Detto fatto. Il primo cittadino di Firenze, il dem Dario Nardella, ha organizzato il fronte dei sindaci di sinistra pronti alla crociata per la trascrizione all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali. Prima ci aveva provato il collega progressista di Milano, Giuseppe Sala, ma il prefetto del capoluogo lombardo gli ha imposto lo stop. Veniamo a Nardella. Nel pomeriggio, ieri, aveva detto di aver avuto «uno scambio di opinioni» con la sua giunta, «posso dirvi che la mia amministrazione è pronta a riprendere le iscrizioni», aveva dichiarato in conferenza stampa. «Questa è la posizione che porterò stasera (ieri, ndr) alla riunione che abbiamo con alcuni sindaci di città importanti, riunione in cui chiederò di avere una posizione unitaria». E così è stato.
In serata, Nardella, ha diffuso una nota congiunta firmata dai colleghi Roberto Gualtieri (Roma), Sala ovviamente, Gaetano Manfredi (Napoli), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna) e Antonio Decaro (Bari). Eccola, la nota: «L’esperienza quotidiana delle amministrazioni locali dimostra che esistono domande di tutela alle quali non si riesce a dare adeguata risposta. La vita famigliare delle persone Lgbt+ risulta, nell’assetto normativo attuale, non ancora compiutamente riconosciuta, generando disparità di trattamento nel quadro dell’Unione Europea».
TRANSGENDER
Lgbt, ricordiamo, sta per “lesbiche, gay, bisessuali, transgender”. «Per questo», prosegue il comunicato dei sindaci di sinistra, «consideriamo fondamentale contrastare ogni discriminazione e garantire pienamente i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, e sentiamo forte la necessità di azioni comuni che vogliamo condividere con i sindaci di ogni orientamento politico. I princìpi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona devono guidare il legislatore verso alcuni passi non più rinviabili».
E i sindaci progressisti, a cui a breve potrebbe unirsi anche quello di Verona, Damiano Tommasi, li elencano questi “passi” per loro «non più rinviabili»: «Riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali, e matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali». Per i primi cittadini di sinistra è diventata una crociata, un’emergenza assoluta per il Paese. La guerra per la trascrizione all’anagrafe dei figli delle coppie arcobaleno è una guerra contro il governo “delle destre”. «Siamo pronti a discutere di questo con il parlamento e con l’esecutivo. Chiediamo quindi un incontro urgente con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nell’attesa di una legge», si leva il grido di battaglia, «noi sindaci ribadiamo la volontà di agire collettivamente nell’esclusivo interesse dei minori, procedendo alla trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all’estero con due mamme, non riconducibili a una gestazione per altri, chiaramente esclusa dalla legge. Su questo punto riteniamo, infatti, che l’indirizzo della giurisprudenza sia già molto chiaro in Italia e in Europa».
In Italia l’utero in affitto è vietato, ma la crociata potrebbe essere il grimaldello per la nuova sinistra iper-progressista per tentare di abbattere il divieto. «Nelle prossime ore», ha annunciato Nardella, «il sindaco di Milano sarà a Bruxelles, dove rappresenterà le nostre posizioni». Nelle ore precedenti, invece, è stata la radicale Emma Bonino a tuonare contro il governo: «L’esecutivo sventola la bandiera ideologica della famiglia Mulino Bianco. Trovo solo disperante il ripetersi di questo dibattito, con un governo che affronta la complessità con il puro proibizionismo». Ma c’è qualcuno, più di qualcuno, che ormai trova disperanti le esternazioni della Bonino.