Il governo è all’opera per una normativa di inclusione al lavoro che sostituisca il reddito di cittadinanza, il cui addio, fra sei mesi, è stato sancito nell’ultima legge di bilancio. Così, si fa largo l’ipotesi del “Mia”, misura di inclusione attiva. Le anticipazioni sono state fornite ieri mattina dal Corriere della Sera, e i contenuti della bozza di provvedimento (in 12 articoli) su cui sarebbe all’opera il cantiere dell’Esecutivo si sono susseguiti ieri. Una riforma su cui però, come vedremo, è opportuno ancora utilizzare il condizionale. In sintesi, si tratterebbe di un solco ben distinto tra occupabili e non occupabili. Per i primi, il massimo sarebbe di massimo 375 euro, per i secondi di 500 più un eventuale bonus di 280 per l’affitto. Fissati anche dei requisiti per i nuclei familiari: al secondo versante, infatti, apparterrebbero quelli di cui si annoverano minori, anziani over 60 o disabili. Nel primo gruppo, al contrario, vanno quei nuclei senza questo requisito.
TEMPISTICHE
Più stringenti poi le tempistiche di mantenimento dell’assegno. Per i non occupabili, dopo la prima domanda c’è un anno e mezzo di ricezione del reddito. Poi sospensione di un mese, e l’eventuale rinnovo per altri dodici mesi. Per gli occupabili, invece, si partirebbe con un beneficio di 12 mesi (in luogo dei 18 attuali), poi la sospensione di un mese e l’eventuale richiesta per altri sei. Dopo questa seconda concessione previa verifica dei requisiti, non si potrà più chiedere prima di un anno e mezzo. Diverso anche il parametro Isee, che dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro in vigore con il reddito di cittadinanza a 7200.
Cambierebbero, poi, i requisiti sulla residenza in Italia per i cittadini comunitari: dovrebbero servire 5 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Sarebbe anche in gestazione un importante cambiamento sulla formazione, la cui lacuna è stata la criticità del reddito grillino. Si sancisce la doverosità anche per i minorenni ultrasedicenni che abbiano adempiuto agli obblighi scolastici. Ora, questa nuova disciplina ha ancora ampi margini di modificabilità. Lo fanno intendere le note diffuse ieri dal governo. «Al momento – ha precisato il Mef - nessuna bozza sulla riforma del reddito è all’esame degli uffici, né mai è pervenuta la relazione tecnica indispensabile per qualsiasi valutazione«. Il ministero del lavoro ha spiegato che «si tratta di una materia che necessita un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le regioni, i comuni e gli enti competenti e che non permette, ad oggi, di considerare un primo draft dell’intervento normativo come valido testo di riferimento per la riforma».
Dunque, ci si sta lavorando, ma è ancora tutto in divenire. L’obiettivo di fondo viene spiegato dal sottosegretario all’Economia Federico Freni: «Spostare quello che oggi è un sussidio» ossia il reddito di cittadinanza «sul tema della politica attiva». Sul fronte dei sindacati le reazioni sono a diverso tenore. Molto cauta la Cisl. Il segretario confederale Andre Cuccello osserva: «È opportuno che la ministra del Lavoro Calderoni convochi un apposito incontro con i sindacati per ragionare congiuntamente sulle ipotesi di cambiamento prospettate».
LE REAZIONI
Bocciatura preventiva, invece, arriva dalla Cgil: «Dalla prima lettura il giudizio non è positivo», dice la segretaria confederale Daniela Barbaresi. Simile tenore per l’omologa della Uil, Domenica Proietti: «Il reddito di cittadinanza è stato e deve continuare ad essere uno strumento fondamentale di contrasto alla povertà. Le ipotesi del nuovo strumento Mia, circolate in queste ore, non corrispondono a questa esigenza». Dall’Inps, il presidente Pasquale Tridico a Radio 24 osserva: “per i non occupabili cambia poco. C’era da fare un lavoro sulle politiche attive e mi sembra che il governo vada nella giusta direzione su questo».
Sul piano politico, qualche levata di scudi da parte del Movimento 5 Stelle, che vede sfumare quello strumento su cui ha costruito il proprio (costoso) racconto politico. Ettore Licheri, senatore, ai microfoni di Radio Cusano Campus sottolinea «l’amarezza. Prendiamo atto che il mese di agosto si sta avvicinando e questo mezzo milione di persone rischia di andare alla canna del gas». Il leader Giuseppe Conte, però, prende tempo: «non dichiaro adesso», ha detto interpellato in proposito.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.