Arianna Meloni, moglie del ministro Francesco Lollobrigida e sorella di Giorgia, è protagonista di una vignetta pubblicata ieri sul Fatto. Presidente del consiglio compreso, sono intervenuti tutti. Inclusa Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.
Ministro, non c’era la libertà di satira?
«La libertà di satira è sacra. Ma chiamare satira la vignetta in questione mi sembra una patente di nobiltà immeritata. Si tratta di battutacce da vecchio maschilismo stantio che già negli anni Cinquanta non faceva ridere più nessuno. Figuriamoci oggi. È sintomatico che queste performance arrivino dagli stessi pulpiti dai quali ogni giorno ci sentiamo impartire sermoni sul linguaggio e sulla terminologia politicamente corretta».
Vignette a parte, il problema della denatalità è una cosa seria e il suo dicastero, peraltro senza portafoglio, ha il compito di lavorare per invertire la tendenza e aumentare il numero delle culle. A che punto siete?
«La denatalità è una cosa serissima, non seria. In Italia non c’è una cultura favorevole alla genitorialità e questo governo ha ben chiaro il problema. Aver intitolato un ministero alla natalità sarà pure un fatto simbolico, ma i simboli sono importanti, e comunque fin dal primo giorno li abbiamo riempiti di contenuti. Lo abbiamo fatto sul piano del sostegno economico, come dimostra il fatto che in piena crisi energetica la nostra manovra ha stanziato un miliardo e mezzo sulle famiglie. E lo abbiamo fatto sul piano della conciliazione tra famiglia e lavoro, che poi significa un’organizzazione del lavoro più a misura di donna e che non penalizzi la maternità».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha buttato lì la proposta: chi fa due figli non paga le tasse. Aspetti tecnici a parte, sono le agevolazioni fiscali modello “quoziente familiare” la soluzione principale cui pensate?
«Un segnale potente sul fronte fiscale coinvolgerebbe tutti gli ambiti di cui parlavo, ed è la direzione che vogliamo intraprendere. Ovviamente c’è molto da lavorare per trasformare le suggestioni in proposte compiute, e nel frattempo arriveranno altre iniziative, come la sostituzione del reddito di cittadinanza con una misura tarata in modo significativo sui figli e sulle fragilità familiari. Mala rotta è tracciata: un benefico choc fiscale, in un Paese come l’Italia dove il prelievo è da sempre pesante, può dare davvero il senso di una vicinanza dello Stato a chi desidera mettere al mondo un figlio».
Un’immigrazione controllata non può essere, se non “la” soluzione, almeno parte della soluzione al problema demografico?
«Bisogna sfatare due miti che la sinistra da tempo alimenta. Il primo è quello dei muri. Falso: l’Italia è un Paese accogliente e per niente avaro sulla concessione della cittadinanza. Sono tanti gli stranieri che diventano cittadini italiani. L’altra leggenda da cui sgomberare il campo è quella degli immigrati prolifici».
Non è così?
«No. Tutti i dati confermano che gli immigrati, in tempi molto rapidi, assumono i comportamenti degli italiani sul piano della procreazione e smettono di fare figli. Anche se fosse giusto, dunque, sarebbe illusorio pensare di appaltare a Paesi terzi la soluzione del nostro problema demografico».
Perché dice «anche se fosse giusto»? Non è giusto ricorrere agli immigrati per motivi demografici?
«Non è giusto perché, come ho detto in questi giorni commentando gli attacchi al ministro Lollobrigida, è una concezione figlia di un’ideologia globalista molto poco solidale, anzi venata di un neo -colonialismo strisciante».
La sinistra italiana è neo-colonialista?
«Sì, perché rifiuta il valore sociale della maternità e l’etica del lavoro, e vorrebbe appaltare ad altri Paesi, possibilmente poveri, la soddisfazione del bisogno di manodopera e la soluzione al problema demografico. Non è la generosità ad animare la sua spinta politica per un’immigrazione incontrollata, ma l’idea di scaricare su altri quello che da noi, secondo l’ideologia falsamente buonista a lungo imperante, non si dovrebbe fare più: i figli e i lavori meno prestigiosi».
La vostra filosofia, ovviamente, è quella opposta.
«Piuttosto che aspettarci dalle aree più povere del mondo ciò che manca per il mantenimento del nostro benessere, noi ci chiediamo perché gli italiani non fanno più figli.
Altri Paesi hanno iniziato da tempo a porsi il problema, in Italia tanti annidi governo della sinistra hanno impedito che si potesse parlare di maternità e di natalità. Sta a noi, ora, cambiare le cose».
Intanto Elly Schlein ha confermato di essere «personalmente favorevole» alla possibilità di affittare l’utero di una madre surrogata.
«L’utero in affitto, in fondo, risponde alla stessa filosofia di cui abbiamo appena parlato: lo sfruttamento della povertà e delle condizioni di bisogno per soddisfare le esigenze e i desideri del mondo ricco. Il fatto che Schlein si sia dichiarata apertamente a favore di questa pratica per noi è positivo: ora sarà più chiaro che tutto il polverone sollevato sui diritti dei bambini, diritti che nessuno ha mai messo in discussione, serviva solo a legittimare la maternità surrogata. La Schlein ha reso esplicito ciò che a noi appariva già evidente».
Ovvero?
«Che il vero obiettivo della sinistra è sdoganare definitivamente l’idea iperliberista che tutto sia consumo, che tutto è merce. Anche il corpo materno, anche il bambino, anche la genitorialità».
A Strasburgo la pensano diversamente. Il parlamento europeo ha appena approvato un emendamento che condanna l’Italia per la diffusione di retorica «anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtiq».
«Evidentemente in Europa è cominciata la campagna elettorale per il prossimo anno. Far passare l’Italia come un Paese in cui i diritti delle persone Lgbt sono calpestati come in Uganda è davvero non commentabile».
Ha letto gli argomenti con i quali vi accusano?
«Sono ridicoli. Si imputa per esempio al parlamento italiano di aver votato contro la proposta di un certificato europeo di filiazione, nascondendo però che anche il Senato francese si è espresso nello stesso modo, e lo ha fatto dicendo con chiarezza che il provvedimento avrebbe legittimato l’utero in affitto. La verità è che il nostro governo non ha cambiato di una virgola le leggi vigenti e si è semplicemente attenuto alle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale. Abbiano, allora, il coraggio di sostenere che la Consulta e la Cassazione hanno creato un clima anti-Lgbt. La legge o si cambia o si rispetta: la sinistra in tanti anni di governo non l’ha cambiata, epperò non la vuole rispettare. A questo punto, però, mi aspetto un atto di trasparenza».
Quale?
«Visto che il voto al Parlamento europeo è stato di quelli non registrati, cioè senza tabulati nominali, sarebbe bene che gli europarlamentari italiani dicessero ai cittadini in che modo si sono espressi. La trasparenza nei confronti degli elettori è importante, ed è giusto si sappia chi ha votato contro il proprio Paese e contro le sentenze della magistratura».