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Conquista del potere in quattro mosse

di Mario Sechi mercoledì 4 ottobre 2023

4' di lettura

Come si conquista il potere nella repubblica parlamentare? Vincendo le elezioni, è la risposta che arriva saettante. Non sempre e non solo. Il vostro cronista conosce almeno un altro paio di metodi e tutti sono legali. Anche il colpo di Stato può esserlo. Il 22 ottobre sarà il primo anniversario di governo, Giorgia Meloni è a Palazzo Chigi e – piaccia o meno – il suo esecutivo conserva la prospettiva della legislatura. A lei tocca il compito di governare, all’opposizione la lunga traversata nel deserto, a meno che... il governo non imploda di fronte a una fortissima pressione esterna, un evento improvviso, una botta, poi un’altra e... crac!

Istruzioni per l’uso: il vostro cronista ogni volta che sente la parola complotto sorride, perché il cataclisma politico si ottiene solo creando determinate condizioni e non c’è alcun bisogno di evocare chissà quale cospirazione, di solito è tutto ampiamente esposto, visibile, alla luce del sole. Basta sapersi guardare intorno, riconoscere certi segnali, osservare con sufficiente distacco come si muovono i pezzi sulla scacchiera.

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Passiamo alla seconda domanda sul taccuino: quando casca il governo? Perché mai dovrebbe cadere? Ci sono tanti modi di conquistare il potere, dunque non c’è alcun bisogno che a Palazzo Chigi tutto cambi (perché tutto resti uguale, la lezione del Gattopardo), l’esecutivo in realtà può tranquillamente stare in carica – anzi, è fondamentale che resti dov’è! – quello che conta è che il governo sia fiaccato, indebolito, debilitato, sotto il perenne attacco di una febbre tropicale che non passa mai.

Terza domanda sul taccuino: come si indebolisce il governo? Si tenta di scatenare una combinazione di forze. Nel caso italiano, c’è terreno fertile da arare. Dividiamo queste forze in quattro gruppi: 1 -Il denaro non dorme mai. Lo ricordava sempre Gordon Gekko in Wall Street e non va mai dimenticato. Di questa categoria fanno parte i mercati finanziari, per l’impatto che possono produrre sul nostro immenso debito pubblico, qui dobbiamo tener conto non solo delle scelte degli investitori che comprano e vendono, ma anche e soprattutto delle agenzie di rating che valutano il nostro debito sovrano determinandone il premio di rischio in varie forme (non c’è solo lo spread), delle tecnostrutture finanziarie che fanno previsioni, analisi, danno consigli in report quotidiani a chi ha liquidità da investire che fanno oscillare azioni e obbligazioni, spostano masse di denaro pronta cassa da un titolo all’altro, innescano flash-crash del mercato, originano scommesse lunghe e corte, animano l’immensa macchina globale e in tempo reale della Borsa, da Shanghai a Wall Street, passando per Londra e Milano. L’Italia è in mezzo alla tempesta del denaro.

NEMICI ESTERNI

2 -I signori della guerra. Uno Stato africano retto da un tiranno, un gruppo di mercenari, il conflitto per il controllo di una miniera di platino, un thriller magistrale di Frederick Forsyth ci introduce in un mondo romanzesco che fiction non è. Il nemico esiste, sono Paesi ostili in grado di creare situazioni difficilissime per l’Italia, pensate alla Russia e alla presenza del gruppo Wagner in Africa (le posizioni delle milizie sulla mappa si sovrappongono alle rotte dei migranti). Tutto quello che si muove nella zona sub-sahariana è un’arma letale che si proietta sul Nord Africa e arriva in Italia, è la massa migratoria che vediamo da mesi sbarcare sulle nostre coste. La guerra in Ucraina ha contraccolpi che possono destabilizzare la situazione politica interna di tutta Europa, l’Italia è il primo bersaglio, gli altri Paesi lo hanno capito e stanno blindando le frontiere. Più immigrazione significa più tensione e problemi per il governo Meloni che ha sostenuto una ferma linea atlantista contro l’invasione di Mosca.

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TENSIONI INTERNE

3 - La piazza. È il magma di un popolo a caccia di reddito di cittadinanza, sussidi, bonus permanenti, contributi a pioggia. In questo fiume carsico di protesta pronta a scoppiare c’è di tutto e la crisi economica innescata dalle profonde trasformazioni dello scenario economico e da errori già evidenti nella transizione green (il caso Marelli è davanti a tutti) può diventare incontrollabile. Grande senso di responsabilità dovranno mostrare i sindacati, le associazioni, i cosiddetti corpi intermedi della società italiana, nel non far deragliare la protesta. Naturalmente la contestazione dei centri sociali, la trama sotterranea dei gruppi anarchici, un’opposizione che non si manifesta in Parlamento, agisce fuori dalle istituzioni, è da tempo sotto osservazione e la cronaca è squadernata, a disposizione di chiunque. Una minoranza che può destabilizzare alla bisogna lo scenario sociale italiano (migliore di quello della Francia e della stessa Germania), l’ingrediente infiammabile perfetto per alimentare il clima di tensione. Basta leggere le relazioni annuali dei servizi di sicurezza italiani per rendersi conto che non siamo nel campo del romanzesco ma del reale.

I BUROCRATI

4 -Gli eterni mandarini. Qui sta il vero potere, quello non eletto, inamovibile, delle burocrazie irresponsabili, delle alte (e basse) magistrature (l’ordine giudiziario in tutte le sue ramificazioni, compresi gli organi costituzionali, il Csm e la Consulta) che hanno il potere di smontare il programma di governo pezzo dopo pezzo, fino a renderlo un progetto irrealizzabile. L’opposizione silenziosa e sistematica del piccolo establishment che rallenta ogni iniziativa fino a farla scomparire nel ping pong delle norme, dei commi, delle note interpretative, dei regolamenti. Il complotto per il governo tecnico? E a cosa dovrebbe servire? È già tutto sullo scaffale della letteratura del colpo di Stato che non fa un plissé, in Italia c’è un governo eletto democraticamente che per soprammercato è di centrodestra, dunque si può rovesciare dolcemente con un’armata di Azzeccagarbugli, molto rumore in strada, qualche petardo, un gioco di fumo e specchi, mandare a carte quarantotto la maggioranza con questo apparato efficiente, intoccabile, è specialità degli ultimi trent’anni in Italia.

Il cortocircuito è servito. E se qualcosa non entra nel tritatutto, il rimedio è già pronto. Perché per tutto il resto, state sereni, c’è sempre a disposizione un Tar. 

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