Le sigarette elettroniche aiutano a combattere il fumo o sono un grimaldello per depotenziare la lotta alle sigarette? L'Organizzazione mondiale della sanità, inizialmente orientata su posizioni pragmatiche finalizzate ad ottenere una preziosa riduzione del danno, sembra ora propendere per la seconda tesi. Che è quella che porterà sul tavolo della decima Conferenza delle Parti della Framework Convention on Tobacco Control (convenzione nata nel 2003 su iniziativa dell’OMS, alla quale aderiscono Italia eUe) che si terrà il prossimo novembre a Panama. È davvero la strada giusta? Al di là della voluminosa letteratura scientifica che porta a conclusioni opposte, a suscitare maggiori perplessità è l'esperienza diretta. Già, perché le diverse regolamentazioni a livello mondiale hanno creato dei laboratori che sfornano dati inequivocabili.
Il Regno Unito, ad esempio, rappresenta un punto di riferimento per le strategie di riduzione del rischio applicate al fumo. Il suo governo è stato il primo a incentivare i fumatori a passare a prodotti alternativi, al fianco di politiche molto restrittive sulle sigarette tradizionali. Secondo il Public Health England (oggi Office for Health Improvement and Disparities): «sulla base delle evidenze esaminate, la stima di almeno il 95% di danni in meno rimanga ampiamente accurata, almeno nel breve e medio periodo».
Lo stesso Primo Ministro Rishi Sunak, intervenendo proprio nei giorni scorsi sul tema, commentava che «vi sono tante evidenze convincenti che se riuscissimo ad aiutare gli attuali fumatori adulti a passare ai vaporizzatori e abbandonare le sigarette, prima che arrivino problemi più grandi, ci sarebbero chiari vantaggi per la salute pubblica». Dichiarazioni che trovano conferma nelle statistiche nazionali: nel Regno Unito il fumo di sigaretta è passato dal 18% nel 2014 al 14% nel 2020. Nel 2021 il dato è sceso ancora, raggiungendo quota 13,3%, la percentuale più bassa da quando sono iniziate le registrazioni nel 2011.
PROFILI DI RISCHIO
Molto diversi i risultati ottenuti attraverso l’approccio dell’Unione Europea che, in un’ottica di progressivo allineamento alle posizioni dell’OMS, ostile a tutti i prodotti contenenti nicotina a prescindere dal profilo di rischio, ha superato l’originaria linea sulla differenziazione tra prodotti convenzionali e prodotti senza combustione, riconosciuta nel 2014 dalla Direttiva sui Prodotti del Tabacco. Nell’Ue la prevalenza del fumo di sigaretta nel 2014 era del 27%, e nel 2020 era scesa soltanto del 2%, attestandosi al 25%. Assai istruttivo anche il confronto tra Nuova Zelanda e Australia. Il governo neozelandese si è dato l’obiettivo di rendere il Paese completamente libero dal fumo entro il 2025. A tal fine, quest’anno è stato introdotto il cosiddetto “Generation Ban”, il quale prevede il divieto di acquisto di sigarette per tutti i giovani nati dopo il 1° gennaio 2009. Ma il Paese già nel 2020 ha anche riconosciuto le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato come strumento utile per smettere di fumare. Per questo motivo il Generation Ban non è stato esteso ai prodotti senza combustione. Ebbene, la prevalenza del fumo di sigaretta in Nuova Zelanda nel 2014 era vicina al 16%, nel 2021 era scesa al 9,4%, con un calo del 6,5%.
Totalmente opposto l’approccio dell’Australia, che oltre ad avere tra le norme più severe al mondo sul tabacco tradizionale, ha da tempo adottato leggi molto restrittive anche per le sigarette elettroniche. Queste, dal 2021, possono essere acquistate soltanto previa ricetta del medico curante. Risultato: in Australia la prevalenza del fumo di sigaretta nel 2014 era del 14%; nel 2021 era scesa al 10,3%, con un calo di appena il 3,7%. Tra i Paesi che hanno ottenuto i migliori risultati, facendo largo impiego del principio di riduzione del danno, ci sono poi la Svezia e gli Stati Uniti. La prima sta per diventare l'unico Paese senza fumatori all’interno dell'Ue, poiché si prevede che entro la fine dell'anno a fumare sarà meno del 5% della popolazione.
IL SEGRETO DEL SUCCESSO
Il segreto di questo successo è in gran parte riconducibile all’impiego di strumenti alternativi come lo snus e le nicotine pouches, che soddisfano il bisogno di nicotina del fumatore senza esporlo alle sostanze tossiche rilasciate dal processo di combustione delle sigarette. Le nicotine pouches sono delle bustine contenenti nicotina e aromi che si posizionano tra labbro superiore e gengiva consentendo il lento e costante assorbimento della nicotina da parte dell’organismo. Lo snus si differenzia da queste ultime perché contiene tabacco umido in polvere. La Svezia, unico paese dell'Ue in cui la vendita di snus è permessa, oggi ha il tasso di mortalità per cancro al polmone più basso dell'Unione (35,2/100.000 abitanti).
Arriviamo, infine, agli Stati Uniti, che possono essere definiti i pionieri della lotta al fumo, con un’incidenza dimezzata nel corso di 50 anni: da oltre il 40% nel 1965 a meno del 20% nel 2014, fino a raggiungere l’attuale 14,2%. La ricetta? Da anni l’agenzia federale Food and Drug Administration (FDA) riconosce il principio di riduzione del danno come strategia per contrastare il fumo. L’FDA ha previsto l’introduzione della categoria “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato”, status ottenibile a fronte di un articolato processo di revisione delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti. In base a tali evidenze l’agenzia determina se un prodotto è appropriato o meno perla “tutela” o per la “promozione della salute pubblica”. Nel 2020 la FDA ha autorizzato la commercializzazione di due prodotti ricadenti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco e il tabacco da uso orale snus. Anche per le sigarette elettroniche l’autorizzazione è ottenibile soltanto se le analisi della FDA determinano che lo specifico prodotto è “appropriato per la tutela della salute pubblica”. Ad ottobre 2021 la FDA ha autorizzato la commercializzazione della prima sigaretta elettronica. Secondo Mitch Zeller, a suo tempo direttore del centro tabacco della FDA, «i dati del produttore dimostrano che i suoi dispositivi potrebbero avvantaggiare i fumatori dipendenti che passano a questi prodotti, sia che ci si affidino completamente sia che optino per una significativa riduzione delle sigarette».
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.