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Udito, ecco quali sono i primi segnali d'allarme

di Paola Natali martedì 18 novembre 2025

3' di lettura

Di tutti i nostri sensi, l’udito è forse quello più “nascosto”. Siamo sempre molto attenti alla qualità di quello che vediamo, della sensibilità della nostra pelle o di quello che percepiamo con il gusto; ma spesso trascuriamo i primi segnali di un udito che potrebbe avere qualche problema. Con il passare degli anni è normale che le capacità di individuare i suoni si riducano, ma è importante saper intercettare i primi segnali quando qualcosa non va e conoscere le sane abitudini per proteggere il nostro udito. Ne abbiamo parlato con Valentina Camesasca, specialista dell’Otorinolaringoiatria all’Ospedale Niguarda di Milano.

   “L'udito è il primo senso a svilupparsi nel feto e a favorire il contatto con il mondo esterno. Un grave deficit già in età precoce – spiega l’esperta - se non correttamente e tempestivamente trattato, può pregiudicare lo sviluppo del linguaggio compromettendo la comunicazione verbale e le relazioni sociali”. Nell’apparato uditivo è il cosiddetto orecchio interno (o coclea) che converte i suoni in impulsi nervosi da trasmettere al cervello. Questa piccola struttura a forma di chioccola è in grado di leggere le frequenze più alte nella zona più esterna, e quelle più basse nella sua porzione più interna. “Con il passare degli anni è normale che l’udito subisca dei cambiamenti e si abbia un progressivo e fisiologico deterioramento delle cellule nervose contenute nella coclea, a partire da quelle più esterne. Questa diminuzione dell’udito con l’età si chiama presbiacusia: tipicamente – continua la specialista - avviene allo stesso modo per entrambe le orecchie e comincia proprio con una minore capacità di sentire le frequenze più alte, proprio perché la parte più esterna della coclea è quella più esposta ai danni ambientali e al rumore”.

Non esiste una prevenzione specifica per la presbiacusia: si può però fare molto, quotidianamente, per preservare la salute del nostro udito. “E’ importante evitare i fattori di rischio, come l’esposizione professionale a rumore, traumi acustici occasionali, così come il fumo e l’alcool. E’ inoltre fondamentale sottoporsi a controlli periodici, in modo da intercettare precocemente un iniziale deficit e definire il più opportuno modo di intervenire. Esistono poi diversi integratori a base di vitamine, minerali ed antiossidanti, come acido folico, vitamine del gruppo B, magnesio, zinco, coenzima Q10, ginko biloba e citicolina, che possono supportare la salute generale dell’apparato uditivo. Un’alimentazione ricca di questi elementi ed una dieta equilibrata sono la principale fonte naturale di neuroprotettori del sistema acustico. Purtroppo, però, quando il danno è permanente e irreversibile non esiste ad oggi una cura che permetta di ripristinare una soglia uditiva normale”.

Compensare con una protesi acustica è un rimedio efficace nella maggior parte dei casi, nonostante esistano ancora molti pregiudizi e riluttanza ad indossarli, diversamente dai più comuni occhiali per la vista. I motivi sono diversi: informazione insufficiente, difficoltà ad effettuare screening ed elevato costo dei dispositivi, anche se l'aspetto degli apparecchi acustici di ultima generazione sia migliore e siano meglio accettati dalla popolazione. “Si tratta di dispositivi miniaturizzati, quindi meno visibili e più efficaci – conclude l’esperta – che riducono le barriere psicologiche nei potenziali utilizzatori”.

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