La scuola italiana ha una pessima reputazione mondiale e se provi a cambiarla capisci il perché. Lo si era inteso quando si era proposto di introdurre il basilare principio occidentale della «meritocrazia» ma è nondimeno chiaro, ora, dopo che il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, uno di sinistra, ha proposto che le vacanze estive degli studenti italiani siano accorciate, essendo le più lunghe d’Europa assieme a quelle di Malta e Lettonia.
Le ragioni addotte da Gori sono intuitive: se la scuola dev’essere il «lavoro» degli studenti non può essere che venga interrotto per tre mesi costringendo le famiglie a interrompere il loro, di lavoro: soprattutto quello femminile; va aggiunto che, tra le famiglie con più di un figlio, oltre metà non può permettersi le vacanze e neppure le attività ricreative, sicché l’estate moltiplica le disuguaglianze. A sostenerlo non è solo la logica o la petizione firmata anche da Giorgio Gori, ma fu Mario Draghi, che da premier propose di prolungare le lezioni per tutto giugno e addirittura luglio- aggiungendo alle lezioni mattutine delle integrazioni pomeridiane - con una ripresa puntuale il 1° settembre.
PER LE SINISTRE
Detto questo, alcune reazioni corporative e sindacali degli insegnanti, tutte perlopiù ancorate a una sinistra nostalgica e catacombale, sono autentiche perle da collezione. Si parte da Orizzontescuola.it, secondo il quale «Gori e la classe politica farebbero bene a considerare soluzioni più olistiche e meno superficiali». Gori non è abbastanza olistico: in effetti correva voce.
Poi c’è Davide Trotta, un giovane insegnante che scrive sul Fatto Quotidiano (e già oggetto di provvedimenti disciplinari sicuramente ingiusti) secondo il quale la classe politica, in generale, «esaspera il ruolo preponderante, talora prepotente, delle famiglie, destituendo di autorevolezza la categoria docenti». E sin qui la tesi è originale: è colpa della politica. Ma poi il pensiero di Trotta galoppa (vabbeh) verso «una sorta di invidia sociale verso quei fannulloni di prof» accusati di lavorare poco: e qui può esserci del vero; del resto Trotta ci rivela che il corpo insegnante «non è un caso, è quello più soggetto a burnout»; che significa – siano andati a controllare – che «non dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiare questa sensazione di esaurimento fisico ed emotivo... il burnout può condurre a un distacco mentale dal proprio impiego, con atteggiamento di indifferenza, malevolenza e cinismo verso i destinatari dell’attività lavorativa», ossia gli alunni. E può esserci del vero anche qui.
PRODUTTIVITÀ ED EMISSIONI
Così come è vero che la questione del calendario scolastico da allungare si ripropone mentre la segretaria del Pd, Elly Schlein, si dice viceversa favorevole a una settimana lavorativa di quattro giorni, perché «Aumenta la produttività», «porta con sé benefici importanti» come «il prezioso tempo delle persone e la riduzione delle emissioni».
Ci sono altre cose vere, peraltro. Che l’Italia ha il più alto numero di «neet» di tutta Europa (ragazzi che non studiano, non lavorano, non hanno finito le scuole superiori o hanno mollato l’università, vivono sulle spalle dei genitori in una quantità che è un altro primato italiano) e che in Italia ci si laurea in media dopo i 27 anni, mentre in Europa non si arriva ai 24. Che quelli italiani sono gli studenti con meno mobilità al mondo (l’80 per cento è iscritto nella regione di residenza) e la facoltà di studio viene scelta, spesso, secondo la distanza da casa.
È vero che l’ex ministro Elsa Fornero, quando disse che i giovani non devono essere schizzinosi all’ingresso nel mondo del lavoro, fu lapidata. È vero che l’ex ministro Annamaria Cancellieri, quando parlò degli italiani «mammoni», aveva ragione pure lei. E che ce l’aveva anche l’ex viceministro Michel Martone quando disse che un 28enne non ancora laureato è spesso uno sfigato.
CHI LAVORA E CHI NO
È vero che gli studenti lavoratori italiani sono una minoranza: in Europa il 69 per cento degli studenti lavora per coprire i costi e il 59 per cento lavora per guadagnare esperienza nel mercato del lavoro, mentre – tu guarda - la media italiana è in controtendenza: abbiamo solo l’11 per cento di studenti lavoratori all’Università e il 13 per cento che lo fa di tanto in tanto. Solo la Serbia ha una percentuale bassa come la nostra mentre il Paese con la percentuale più alta di studenti lavoratori è la Germania – tu guardadove il 54 per cento lavora sempre e il 17 solo occasionalmente. Ai livelli dell’Italia, o peggio, ci sono stati come la Turchia e l’Albania. È evidente, come dicevano per Giorgio Gori, che urgono visioni non olistiche: qualsiasi cosa voglia dire.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.