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Superbonus, i debiti M5s ci costano ancora oltre 3 miliardi al mese

di Antonio Castro giovedì 31 agosto 2023

Giuseppe Conte

4' di lettura

Basterebbero due numeri in colonna per porsi qualche domanda sul Superbonus ristrutturazioni: 12 miliardi di truffe accertate e un costo mensile di 3,5 miliardi per le casse dello Stato. I dati del ministero del Tesoro (rilanciati da Giancarlo Giorgetti preoccupato dalla sostenibilità finanziaria della prossima manovra), e numeri da “pallottoliere” aggiornati periodicamente dall’Enea (che ha il compito di sovraintendere e autorizzare cantieri e migliorie), sono enormi. Basterebbero 12 mesi di sospensione per mettere sul tavolo la bellezza di 35 miliardi per garantire gli interventi ipotizzati. Dal bonus alle famiglie al taglio del cuneo contributivo per i redditi sotto i 35mila euro, dall’aumento del budget per la sanità al rinnovo del contratto di medici e dipendenti pubblici. Ci avanzerebbe qualcosa pure per le puntellare la spesa pensionistica e non costringere la gente a tirare obbligatoriamente la carretta per 41/42 anni prima di poter chiedere di andare ai giardinetti (volendolo).

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COSTI OBBLIGATI
E invece l’Italia si è impantanata in un megapiano di generose ristrutturazioni che ci costeranno uno sproposito per i prossimi anni, hanno migliorato di poco la classe energetica del patrimonio immobiliare nazionale e fatto la gioia di cialtroni, truffatori e maneggioni che nel bonus al 110% hanno individuato il modo per arricchirsi senza neppure dover mischiare sabbia e cemento dentro un bicchiere. Sarebbe bastato affidare alla Guardia di Finanza il controllo, preventivo, delle pratiche di avvio lavoro. Solo a sentir parlare di uomini delle fiamme gialle con le orecchie tese i soliti malandrini sarebbero stati, per lo meno, più prudenti. Meno sfacciati. Certo il megapiano ristrutturazioni sarebbe dovuto servire (e in parte ha funzionato) per fare da volano e fare ripartire l’economia nazionale dopo lo tsunami Covid. Ogni euro investito nell’edilizia ha una ricaduta positiva importante su occupazione, crescita, gettito fiscale. Però più di qualche pasticcio è stato fatto. Mario Draghi, uno che di numeri qualcosa capisce, aveva provato a mettere mano al treno in corsa.

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Più facile a dirsi che a farsi. La bellezza di19 modifiche legislative hanno tentato di arginare il caos di stesura iniziale della norma ideata dal governo Conte. E di stanare (e placcare) i furbetti del Superbonus. «Nel complesso dei bonus edilizi introdotti dal governo Conte 2, compreso il bonus facciate, i documenti dell’Agenzia dell’Entrate ci dicono esserci più di 12 miliardi di irregolarità», ha scandito la premier Giorgia Meloni aprendo in cantiere della manovra finanziaria 2024. Ma se centinaia di migliaia di famiglie per bene si sono lanciati nella ristrutturazione delle abitazioni - allettante da incentivi mirabolanti - cambiare e cancellare tutto certo non si può. A scorrere i dati dell’Enea si comprende forse meglio l’entità dell’impegno per le casse dello Stato: a fine giugno il totale degli investimenti «per lavori conclusi ammessi a detrazione ha superato i 65 miliardi di euro». Le detrazioni maturate per i lavori conclusi «ha superato i 71 miliardi di euro». Ma non basta: «Il totale degli investimenti per l’efficientamento energetico degli edifici ammessi al Superbonus ha raggiunto la quota di quasi 80 miliardi di euro.


Si può quindi stimare un onere a carico dello Stato pari a circa 87 miliardi di euro». L’81% dei lavori a giugno 2023 sono risultati conclusi. Per gli amanti dei dettagli «i lavori di efficientamento energetico hanno riguardato più di 67mila condomìni, per un totale di investimenti ammessi a detrazione pari a 42 miliardi di euro». Agevolazioni anche per «235mila edifici unifamiliari, per un totale di investimenti ammessi a detrazione pari a circa 27 miliardi di euro», e quasi «115mila unità immobiliari funzionalmente indipendenti, per un totale di investimenti ammessi a detrazione pari a 11 miliardi di euro».


CASTELLI RISTRUTTURATI
Il numeri del bonus al 110% nascondono anche qualche spunto interessante: sono stati ristrutturati e migliorati a livello energetico a costi della finanza pubblica - stando all’elenco diffuso da Enea- anche «6 castelli, per i quali gli investimenti ammessi a detrazione hanno superato gli 840 milioni di euro». Il bonus Conte - scritto in fretta e furia senza individuare tagliole per acciuffare i tradizionali cialtroni - ha sicuramente il vantaggio di aver innescato una campagna di miglioramento energetico del patrimonio edilizio italiano. Poi, magari, si poteva fare più e meglio però considerando che solo un spicchio di villette, palazzi e condomini sono stati riqualificati c’è ancora spazio per darsi da fare. A fine agosto l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha presentato una «strategia per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano», ipotizzando, questa volta, linee di credito agevolate in base al reddito e piani di fruizioni delle detrazioni da 5 a 20 anni. 

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