce agli ucraini per resistere ai bombardamenti dei civili, all’aggressione dei torturatori e degli stupratori, allora sì, basta armi, e via con i cortei per la pace, gli appelli per la pace, i convegni perla pace, il tutto corredato da belle vignette pacifiste che raffigurano Zelensky con naso adunco. Se invece le armi son quelle che fornisce - ma agli aggressori - il regime comunista di Pyongyang, allora il pacifista comunista rimane per così dire soprappensiero, come del resto gli capita quando a far strage di civili in Ucraina è il drone iraniano, roba di un regime che per carità avrà magari qualche difettuccio, ma vuoi mettere a paragone delle sataniche democrazie occidentali?
Uno tra i più crudeli sistemi di oppressione degli ultimi decenni, sterminatore di vite e di diritti nel nome dei simboli che ancora oggi, non cent’anni fa, sono poeticamente celebrati dai comunisti di casa nostra, rifornisce di armi i macellai dell’operazione speciale senza che la cosa ecciti anche solo un palpito delle sensibilità pacifiste. Il pacifismo per procura putiniana.