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Travaglio e sinistra? Quanta ipocrisia sui "poveri": buoni solo per le urne

di Maria Pia Petraroli giovedì 4 maggio 2023

3' di lettura

Il dl Lavoro varato dal governo Meloni ha fatto saltare dalla sedia le opposizioni, che hanno criticato duramente il provvedimento parlando di banalizzazione della povertà, rischi sociali e catastrofi dietro l'angolo. Rientra in questa schiera di pensatori il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Che, in collegamento con Lilli Gruber a Otto e mezzo, l'altra sera ha puntato il dito contro l'esecutivo, lanciandosi addirittura in una profezia: "Questi che hanno varato il decreto sperano che i poveri non votino, sperano in un alto astensionismo, gli resta solo questo da fare. Chi vara provvedimenti come questi esclude i poveri e i giovani e dunque spera nel non-voto". 

Scenari terrificanti quelli dipinti dal giornalista in tv: "Questo decreto reintroduce il lavoro schiavistico, sono misure che non aiutano i lavoratori. Misure che esprimono tutta l'austerity che piace tanto all'Europa". E ancora: "Queste misure porteranno a un massacro sociale terrificante, mi aspetto uno scenario davvero pesante che si dovrà per forza ritorcere contro questo governo". E pensare che qualche tempo fa, dopo aver varato il reddito di cittadinanza, il Movimento 5 Stelle aveva addirittura annunciato di aver abolito la povertà. Se siamo ancora qui a parlarne è evidente che qualcosa non abbia funzionato.

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Scenari catastrofici pure quelli disegnati dalla leader del Pd Elly Schlein, che ha definito il provvedimento del governo "decreto ricattabilità". "Nel Dl lavoro il problema è che il taglio del cuneo è temporaneo, non è strutturale e nasconde il trucco: si possono contrattare le casuali dei contratti e i termini anche tra le parti, ma c'è un dislivello di potere e delegare a quel livello vuol dire rendere il lavoro più ricattabile. E così ti ricatto due volte, perchè se non accetti quel lavoro sei precario e non c'è uno strumento di sussidio". Per non farsi mancare nulla, la segretaria del Pd scenderà in piazza a Bologna sabato 6 maggio per partecipare alla manifestazione unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil contro il decreto lavoro, così come confermato da fonti del Nazareno.

Proprio la Cgil, tra l'altro, si è resa protagonista di un autogol piuttosto imbarazzante di recente. Come ha sottolineato Luciano Capone sul Foglio, infatti, il segretario generale Maurizio Landini se l'è presa col governo considerando "pochi" i 7 punti di taglio del cuneo fiscale, dimenticando però che il suo sindacato qualche tempo fa ne aveva chiesti due in meno. Il leader di uno dei principali sindacati italiani, insomma, sarebbe arrivato addirittura a rinnegare se stesso pur di attaccare l'esecutivo e il suo decreto. La richiesta di Landini dei 5 punti di taglio del cuneo era arrivata a novembre 2022, quando era in discussione la proroga della decontribuzione di 2 punti introdotta dal governo Draghi.

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Queste, comunque, sono solo alcune delle dure posizioni espresse negli ultimi giorni contro il provvedimento. In molti, da sinistra, hanno lanciato l'allarme povertà, accusando il governo di dimenticare i precari e le fasce più deboli della società. Secondo Travaglio, queste categorie finiranno per non votare più alle elezioni. Peccato che la sinistra, però, sembri ricordarsi di loro solo quando più gli conviene. Se il ragionamento di Travaglio stesse in piedi, tra l'altro, i cosiddetti poveri (come li chiama lui) alle elezioni dello scorso 25 settembre avrebbero premiato il Pd o il M5s, insomma quelli che hanno governato negli ultimi anni. Non è andata così. A trionfare sono stati Giorgia Meloni e il centrodestra. Probabilmente la sinistra non è riuscita a dare a queste categorie di cittadini quello che adesso reclama al governo. 

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