L’ultima bigiata di Greta Thunberg è anche la lezione che ci consegna. Ieri l’attivista per il clima (qualunque cosa voglia dire) si è diplomata, e ha deciso di celebrare l’evento mostrando la virtù della coerenza. Ha infatti affrontato l’ultimo giorno di scuola come molti dei precedenti: saltandolo. «Oggi finisco la scuola superiore, il che significa che non potrò più fare scioperi per il clima. Quindi questo è il mio ultimo sciopero scolastico, il 251esimo». Non è il giorno del diploma, è l’ultima volta in cui può non presentarsi al suo banco e recarsi fuori dalla sede del Parlamento svedese a Stoccolma, twittando il cartello con la scritta Skolstrejk för klimatet. Diciamolo, su questo Greta è stata un genio. Ha brevettato il format della bigiata moralistica, ha offerto agli adolescenti di tutto il mondo, specie del mondo occidentale (che non sono i Paesi davvero inquinatori, quelli si chiamano Cina e India, ma lì non si sono visti attivisti inviperiti fuori dai Palazzi del potere), il movente perfetto per disertare le aule: non l’ingiustificabile cazzeggio, nemmeno la rivoluzione ormai démodé, ma con perentorietà ben più apocalittica la fine del pianeta e dell’umana specie (“Ultima generazione”, si chiamano oggi i seguaci più gretini di Greta).
FANCAZZISMO CONTAGIOSO Per cui gli incoscienti, se non gli immorali complici del disastro incipiente, sono diventati i professori che si ostinano a far lezione e gli studenti che si incaponiscono in sciocchezze come la letteratura e la termodinamica, Shakespeare e Cartesio, le equazioni di terzo grado e le analisi del testo. Mentre loro, gli indolenti che hanno istituzionalizzato l’astensione dallo studio il venerdì, sono diventati l’avanguardia della coscienza globale.
«Quando ho iniziato a scioperare nel 2018 non avrei mai potuto aspettarmi che avrebbe portato a qualcosa. Dopo aver scioperato ogni giorno per tre settimane, eravamo un piccolo gruppo di bambini che ha deciso di continuare a farlo ogni venerdì. E l’abbiamo fatto, ed è così che è nato Fridays For Future».
Ecco da chi è monopolizzato il dibattito sulle sorti della Terra, ecco chi è stato ricevuto alla plenaria dell’Onu in mezzo a capi di Stato che si spellavano le mani, ecco chi stabilisce da anni se uno studioso appartiene o meno alla «comunità scientifica»: un «piccolo gruppo di bambini» che ha deciso di continuare a bigiare «ogni venerdì». C’è il non-studio all’origine del gretinismo, e su questo la sua profetessa è riuscita a imporre un’inversione totale dei valori che connota(va)no le società avanzate. Il corteo permanente, nell’ultima fase con annessa variante dell’imbrattamento di opere d’arte, è più rispettabile delle “sudate carte” leopardiane.
ANSIA BATTE SCIENZA La scienza cessa di essere ricerca scientifica (aperta, plurale, falsificabile, come voleva quel servo delle lobby fossili di Sir Karl Popper) e torna religione, se non superstizione accompagnata dal suo inevitabile carico di angoscia. Non è un modo di dire, sull’onda di quanto accaduto in altri Paesi un anno fa è nata l’Associazione italiana ansia da cambiamento climatico, per affrontare i disagi mentali dovuti alla paura per l’Armageddon ambientale. Nel frattempo, singoli scienziati che hanno trascorso giusto qualche ora in più tra i banchi della neodiplomata (dal professore emerito Antonino Zichichi al premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia a uno dei massimi esperti di Meteorologia come Franco Prodi) hanno un bel dubitare sui dogmi della genesi antropica del surriscaldamento e della catastrofe imminente, vengono liquidati con una scrollata di spalle. Vince la tribù degli scioperanti, vince questa caricatura de «la scienza» ritagliata sulle paturnie della bigiatrice seriale, vince il marketing dell’eco-ansia. L’ignoranza è scienza, è l’ossimoro orwelliano di cui ci ha convinto questa ventenne che balza anche il suo ultimo giorno da studentessa. E che ieri pareva ne stesse facendo una giusta, prendendosela con Vladimir Putin. Responsabile ai suoi occhi di... «ecocidio»! Benedetta ragazza, ma di tutti i crimini di cui si può e si deve accusare il macellaio del Cremlino, torture, stragi di civili, deportazione di bambini, l’«ecocidio» getta una luce inquietante su chi ha avuto il coraggio di firmarti quel pezzo di carta e chiamarlo “diploma”.