Che l’Istat riveda al rialzo il Pil, che Giorgia Meloni venga plaudita dall’Ue e che dopo anni finalmente un governo viene eletto dagli elettori, poco importa alla sinistra. In quello che sarebbe il simbolo per eccellenza della democrazia (gli italiani hanno diritto di voto), Pd e compagni vedono un enorme pericolo. E non solo quelli che stanno all’opposizione. Basta pensare alle ultime uscite di Repubblica e La Stampa, che da mesi si prodigano a fornire un sostegno a tutti quei politici e personaggi che non fanno altro che gettare fango, gratuitamente, sull’esecutivo.
E così nelle giornata di martedì 6 giugno i quotidiani diretti da Maurizio Molinari e Massimo Giannini si scatenano. Entrambi ospitano le opinioni – fin qui tutto lecito – dei big della sinistra italiana. Si inizia con Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del Pd, l’uomo che in fatto di malumori sollevati tra i dem ha ben pochi concorrenti. Lasciando da parte le polemiche che lo hanno visto protagonista, Provenzano parla di "un governo di estrema destra che sta mostrando il suo vero volto, quello che si vede in Ungheria o nella Polonia condannata proprio ieri dalla Corte di giustizia europea sulla indipendenza della magistratura". Per il fu ministro Meloni e centrodestra "non hanno capito che c’è una differenza tra governare e comandare. Non pensano di aver vinto le elezioni, ma di essere diventati i padroni".
La stessa domanda, postagli da Giovanna Vitale, è intrisa di accuse: "Tornando all’Italia, non c’è giorno che il governo non attacchi le istituzioni di garanzia: Corte dei Conti, Rai, Bankitalia, Commissione Ue. C’è da preoccuparsi?". Quanto basta a dare il "la" al dem, convinto – non si sa su quali numeri – che il governo voglia "coprire i fallimenti sul piano sociale ed economico e precostituirsi un alibi". E il tutto per Repubblica si sintetizza in un solo titolo: "È fuga dai controlli la destra porta l’Italia alla deriva ungherese".
Segue poi Ivan Scalfarotto che, nello stesso giorno e sempre su Repubblica, parla di "grande buio sulla tutela dei diritti civili" per cui è stata "superata la linea invalicabile". Al senatore di Italia Viva poco importa se il Gay Pride di Roma è una manifestazione politica al punto da allontanare Arisa perché ha ammesso di provare stima nei confronti del premier. Insomma, Scalfarotto attacca l’esecutivo dopo che la Regione Lazio ha tolto il patrocinio all’evento. Il motivo? Promuove la pratica dell’utero in affitto, illegale nel Paese. Ma no, per il senatore dietro c’è ben altro, ossia "qualcosa di molto più pericoloso, che manifestare la omosessualità debba essere considerata illegale".
E La Stampa non è da meno. Vergando l’intervista a Federico Cafiero de Raho, il quotidiano per bocca dell’ex procuratore antimafia afferma che "il governo consente a mafia e corrotti di sguazzare nel fango dell’illegalità". Questo non basta a Giuseppe Salvaggiulo che rincara la dose chiedendo se ci sia o meno un problema tra governo e poteri neutri. Domanda alla quale il deputato del Movimento 5 Stelle non attende a rispondere: "Mi pare evidente. Se il presidente dell’Anac evidenzia l’esigenza di alcuni correttivi al codice degli appalti, si chiedono le sue dimissioni. Se la Corte dei Conti svolge il compito previsto dalla legge, evidenziando carenze e ritardi nella gestione del Pnrr, si fa un emendamento in corsa perché non se ne occupi più. Si proclama la sacralità della magistratura, ma la si intacca spudoratamente. Insomma sta diventando vietato criticare il governo, mentre si consente a mafie e corruzione di sguazzare nel fango dell’illegalità di Stato".
Infine tocca a Vladimiro Zagrebelsky fornire la sua quota. Il magistrato, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, contesta la volontà del governo di rivedere i poteri della Corte dei Conti sul Pnrr. Prassi, assieme ad altre, da lui definite "incostituzionali, che stravolgono il disegno democratico della Costituzione, tanto più gravi quando operano su meccanismi incostituzionali delicati ed essenziali come quelli dei controlli di legalità". Risultato? L’Italia vista dalla sinistra fa venire voglia di fare le valigie ed emigrare. Un Paese raccontato su fantasie folli.