CATEGORIE

Ratzinger, Bertone: "Voleva lasciare da tempo"

di Francesco Capozza domenica 12 febbraio 2023

5' di lettura

L’11 febbraio è una data scolpita nella storia della Chiesa. Non solo perché in questo giorno di 94 anni fa (11/02/1929) Benito Mussolini, a nome del Re, e il Cardinale Pietro Gasparri, a nome di Papa Pio XI, firmavano i Patti Lateranensi e il Concordato con cui veniva posta la parola fine alla c.d. “questione romana”, ma anche perché proprio l’11 febbraio di dieci anni or sono Benedetto XVI annunciava al mondo la decisione di rinunciare al Sommo Pontificato. In questo giorno del 2013 Papa Ratzinger aveva convocato un Concistoro che doveva essere di routine: nel programma della cerimonia c’era l’approvazione finale dei decreti di canonizzazione di alcuni nuovi Santi, tra cui i Martiri di Otranto, la ridente città salentina praticamente spazzata via dai turchi nel 1480. I circa 50 cardinali che presero parte a quella sessione puramente burocratica erano quasi in procinto di alzarsi per andar via quando il maestro delle cerimonie pontificie passò a Benedetto XVI un foglio, il cui contenuto rivoluzionerà la Chiesa. Quel giorno non poteva certamente mancare il più stretto collaboratore di Ratzinger nella guida della articolata macchina vaticana: il suo segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. E al cardinale Bertone – cui siamo sinceramente grati per il dono che ci ha fatto in esclusiva dopo anni dedicati al silenzio e alla preghiera – abbiamo posto alcune domande su quel fatidico 11 febbraio 2013.

Nel recente libro “Nient’altro che la verità” mons. Georg Gänswein, il segretario particolare del compianto pontefice, asserisce che Papa Benedetto avrebbe accennato a Vostra Eminenza la sua intenzione di rinunciare al Pontificato già ad aprile 2012, subito dopo il rientro dal viaggio apostolico in Messico e a Cuba. Ci può raccontare quel che accadde?
«Effettivamente nei rapporti di confidenza e di interlocuzione che si intrecciavano tra il Segretario di Stato e il Papa, dopo il faticoso viaggio in America Latina del 2012 (Messico e Cuba), affiorò l’ipotesi di dimissioni già il 30 aprile 2012 e il progetto di viaggi, soprattutto la partecipazione alla “Giornata Mondiale della Gioventù” di Rio de Janeiro, si allontanava sempre più dall’orizzonte papale».

Sempre mons. Gänswein, nel volume citato, racconta che successivamente, nell’agosto del 2012, il Santo Padre tornò con Lei sull’argomento a Castel Gandolfo, quando ormai la Sua decisione era presa. Come si svilupparono successivamente gli eventi?
«Quella che pensavo una nuvola passeggera di primavera, nell’agosto di quell’anno, a Castel Gandolfo, quando potevamo con maggior calma riflettere su programmi di attività, mi accorsi che era una decisione convinta e irrevocabile. Con rispetto ma con forza, gli presentai una serie di ragionamenti che ritenevo fossero fondati per il bene della Chiesa e per sventare una generale depressione del popolo di Dio, davanti al suo buon Pastore. Certamente mi ricordai delle dichiarazioni di possibile rinuncia di S. Paolo VI e di S. Giovanni Paolo II, ma prospettando anche con realismo la possibilità di governare a distanza, con i mezzi tecnologici moderni. “La presenza è un’altra cosa” mi replicò il Papa, e “ormai, dopo l’esperienza di S. Giovanni Paolo II, i fedeli vogliono vedere il Papa”. Man mano che passava il tempo, il Santo Padre non solo non recedeva, ma si confermava nella decisione presa in tutta coscienza davanti al Signore».

Vostra Eminenza, in quanto più stretto collaboratore del Sommo Pontefice, come apprese quella decisone e, soprattutto, come visse quei momenti durante il Concistoro dell’11 febbraio 2013 e la successiva preparazione al Conclave in qualità di Camerlengo di Santa Romana Chiesa?

