Non dico studiare Gramsci, per carità di Dio. Ma, almeno, urgerebbe un ripassino dell’Enrico Berlinguer sulla «questione morale», quando il segretario del Pci diceva che per «cambiare le proprie condizioni, la professionalità e il merito vanno premiati». Invece, nulla.
Se all’Istituto superiore di Scalcerle di Padova, si decide di attribuire un bonus di 100 euro agli studenti con media superiore al 9, nella «serata delle eccellenze», in onore dei più poveri e meritevoli che ce l’hanno fatta; be’, ecco che – per riflesso pavloviano- la Rete degli studenti medi nella figura del presidente Paolo Notarnicola s’incazza. E diffonde un comunicato bellicoso. Del tipo che premiare i meritevoli «è un fatto grave che si inserisce in maniera del tutto scomposta in un quadro (...) fatto di angosce da prestazione nei luoghi di istruzione, assenza completa di strumenti di supporto e prevenzione sul benessere psicologico e sempre più spesso studenti che si tolgono la vita letteralmente schiacciati da un sistema che pretende la competizione a tutti i costi e in questo caso al costo di 100 euro col tuo compagno di banco, nelle scuole come nelle università».
Ergo: premiare gli studenti meritevoli indurrebbe gli immeritevoli all’ansia e suicidio. Si alzassero i voti sopra il “6” politico”, le capre sarebbero in pericolo di vita.
Una teoria affascinante.
MENO BANCHI CHE CORTEI - Ora, capiamo che i ragazzi della “Rete degli Studenti Medi” siano impegnatissimi a organizzare, assieme a Libera, Cgil, Arci i “Campi della Legalità”; e che rimangano furiosamente coinvolti in mille eventi con Ude e Arcigay; e che siano oramai estenuati nelle innumerevoli attività «di formazione all’antifascismo» con l’Associazione Partigiani d’Italia; e che, quindi, essendo completamente presi da tutto quest’impegno politico, pur essendo “studenti” non avanzino il tempo per studiare. Però, ragazzi. Berlinguer. Dài. Le basi.
Berlinguer- con tutta la sinistra storica - incorniciava le aspirazioni del partito sull’antico brocardo di cui all’articolo 14 della Costituzione riguardante il diritto allo studio: «La scuola è aperta a tutti... I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».
I capaci e i meritevoli. Non le capre, appunto. Quando Notarnicola parla di «dinamica tossica del merito» descrive come «un ragionamento folle, quello dello Scalcerle di Padova, anche alla luce dei recenti dati che attestano che 1 studente su 6 non prosegue gli studi e 1 su 15 ha avuto esperienze di lavoro minorile. Perché non si fa nulla per contrastare questi fenomeni?». Ma, a leggere e rileggere tali slogan da corteo, il nesso non si capisce.
Continua a chiedersi, lo “studente medio” (più medio-basso): «Davvero pensiamo che dare 100 euro a chi prende 9 risolva il problema di chi è costretto a lavorare oltre che andare a scuola?». Ed è una domanda che rivela caos sublime; che sa di situazionismo, se avesse avuto il tempo di studiarlo. Perché, partendo per una tangente tutta sua, ribadisce lo studente medio: «Si tratta di un incentivo economico che (...) nella pratica, consegna agli studenti esclusivamente un altro obiettivo per cui avere ansia e valutare uno dei percorsi più importanti nelle vite di ciascuno di noi, la scuola, esclusivamente come una corsa dove chi meno ottiene meno vale».
Ora, probabilmente, il suddetto effetto «ansia e stress», della competizione tra i banchi vale sicuramente per la Rete degli studenti medi poco avvezzi a frequentarli, i banchi. Però risulta un effetto inesistente per il resto degli studenti italiani, cioè quasi tutti. Ai quali studenti non sfugge che le scuole siano già «luoghi di apprendimento accessibili a tutti» tutelati dalla stessa Costituzione che codesti studenti medi citano senza aver mai letto, figuriamoci ad interpretarla. Epperò, il nostro studente medio insiste: «L’obiettivo della Scuola Pubblica dovrebbe essere quello di pensare a chi rimane indietro, parafrasando la Costituzione, non premiare ed osannare chi eccelle». Ma la Costituzione, appunto, parla di capaci che affondano nei libri e si levano dalla massa di alunni farlocchi che considerano lo studio un optional. Ed è inutile citare, pro-merito, i nomi di Adrian Wooldridge, Umberto Eco, Don Milani, John Kennedy o Socrate, o migliaia di altri pensatori di sinistra che qui potrebbero essere scambiati per quelli d’una squadra di pallamano.
CONTRO IL MINISTRO - Gli studenti medi citano la «scuola che ha fallito la sua missione», e nel loro caso non si può affermare il contrario. Dopodiché, arrivi alla fine del loro pensiero, e capisci: «È la scuola del Merito di Valditara. Quella del chi prima arriva, meglio alloggia». Arriva prima come? Alloggia dove? Sono quesiti che, al netto del surrealismo militante si aggiungono al dubbio ferale: ma questi qui ci sono o ci fanno? Qua, la questione non è affatto di lana caprina (ogni riferimento non è puramente casuae)...