Nell’uovo di Pasqua la sinistra mette sempre lo stesso regalo, che sa di sorpresa come i crisantemi nel giorno dei morti. Per augurare buone feste a lavoratori, pensionati e percettori di reddito, il segretario della Cgil ha giocato sul tempo, anticipando l’autunno caldo a questa primavera. Il pretesto è che il governo non avrebbe i soldi per l’aumento delle pensioni e il taglio delle tasse annunciati in tempi di finanziaria; quindi, un-due-tre casino e tutti in piazza, questa la parola d’ordine. Per la verità, a riguardo la Meloni non ha ancora gettato la spugna, anzi; ma a Maurizio Landini la realtà interessa poco.
L’ex leader Fiom non può correre il rischio di farsi superare a sinistra dalla Schlein, dopo che Conte lo ha già fatto, e così dichiara guerra al governo. Se la leader Pd ha ormai ufficializzato il sabato anti-fascista, con carnevalate fuori stagione nelle piazze della nazione, Landini sta per istituzionalizzare il venerdì anti-italiano: una raffica di scioperi a suo pensare prodromici ad alzare il Pil e tagliare i balzelli sul lavoro.
RITORNO AL PASSATO
Si sa che a volte per andare avanti occorre fare un passo indietro, però la Cgil fa un balzo di vent’anni almeno. Sono giorni in cui va di moda ripercorrere l’epopea berlusconiana e il compagno Maurizio sogna di imitare il suo predecessore Cofferati, che fece marciare un milione di persone contro il leader di Forza Italia, ai tempi a Palazzo Chigi. Il “Cinese”, così lo chiamavano, di personale ne ricavò un paio di mandati come sindaco di Bologna, a cui è seguito l’anonimato, ma il suo successore spera gli vada meglio. Ancora non ha capito che la sinistra tratta i sindacalisti come truppe da sbarco, li esalta per motivarli ma li ammette nella stanza dei bottoni solo in casi sporadici e comunque per poco.
Qualcuno poi dovrebbe spiegare a Landini che non sono i tempi dell’Ulivo e della sinistra unita nella corsa verso le magnifiche sorti progressive. Renzi e Calenda gli manderanno un pernacchione, ai grillini dei lavoratori interessa poco, perché anzi sono un rivale politico, Sinistra Italiana e Verdi ritengono più importanti la commestibilità dei grilli e il bando dei diesel. Sarà interessante vedere quanto risponderà all’appello il nuovo Pd della Schlein, che essendo un amarcord transgender sicuramente accorrerà, diversamente non può fare, salvo poi parlare d’altro. Anche perché, se si approfondisce un po’, sul tema lavoro la Cgil sta con la Meloni, contro il salario minimo, ed Elly sta con Confindustria e i sacerdoti della globalizzazione, a favore dell’appiattimento retributivo.
Se la Cgil non cambia mai, il resto del mondo continua a girare e andare avanti, quindi questa calda primavera sindacale probabilmente il governo riuscirà a farla passare senza dover accendere il condizionatore. Pensionati e operai hanno mangiato la foglia da decenni ormai. I primi sanno benissimo che, se le loro pensioni sono basse, è un po’ perché in troppi hanno smesso di lavorare troppo presto ma molto di più perché l’Inps spende in assistenza quasi quanto in previdenza, la qual cosa significa che i loro contributi, anziché nell’assegno di fine mese, se ne vanno a mantenere redditi da divano e finte pensioni d’invalidità. Ai secondi non sfugge che le loro misere buste paga sono dovute alle lotte sindacali contro la detassazione degli straordinari, in favore della riduzione dell’orario settimanale ma soprattutto per il mantenimento del costo del lavoro più alto d’Europa quanto ad oneri sociali caricati sullo stipendio.
QUALCOSA NON TORNA
Ancora nel giorno di Pasqua, nel suo editoriale, La Stampa, alla quale Landini ha concesso l’intervista dove annunciava l’entrata in agitazione permanente, scriveva che il guaio dell’Italia è che le tasse le pagano solo i dipendenti e i pensionati. Considerato che i tre quarti del gettito Irpef nazionale sono versati dal 20% dei contribuenti, o gli operai, gli impiegati e la maggior parte di chi si è ritirato dal lavoro appartengono al quinto più ricco della popolazione, o il segretario della Cgil non la conta tutta giusta. In ogni caso, il grido di guerra del leader sindacalista, più che un tuono di cannone, pare lo scoppio di un petardo.
La sensazione è che non siano rimasti poi tanti gli italiani convinti che basti scendere in piazza con una bandiera rossa e gridare “governo boia” per risolvere i propri personali problemi di bilancio. Forse provare a far lavorare chi ha vinto le elezioni e pare non avere altro interesse che far viaggiare l’Italia e far quadrare i conti, per quanto sia un atto di fede nella democrazia, e quindi non rientri nella tradizione dei sedicenti anti-fascisti di piazza, potrebbe essere la strategia migliore per scrollarci vizi e guai atavici. E che Dio cela mandi buona.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.