«In seguito a questo interscambio mi preoccupai di sviluppare due iniziative: la prima, di scegliere e predisporre il futuro alloggio del “Papa emerito”; la seconda, di dilazionare, per quanto possibile, la pubblicazione della sua decisione, anche per la promessa fatta di concludere la trilogia su “Gesù di Nazareth” – “L’infanzia di Gesù”. Tra le varie “location” possibili fu preferito l’alloggio in Vaticano anziché a Castelgandolfo, per la comodità dell’assistenza medica e quindi una più immediata cura della salute del Papa. La Comunità di Suore contemplative prenotata per il monastero fu pregata di rinunciare al progetto. In secondo luogo il Papa lavorava intensamente alla redazione de “L’Infanzia di Gesù di Nazareth” che effettivamente fu pubblicata in occasione del Natale 2012. Infine arrivò la decisione “inesorabile” di dichiarare l’atto di rinuncia al ministero petrino in occasione della memoria della Madonna di Lourdes, esattamente l’11 febbraio 2013, in concomitanza con un Concistoro dei Cardinali residenti a Roma. La formula di rinuncia fu accuratamente pensata e rielaborata sub secreto e il testo definitivo porta la data del 10 febbraio. Lo stupore e il turbamento dei Cardinali è facilmente immaginabile, come pure, tra alcuni, la sensazione di aver frainteso il senso, dato che la dichiarazione era in lingua latina. La risposta di adesione, piena di commozione e di affetto del Card. Sodano, fugò ogni dubbio sulla realtà di quell’atto. Il seguente mercoledì delle ceneri, ci fu ancora l’occasione di un incontro con Papa Benedetto, nella Basilica di San Pietro, straripante di fedeli. Nel mio intervento di saluto ricordo di aver menzionato alcune parole del Papa rivolte pochi giorni prima ai Seminaristi della diocesi di Roma, la sua diocesi: essendo cristiani sappiamo che il futuro è nostro, il futuro è di Dio, e che l’albero della Chiesa cresce sempre di nuovo. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre. Il futuro è realmente di Dio: questa è la grande certezza della nostra vita, il grande, vero ottimismo che sappiamo. La Chiesa è l’albero di Dio che vive in eterno e porta in sé l’eternità e la vera eredità: la vita eterna. Papa Benedetto ci ha scolpito in quelle parole il prezioso lascito di uno sguardo luminoso, pieno di speranza e di fiducia nel futuro, rivolto all’unico Protagonista della storia personale e collettiva: Dio. Rimane impresso nella mente e nel cuore, e continua a suscitare immutata commozione, l’immagine dell’elicottero che la sera del 28 febbraio si staccava da terra e sorvolava la cupola di San Pietro, diretto a Castel Gandolfo, prima residenza che ha accolto Papa Benedetto in attesa di potersi trasferire al monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Ormai la notizia era di dominio pubblico e il Conclave fu convocato a norma della Costituzione Apostolica pertinente, con la successione delle Congregazioni Generali e gli intensi scambi di opinioni tra i Cardinali di tutto il mondo. Come è noto si distinse l’intervento del Cardinale Jorge Bergoglio che spostò l’orientamento degli elettori oltre l’eurocentrismo, verso l’America Latina, il tradizionale Continente cattolico. E il “Nuovo Mondo” diede alla Chiesa il nuovo Pontefice che, tuttavia, volle ispirarsi a un gigante della spiritualità italiana, San Francesco d’Assisi».

Papabile Schönborn, il domenicano figlio di Benedetto che rinnega la dottrina

Il ritratto Cupich, il porporato Usa nemico di Ratzinger che apre all'aborto

la lezione di Benedetto xvi Ma il Conclave è davvero guidato dallo Spirito Santo?

tag

Schönborn, il domenicano figlio di Benedetto che rinnega la dottrina

Marco Respinti

Cupich, il porporato Usa nemico di Ratzinger che apre all'aborto

Marco Respinti

Ma il Conclave è davvero guidato dallo Spirito Santo?

Antonio Socci

Ue, la lezione di Ratzinger per rifare l'Europa

Gianluigi Paragone

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo