«C’è un motivo etico. Una cosa, se vale, deve essere pagata». Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è uno che le cose le dice pane al pane e non si nasconde dietro una foglia di fico. È anche uno deciso a far fruttare (economicamente) il grande patrimonio culturale italiano: che è tra i più estesi al mondo, basta guardare i nostri 54 siti premiati dall’Unesco. Prendi il Pantheon di Roma. Quella “cupola bucata” a due passi da Montecitorio, con la tomba di Umberto I e le sue colonne perfettamente levigate. Quel monumento eretto dagli antichi romani più di 2mila anni fa, venne costruito da Marco Vipsanio Agrippa nel 27 avanti Cristo, poi fu riedificato dall’imperatore Adriano tra il 118 e il 125 e, oggi, è il polo più visitato in Italia. Ma quale Colosseo, scordati gli Uffizi fiorentini: solo nel 2019, dice il Mibact, il ministero per i beni culturali, il Pantheon ha accolto nove milioni di curiosi. Turisti, viaggiatori, appassionati d’arte e di storia, semplici viandanti. Quest’anno, nelle aperture straordinarie di gennaio, di ingressi ne ha totalizzati quasi 61mila (60.803), doppiando per un pelo l’Anfiteatro Flavio dei gladiatori che si è fermato a quota 38.360.
LE TARIFFE
Anche perché per entrare al Pantheon mica serve il ticket. O meglio, mica serviva. «Dal primo di luglio si pagherà il biglietto», annuncia, adesso, Sangiuliano, «e col ricavato riusciremo ad alimentare qualche mensa per i poveri e ad affrontare i lavori di ristrutturazione e di rigenerazione del monumento, allestendo anche la parte restrostante come un museo». È il piano Sangiuliano, un po’ cultura e un po’ beneficenza (che non guasta): messe assieme, un rilancio di quel patrimonio che ci invidia mezzo pianeta e che noi, invece, spesso diamo per scontato. Cinque euro. Sarà questo il prezzo d’ingresso (a tariffa piena) che è uscito da un’accordo di intesa col Vicariato di Roma e che destina anche il 30% del ricavato alla Diocesi capitolina. Allo Stato quindi, cioè al ministero della Cultura, resterà la fetta maggiore: quel 70% che, oltre alle opere di mantenimento e sistemazione dello stesso Pantheon, andrà dritto sulla tavola dei più bisognosi. E chi l’ha detto che con la cultura non si mangia? Basta darle il giusto valore.
Sarà anche previsto un biglietto ridotto (di due euro tondi tondi) per i giovani con meno di 25 anni, in modo da agevolare sia le famiglie che gli studenti. I minorenni, le categorie protette, i docenti che accompagnano le scolaresche in gita e i romani (ossia i residenti nell’Urbe) non cacceranno un centesimo: per loro rimane tutto gratis, come peraltro è anche giusto. La stessa cosa, la gratuità, resterà (per chiunque) durante le attività religiose: i visitatori a pagamento potranno accedervi «soltanto al di fuori degli orari riservati alle funzioni liturgiche e alle attività pastorali», conclude una nota del Vicariato di Roma. Ma non è l’unica novità culturale dell’estate 2023. Infatti il 16 del mese prossimo si inaugurerà «il treno tra Roma e Pompei», spiega Sangiuliano al Forum in Masseria, intervistato dal giornalista Rai Bruno Vespa, quello «realizzato con le Ferrovie dello Stato e che porterà i visitatori direttamente alla stazione, ma anche agli scavi e con ritorno nella Capitale».
VERSO POMPEI
Tutti in carrozza, prossima fermata il 79 dopo Cristo. Non si tratta di un vagone qualsiasi, tra l’altro. Semmai di «un treno brandizzato, all’interno del quale si potrà guardare un video che racconta la storia di Pompei dall’eruzione ai grandi scavi che iniziarono con i Borboni. E a bordo si potrà acquistare il biglietto di accesso» al sito. Niente più cambi, niente più corse spezzate e attese sulla banchina, coincidenze che magari saltano e tour-operator da seguire lungo i binari per non perdersi nella giungla degli annunci al ripetitore: tra un mese il convoglio sarà diretto e approderà alla nuova stazione di Pompei che, non a caso, è collegata sia alla rete Circumvesuviana di Napoli sia a quella ferroviaria italiana, dove circoleranno i treni ad alta velocità.