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Matteo Salvini e la Lega possono e devono scendere in piazza

di Lorenzo Mottola venerdì 20 ottobre 2023

2' di lettura

L’Italia è quel Paese dove si può scendere in piazza per Hamas, ma non contro Hamas. Questo è il paradosso che inizia a emergere dal caso del prossimo 4 novembre. Per quel giorno Matteo Salvini ha deciso di radunare a Milano «in nome di Oriana Fallaci» chiunque sia interessato a manifestare «a difesa dei valori occidentali e contro il terrorismo islamico».

Il motto della giornata: «Tacere è una colpa». La scelta del leghista, però, ha raccolto più di una critica, sia all’interno della maggioranza che a sinistra. Per il sindaco di Firenze Dario Nardella l’iniziativa rappresenta «una pericolosa provocazione» nei confronti del mondo islamico. Il che lascia un dubbio: davvero sostenere Israele e condannare pubblicamente il terrorismo significa provocare? Davvero qualcuno potrebbe innervosirsi per questo? E non è tutto.

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La contraddizione è la seguente: alcuni Paesi europei (fino a ieri sera anche la Francia) nelle ultime settimane hanno deciso di mettere al bando le manifestazioni in favore della “resistenza palestinese”, che poi sarebbe un modo gentile di definire i gruppi che armano bande di fanatici che, strafatti di eccitanti, si precipitano a decapitare bambini ebrei. L’Italia - come abbiamo ben visto lo scorso weekend- ha preferito tollerare questi cortei. E lo ha fatto sia per una questione di principio (il vecchio “odio quello che dici, ma lotterò per fartelo dire”) che per un movente pratico: questi raduni di esaltati sono utilissimi alle forze dell’ordine, che riescono così a monitorare l’attività dei gruppi eversivi, a fare foto etc. Il risultato, però, è da stomaci forti: in strada abbiamo visto ragazzi urlare «uccidiamoli» ai poliziotti, vecchi esponenti delle Brigate Rosse con in mano lo striscione «boicotta Israele», donne velate che brandivano cartelli inneggianti ai pazzi criminali che hanno fatto irruzione nei kibbutz a caccia di ostaggi e famiglie da massacrare.

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Il paradosso sta tutto qui: questa gente può sfilare, Salvini no. I primi non risultano «provocatori», mentre l’iniziativa di un viceministro contro il terrorismo «rischia di avere l’effetto di un cerino sulla benzina» (sempre copyright di Nardella, che pare particolarmente interessato alla questione). Come dicevamo, il parere del sindaco di Firenze sembra essere condiviso da alcuni esponenti della maggioranza.

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Anche in Fratelli d’Italia e Forza Italia c’è chi suggerisce di mantenere un profilo basso, per evitare rischi in una situazione ovviamente delicata. In altre parole, meglio non irritare i fan di Hamas. Perché il terrore islamico fa paura a tutti, è normale. Tuttavia esistono dei principi cui una democrazia non può derogare. Come diceva Paolo Borsellino, «la paura è umana, ma va combattuta con il coraggio».

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