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Imu, attenzione alla botta dei sindaci rossi: come vogliono spennarci

di Ignazio Stagno lunedì 4 settembre 2023

4' di lettura

L'Imu, una delle tasse più odiate dagli italiani, cambia volto. L'imposta municipale propria, in vigore dal 2012, subirà un vero e proprio restyling nel 2024. Infatti, con l'entrata in vigore, dallo scorso 7 luglio, del nuovo decreto che riscrive l'imposta sugli immobili, i Comuni potranno scegliere di ridisegnare le aliquote oppure confermare quelle esistenti. Il decreto che dà attuazione a un provvedimento della manovra 2020, è una vera e propria novità nel panorama delle tasse. La mossa ha un obiettivo chiaro: riorganizzare la giungla di migliaia di aliquote con cui devono fare i conti non solo i cittadini ma anche gli operatori ogni anno.

Il cambiamento è radicale. La palla passa direttamente ai Comuni che verranno posti davanti a un bivio. Dovranno scegliere se diversificare le aliquote o se confermarle. In un primo caso, con una diversificazione delle aliquote, l'amministrazione comunale dovrà rispettare i principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza. Inoltre il Comune dovrà trasmettere al Dipartimento delle Finanze un prospetto con le aliquote differenziate. Nel secondo caso, quando il Comune decide di non andare a differenziare le aliquote, basta redigere una delibera in cui vengono indicate le aliquote su cui si baserà il calcolo dell'imposta. In entrambi i casi va comunicato tutto sempre al Dipartimento delle Finanze. Ma non finisce qui. Ogni anno le aliquote devono essere comunicate entro la scadenza massima del 14 di ottobre e il tutto va inserito, da parte dell'amministrazione comunale, nello spazio online dedicato al federalismo fiscale. In caso di mancata pubblicazione da parte del Comune allora le aliquote per l'anno in corso saranno identiche a quello precedente. La novità, di fatto. da un lato mette i Comuni ancora di più al centro delle scelte sulle aliquote su cui incanalare l'imposta con una verifica precisa dell'impatto sul gettito, dall'altro lato però potrebbe dare il via, soprattutto in alcune città, a un rincaro ulteriore sul tributo da versare.

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Già, perché dando uno rapido sguardo alle città con l'Imu media più alta, è un vero e proprio trionfo di amministrazione rosse. Sempre inclini, evidentemente, a mettere le mani nel portafoglio dei cittadini. Infatti Roma è la città italiana in cui il conto è più pesante: nella Capitale l'Imu ha una media di 2.054 euro per i proprietari di casa. Sul secondo gradino del podio c'è Milano dove si pagano 2.040 euro di media per l'Imu. E al terzo posto c'è la sinistra Bologna con 2.038 euro. A Genova le cose vanno meglio con una media registrata per il 2023 di 1.775 euro. A Torino poi si pagano 1.745 euro di media, secondo gli ultimi dati forniti dalla Uil. Le città dove si paga meno sono Asti con 659 euro, Crotone con 672 euro e Sondrio con 674 euro. In media, per il 2023, un proprietario di casa pagherà 1.074 euro. Ricordiamo poi che la rivoluzione sull'Imu non andrà ad impattare sui metodi di pagamento: il versamento, per il 2024, certamente non cambia. Si dovrà procedere utilizzando l'F24 come negli anni precedenti. Ma occhio alle decisioni che prenderanno le amministrazioni comunali che entro ottobre 2024 dovranno comunicare il verdetto finale sulle aliquote. La stangata rischia di essere dietro l'angolo. E di questi tempi con i mutui alle stelle, non sarebbe proprio una buona notizia per chi ha acquistato una casa. Con un nuovo rialzo dei tassi all'orizzonte, l'aumento dell'Imu potrebbe essere la botta finale. Ma per sfuggire agli eventuali rincari, ricordate anche che per l'Imu sono previsti alcuni sconti, come nel caso del comodato d'uso per i figli.

I requisiti da rispettare sono chiari: il grado di parentela (solo genitori e figli possono richiedere la sforbiciata sulla tassa), il possesso di un solo immobile ad uso abitativo da parte del comodante all’interno dello stesso comune dell'abitazione principale, il figlio che ha la casa in comodato d'uso deve iscrivere lì la propria residenza. Ma ci sono anche altri modi per pagare meno. Ad esempio il proprietario di un immobile concesso in locazione a canone concordato ha diritto a una riduzione del 25% dell'imposta dovuta, paga quindi solo il 75% dell'Imu. Non vale la stessa cosa invece per chi affitta a canone libero. In questo caso niente sconto e l'imposta deve essere pagata fino all'ultimo centesimo dal proprietario di casa. Inoltre tutti gli immobili dichiarati inagibili o non abitabili o gli immobili storici hanno diritto alla riduzione della base imponibile dell'Imu al 50%. Non ci sono invece buone notizie per i proprietari di casa che vivono all'estero. Dal 2020 infatti è stata archiviata definitivamente l'esenzione Imu per i pensionati residenti all'estero. Poi nel 2022, la riduzione dell'imposta al 50%, è passata invece al 37,5%. Questa agevolazione, attenzione,  vale per l'unico immobile posseduto in Italia, a titolo di proprietà e usufrutto, a patto che non venga dato in comodato d'uso. Insomma occhio a tutte le novità sull'Imu. Meglio evitare salassi inaspettati.

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