«Ma è ancora il tempo delle statue quello in cui viviamo? Statue che peraltro raffigurano degli uomini?». Le parole sono di Dimitri Boutleux, assessore alla Creazione e alle espressioni culturali della giunta ecologista di Bordeaux, e ci dicono molte cose dell’ideologia della nuova sinistra francese: è la miglior alleata dei militanti della cancel culture e del wokismo, di tutte quelle mode provenienti da Oltreoceano che stanno stravolgendo il mondo della cultura e dell’arte occidentale. Tra le statue che Boutleux non vorrebbe più vedere c’è quella di Léon Gambetta, uno delle figure più importanti della storia francese, che si mise in luce come difensore della Nazione durante la guerra franco-prussiana nel 1870 e come riformatore durante il suo governo del 1881.
PADRI DELLA PATRIA
Una statua gigante che lo raffigura giace dimenticata e polverosa in un parcheggio bordolese, e nonostante il desiderio dei cittadini di rivederla troneggiare in una delle piazze della città del sud-est francese la giunta tergiversa. L’assessore Boutleux ha ricordato infatti che la priorità in termini di riqualificazione urbana di Bordeaux è «l’adattamento degli spazi pubblici al cambiamento climatico», ribadendo che bisogna «interrogarsi sul senso profondo di reinstallare una statua nel 2023». Dietro le acrobazie linguistiche, c’è un clin d’oeil pericoloso a chi invoca l’abbattimento delle statue raffiguranti uomini del passato e giudicati, con gli occhiali del presente, personaggi da relegare nell’oblio per le loro azioni. Peccato che Léon Gambetta sia uno dei padri della Terza Repubblica, un pilastro della storia repubblicana, ma si sa, come ha detto lo storico francese Franck Ferrand, «l’ignoranza della storia è il terreno fertile su cui prospera la cancel culture». Un busto di Léon Gambetta era già stato abbattuto nel giugno 2020 a Villeneuve-sur-Lot da alcuni militanti antirazzisti, in pieno periodo Black Lives Matter, e posizioni come quelle di Boutleux vanno nella stessa direzione.
Non è la prima volta che la gauche si rende protagonista di tali iniziative ideologiche per clientelismo elettorale, favorendo la rimozione delle statue di personaggigiudicati controversi dai movimenti cosiddetti antirazzisti. Il 17 agosto 2020, un gruppo di vandali, in nome dell’antirazzismo, ha imbrattato di vernice rossa una statua di Voltaire situata nel giardino dell’Académie française, scrivendo Ntm (Nique ta mère), e Fuck Voltaire. Da allora la statua è stata rimossa su decisione del comune di Parigi, guidato dalla socialista Anne Hidalgo, con la promessa di ripulirla e ricollocarla dove è sempre stata. Peccato che da allora non ci sia più traccia del filosofo illuminista. «È scandaloso che questa statua, che rappresenta un uomo dell’Académie française ed è stata realizzata da uno scultore dell’Académie des Beaux-Arts, non sia più al suo posto. Se cominciano a rimuovere i geni, dove andremo a finire?», si era lamentata lo scorso anno Hélène Carrère d’Encausse, storica e segretario perpetuo dell’Académie française da poco scomparsa.
LAICISMO AGGRESSIVO
«Non era assai inclusivo, ma nessuno era terzomondista a quell’epoca!», aveva aggiunto l’accademica di Francia, fustigando «questa politica che consiste nel rimuovere le statue», e i cui promotori giudicano «un uomo del 18° secolo, appassionato del mondo occidentale, con gli occhi di oggi». Ma è lungo, in Francia, l’elenco delle statue abbattute o in procinto di. A La Flotte-en-Ré, nell’Île de Ré, l’associazione giacobina La Libre Pensée ha ottenuto dal tribunale l’abbattimento di una statua mariana giudicata “offensiva” e “contraria” alla laicità. Nel comune di Les Sables-d’Olonne, in Vandea, la stessa associazione ha ottenuto il placet dei giudici per eliminare la statua di San Michele arcangelo. La furia laicista della Libre Pensée si è abbattuta anche contro Giovanni Paolo II. A Ploërmel, la croce che sovrasta una statua di Papa Giovanni Paolo II è stata ritirata dopo che l’associazione, che si è rivolta al Consiglio di Stato per ottenerne la rimozione.