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Ignazio La Russa replica alla sinistra: "Un figlio gay? Perché lo amerei di più"

di Hoara Borselli mercoledì 22 febbraio 2023

5' di lettura

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è finito sotto attacco, reo, per i detrattori seriali, di aver dato risposte non “corrette” alle domande che la giornalista Francesca Fagnani gli ha rivolto durante il programma “Belve”, in onda su Rai 2. Si è parlato di gay e già questo è bastato per far infuriare le masse politically correct, pronte al massacro. Cosa ha detto di così grave il presidente La Russa per far partire i plotoni di esecuzione della sinistra, sempre così celeri a non lasciarsi sfuggire l’occasione per distogliere l’opinione pubblica dagli imbarazzi che la riguardano? Questo: «Se mio figlio mi dicesse di essere omosessuale, accetterei con dispiacere la notizia. Vorrei che mio figlio mi somigliasse, altrimenti pazienza, sarebbe come se fosse milanista». Avete presente la citazione de “Il Gladiatore”, «al mio segnale scatenate l’inferno»? Richieste di dimissioni, accuse di inadeguatezza al ruolo che ricopre, mosse da quei puri sempre così solerti ad indignarsi con chi campeggia fuori dal loro orticello e così clementi con chi pecca all’interno.

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Non ci credete? +Europa attacca così: «Presidente La Russa, avere un figlio gay non è affatto un dispiacere. Il dispiacere è avere in bella vista busti del Duce e vantarsene. È decidere di non festeggiare il 25 aprile. È non amare i propri figli per quello che sono e non per quello che si vorrebbe che fossero. Il dispiacere, Ignazio La Russa, è che sia proprio lei a rappresentare inadeguatamente la seconda carica dello Stato. Siamo fieri e contenti di non assomigliarle». Marco Furfaro (Pd) scrive: «Presidente La Russa, il dispiacere non è quello dei padri ma dei figli. Figli che ci assomigliano sempre. Figli che vorrebbero essere amati per quello che sono e non per quello che un genitore si aspetta da loro. Il dispiacere è che lei sia la seconda carica dello Stato». Ivan Scalfarotto (Italia Viva) invece prova a dare una lezione di vita a La Russa: «Un figlio ti assomiglia sempre, qualsiasi sia il suo orientamento sessuale. E ha sempre bisogno di essere guidato, di essere amato: se attraversa delle prove ne ha bisogno anche di più. Un figlio ti assomiglia sempre, caro presidente La Russa, se uno prova a essere un buon padre». L’ex presidente della Camera Laura Boldrini (Pd): «La Russa va in tv e offende migliaia di persone. La seconda carica dello Stato che discrimina definendo “un dispiacere” avere figli gay e facendo commenti sessisti sulle colleghe di destra. Affermazioni indecorose». Simona Malpezzi (Pd) non si è fatta disattendere: «Le sue parole, La Russa, sono inaccettabili: offensive, divisive, stereotipate, sessiste. Non si tratta di essere o meno politically correct: si tratta di rispettare le istituzioni che si rappresentano». Da Bruxelles, Brando Benifei, capogruppo Pd all’Europarlamento e da sempre vicino alla comunità Lgbtqi+, scrive: «La Russa dimostra ancora una volta la sua inadeguatezza».
Anche Elly Schlein (candidata alla segreteria Pd) non ha fatto mancare l’attacco: «L’unica sciagura per le famiglie italiane è avere la seconda carica dello Stato che fa dichiarazioni omofobe, sessiste e nostalgiche dimostrando la totale inadeguatezza al ruolo istituzionale che ricopre». Bonaccini (altro candidato alla segreteria Pd) la segue a ruota: «Le affermazioni del presidente del Senato sono gravi. E del tutto inadeguate al ruolo che ricopre. Ogni rappresentante delle istituzioni dovrebbe servire lo Stato con disciplina e onore. La Russa fa l’opposto».

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Alla luce di questi attacchi abbiamo raggiunto telefonicamente il presidente La Russa. Presidente, è sotto attacco per la sua affermazione sul figlio gay: ce la spiega meglio?
«Intendevo semplicemente questo: se avessi un figlio gay chiaramente lo accetterei, gli vorrei bene come prima, anzi probabilmente pure di più, ma sarebbe per me, interista incallito da sempre, come avere un figlio milanista».

Lei sa che anche questo paragone con il calcio ha scatenato le ire? Cosa intendeva dire?
«Che sarebbe per me come avere un figlio tifoso di un’altra squadra con cui non poter vedere le partite insieme. Se hai un figlio milanista, non è che non gli vuoi bene, semplicemente non vai a vedere le partite con lui. Ti dispiacerebbe non condividere la passione per la stessa squadra, ma non cambierebbe nulla».

E quella frase “ lo accetterei con dispiacere” come la spiega?
«Così: mi dispiacerebbe come immagino per tutti i padri - vedere un figlio troppo diverso da me. E sia chiaro, non significa peggiore o migliore. Semplicemente diverso. Preferirei che mi assomigliasse. Da padre eterosessuale preferirei avere un figlio eterosessuale, ma non per questo gli vorrei meno bene, anzi, forse gliene vorrei anche di più».

Non pensa che la sua frase “accetterei con dispiacere” rispecchi il pensiero di molti, anche di quelli che oggi l’attaccano e che si nascondono dietro un’ipocrisia ideologica?

«La mia colpa, se ho colpe, è di aver interpretato la mia presenza a quella trasmissione come un posto dove dire il più possibile la verità. Io ho risposto così a tutte le domande che mi sono state rivolte. O ci vai e dici davvero quello che pensi, oppure se devi fare l’ipocrita non ci vai».

La stanno anche attaccando e accusando di sessismo per la sua affermazione rispetto all’estetica delle donne di destra. Precisamente, lei ha detto “il livello estetico delle donne nel Centrodestra è diminuito ma è aumentato quello della qualità”.

«Anche qui ho risposto con grande sincerità. Credo che oggi, rispetto a prima, nel centrodestra, ci siano donne più brave che belle. Le pare un’offesa?»

A me no, ma sono di destra e per definizione poco attendibile (ride). Quando la Fagnani le ha chiesto cosa pensa del livello estetico delle donne di sinistra cosa ha risposto?

«Semplicemente che non le guardo».

Pensa che ci siamo detti tutto o c’è altro che vuole aggiungere?

«Una cosa che non riguarda questa polemica».

Mi dica...

«Le agenzie di stampa non hanno riportato bene il pensiero che ho espresso riguardo la vicenda che ha visto coinvolto Giovanni Donzelli».

Approfitti per spiegarcelo meglio.

«Dalle agenzie emerge che ho mosso una critica nei confronti di Donzelli quando invece ho detto che giuridicamente le accuse a lui rivolte sono infondate. Il suo operato non solo è ineccepibile, ma aggiungo che meno male che ha tirato fuori questa vicenda. Se non l’avesse fatto sarebbe rimasta del tutto sconosciuta. Probabilmente un diverso modo di comunicare avrebbe reso più utile parlare del merito che della forma. Ho anche precisato che secondo me non si può accostare il Partito democratico alla mafia. Si può criticare l’operato di alcuni parlamentari, se fanno delle cose che meritano delle spiegazioni, ma nessuno, men che meno Donzelli, ha mai accostato il Pd alla mafia. E se qualcuno pensasse a questo accostamento, io sarei contrario».

È stato quindi solo un problema di comunicazione secondo lei?

«Esatto. Se la comunicazione fosse stata leggermente diversa, si sarebbe parlato della luna e non del dito». 

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