Oltre 620 miliardi di euro di investimenti in più all’anno rispetto ai livelli attuali. È questo il costo della transizione ecologica imposta ai paesi europei dalla Commissione Ue. Così, per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, il pacchetto di norme che punta a tagliare le emissioni del 50% entro il 2030, serviranno in totale 4.960 miliardi di euro in otto anni. Si tratta di spese che saranno a carico dei privati e degli Stati membri, visto che i margini di bilancio di Bruxelles sono già stati tirati al massimo, tra sostegno a Kiev e altri interventi straordinari messi in campo negli ultimi due anni.
A calcolare l’impatto delle politiche climatiche europee è la stessa Commissione nel 2023 Strategic Foresight Report, il rapporto annuale che Bruxelles elabora per fare il punto della situazione sul fronte della transizione ecologica, che ieri è stato trasmesso al Parlamento e al Consiglio Ue. I numeri riportati nel documento parlano chiaro: i fondi comunitari non basteranno a finanziare la riconversione delle economie europee.
«La transizione verde richiede investimenti senza precedenti» si legge nel testo. «Complessivamente, saranno necessari ulteriori investimenti per oltre 620 miliardi di euro all’anno per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e di RepowerEU (il piano dell’Ue per liberarsi dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi, ndr)». Nel quadro finanziario pluriennale, che copre il periodo 2021-2027, Bruxelles ha stanziato per il capitolo climatico 578 miliardi di euro, un terzo delle sue disponibilità totali: una cifra che appare del tutto insufficiente. Per questo, scrive la Commissione nel suo rapporto, «la maggior parte di questi (investimenti, ndr) dovrà provenire da finanziamenti privati. Anche i bilanci degli Stati membri svolgeranno un ruolo importante». Ma c’è dell’altro. Siccome la transizione, spiega sempre il documento, «potrebbe contribuire alla contrazione della base imponibile», per via dell’eliminazione dei combustibili fossili, dei cambiamenti dei consumi e «delle fluttuazioni della crescita», occorrerà trovare altre fonti di entrata. «Nuove forme di tassazione (ad esempio su emissioni di carbonio, rifiuti, prodotti e servizi non sostenibili o non salutari) potrebbero anche acquisire importanza per integrare le tasse sul lavoro e aumentare la sostenibilità della finanza pubblica e del welfare state».
Insomma, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione decisi da Bruxelles, gli Stati dovranno introdurre nuove imposte, mentre gli europei saranno invogliati ad adottare comportamenti virtuosi. Qualche esempio? «Incentivi a diete o a viaggi più sostenibili e più sani, riduzione degli sprechi alimentari o tessili, riduzione del consumo di energia e acqua». Non certo una prospettiva allettante. E infatti il rapporto della Commissione si conclude con una raccomandazione politica: «Mentre l’Ue procede con questa trasformazione storica, costruire una visione positiva e preservare il senso di opportunità e ottimismo sarà fondamentale per creare un ampio sostegno democratico per i cambiamenti e i compromessi necessari».