"La ribellione, o l’insoumission, è la grande tradizione italiana e francese del rifiuto dell’evidenza, della scelta del conflitto intellettuale. È un punto di vista fecondo, creativo. Non è disordine, è il cambiamento della gerarchia delle norme giuridiche, istituzionali e l’impossibilità di cedere i beni comuni, come l’acqua per esempio, nell’interesse generale dell’umanità": Jean-Luc Mélenchon lo ha detto in un'intervista al Corriere della Sera parlando del contenuto del suo nuovo libro, "Ribellatevi!". Nel testo il leader della sinistra francese delinea una rivoluzione popolare, dei cittadini, nel XXI secolo. Una situazione di caos, insomma.
Al centro, secondo lui, ci sono i cittadini, perché "il cittadino esercita il potere. Le rivoluzioni popolari sono dunque tutte, in origine, rivoluzioni per riprendere il controllo da parte di persone che dipendono da servizi collettivi che vengono loro negati. L’acqua, l’elettricità, la salute. Perché niente funziona? Perché i servizi pubblici sono sostituiti da prestazioni commerciali? La rivoluzione cittadina cerca di riprendere il controllo collettivo sulle reti dell’esistenza materiale e immateriale, per creare una società nuova".
Sulle differenze con il Rassemblement National di Marine Le Pen, Mélenchon ha detto: "La nostra definizione del popolo deriva dalle relazioni sociali. Per Marine Le Pen il popolo deriva da una filiazione genetica e tradizionale. Una volta, durante un dibattito all’Assemblea nazionale sulla procreazione medicalmente assistita, mi disse: 'Signor Mélenchon, esiste un ordine biologico della famiglia'. E io le risposi: 'No, signora, non esiste. La famiglia è sempre il risultato di una cultura. Il pater familias aveva diritto di vita e di morte su moglie e figli. Lo chiamerebbe oggi un ordine naturale tradizionale da rispettare?'. Ma soprattutto, il popolo di cui parla lei è una costruzione ideologica il cui scopo è dividere: da una parte i francesi 'originari', i bianchi, i cristiani; dall’altra i neri, i musulmani, gli universalisti. Il nostro obiettivo è unire per soddisfare i bisogni comuni. Noi uniamo, loro discriminano".
In ogni caso, dopo la rivoluzione e il crollo di questi sistemi, il leader della sinistra francese immagina già un progetto per il futuro: "La prima crisi è quella dell’ecosistema sull’orlo del collasso. Per affrontarla serve pianificazione ecologica, quindi controllo dei cittadini. Per questo è necessario un altro potere politico, fondato su una maggiore partecipazione dei cittadini. Molto più potere a livello comunale. La rivoluzione dei cittadini è una rivoluzione concreta più che ideologica. Noi siamo il movimento della radicalità concreta. È per questo che i nostri avversari hanno tanto interesse a spostare il dibattito". E ancora: "La nostra lotta propone un’armonizzazione dei rapporti tra gli esseri umani e la natura. È impossibile in un sistema capitalistico".