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Calderoli, la frase sulle elezioni che fa impazzire la sinistra

di Fabio Rubini domenica 23 aprile 2023

Roberto Calderoli

3' di lettura

Se la sinistra prova a introdurre il ballottaggio alle elezioni regionali si tratta di un atto di democrazia e non di un tentativo di vincere elezioni che solitamente perdono. Se il Centrodestra lo vuole togliere alle elezioni dei sindaci, è un grave attentato alla democrazia e un “trucchetto” per accaparrarsi più Comuni. La doppia morale del Pd e dei suoi accoliti è sempre la stessa e non perde occasione per manifestarsi. È accaduto anche ieri in risposta a un’intervista al Corsera del ministro Roberto Calderoli. L’esponente della Lega ha spiegato, tra le altre cose che «entro il 2024 il governo punta a riallineare tutto il sistema elettorale», ovvero «eliminare il ballottaggio nei Comuni se un candidato supera il 40% dei voti e ripristinare l’elezione diretta dei presidenti di provincia e dei relativi consigli provinciali e per le Città Metropolitane».

LA ROAD MAP - Di più, Calderoli, come da sua abitudine, prova a tracciare anche un calendario per questa riforma: «Il nostro obiettivo è approvare la legge entro ottobre per indire un turno unico di voto nella primavera 2024 per le Europee e per le Province e i sindaci delle Città Metropolitane. 

Letta l’intervista è partita la litania dei sindaci di Centrosinistra che hanno minacciato di sospendere la collaborazione sulle riforme se questa idea dovesse essere realmente perseguita. Di che collaborazione parlino, in realtà, è tutto da scoprire, visto che ormai l’opposizone promette barricate su tutto, dalla riforma sull’Autonomia differenziata, al presidenzialismo, fino al più semplice dei provvedimenti fatti dal governo. Nei giorni scorsi, per dirne una, si sono persino opposti alla detassazione per le famiglie. E quando i parlamentari di sinistra si distraggono ci pensa la Cgil a minacciare scioperi generali e adunate di piazza contro il governo Meloni. Insomma, nulla di nuovo.

Tornando ai sindaci, il ragionamento di Calderoli parte da un fatto inconfutabile e cioè che il neo eletto sindaco di Udine, De Toni, del centrosinistra, «è stato eletto al ballottaggio con meno voti di quelli presi dal suo competitor al primo turno. Così non viene rispettata la volontà popolare». Non serve essere laureati in matematica per capire che Calderoli qualche ragione da mettere sul tavolo ce l’ha.

I sindaci dem, però, si sono ribellati. Inanellando una serie di autogol niente male. Il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, lasciata per un attimo la caccia agli imbrattatori, spiega che «vogliono fare il porcellum comunale. Se togli il ballottaggio e metti la soglia al 40% diminuisce di molto il confronto democratico e l’affluenza». Falso, visto che non esiste un ballottaggio dove l’affluenza sia stata maggiore rispetto al primo turno. Quello di Bergamo, Giorgio Gori, si è addentrato in conti pericolosi. E sbagliati.

«Con l’eliminazione del ballottaggio» e la soglia al 40% «il governo delle città sarà deciso dal 25% degli aventi diritto». Per capire l’infondatezza dei conti di Gori basta tornare per un attimo al caso udine dove il già citato De Toni ha vinto con il 52,85% dei voti che sono stati pari al 44% degli aventi diritto. Basta un semplice calcolo per poter dire che il neo sindaco della città friulana è stato eletto con il consenso di appena il 23,2% dei suoi cittadini. Meno del 25% profetizzato, con scandalo, da Gori.

PUGNO IN FACCIA - A salire sulle barricate e a promettere battaglia non sono stati solo i sindaci, ma anche i parlamentari del Centrosinistra. In una nota durissima firmata dai senatori Alessandro Alfieri e Dario Parrini: «La maggioranza deve decidere se sulle riforme cerca il dialogo o lo scontro. Se c’è una legge elettorale che ha funzionato in questi anni, è quella dei sindaci». E ancora: «Eliminare il ballottaggio significa stravolgere quella legge. E lo fa (Calderoli, ndr) usando parole faziose, infondate nel merito, molto gravi sul piano del metodo. Il contrario di quel che serve per dialogare. Perfette per rendere impossibile qualsiasi confronto». Pochi giorni fa, invece, era stata la segretaria del Pd Elly Schlein a schierarsi contro il turno secco: «Ci opporremo compattamente all’idea di abbassare la soglia per il secondo turno delle amministrative». 

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