Yuval Danzig ha 41 anni, è un manager della logistica. Suo padre Alex è nato in Polonia 75 anni fa: figlio di sopravvissuti all’Olocausto, studioso di storia, ha trascorso gli ultimi trent’anni lavorando per lo Yad Vashem, il centro per la memoria della Shoah. Di quest’uomo colto e gentile non si sa nulla da sabato 7 ottobre, quando i terroristi di Hamas hanno attaccato il kibbutz di Nir Oz. È uno dei tantissimi – il numero esatto è ancora ignoto – che nel migliore dei casi sono stati portati da Hamas nella Striscia di Gaza. «Quando è successo, io ero a Gerusalemme con i genitori di mia moglie», racconta Yuval a Libero.
È una domanda atroce, signor Danzig, ma devo fargliela: ha qualche prova che suo padre sia in vita?
«No. Le Forze di difesa israeliane hanno localizzato il suo telefono a Gaza, ma non credo che questa sia una prova del fatto che è ancora vivo. Perché anche il telefono di mia madre è lì, e quello di mia sorella: hanno preso i telefoni di tutti. Questo è tutto ciò che sappiamo. Abbiamo più di duecento persone scomparse».
Quante ne conosce di loro?
«Un centinaio. Circa ottanta sono del mio kibbutz. È assurdo, un terzo della nostra comunità è là e non sappiamo cosa ne sia di loro».
Il governo israeliano sembra indeciso su cosa fare, se sia meglio far entrare l’esercito a Gaza o prendere tempo per ottenere la liberazione di altri ostaggi. Quale scelta è migliore per voi?
«Non lo so, non spetta a me dirlo. Non sono un membro del governo, non sono un diplomatico, non sono un militare. Sono un semplice cittadino. Deve essere il governo a dare una risposta. Io voglio che i rapiti tornino e desidero che il mio Paese sconfigga Hamas. In che modo? È compito del governo deciderlo. Spetta a loro fare questo lavoro».
A Israele viene chiesto di avere una reazione proporzionata.
«Ogni volta dicono che Israele deve reagire in modo “proporzionato”. Davvero? Civili - non combattenti, ma normali civili - sono entrati nelle nostre case, hanno violentato le nostre donne e ucciso i nostri bambini, solo per odio. Le persone che hanno fatto queste cose non sono esseri umani. Dovremmo fare così anche noi? Noi siamo esseri umani, non faremo lo stesso».
Che effetto le fa sapere che Hamas sta rilasciando alcuni ostaggi?
«Credo che Hamas ci voglia ingannare. Vogliono farci credere che sono umani, ma quello che hanno fatto nei nostri villaggiè disumano. Solo gli animali bruciano le persone vive. Solo gli animali uccidono i bambini con le pistole. Solo gli animali fanno quello che hanno fatto loro. Quindi non credo che vogliano liberare i nostri ostaggi. Vogliono solo ingannarci per guadagnare tempo».
In Italia e altri Paesi europei ci sono state manifestazioni in cui si è inneggiato ad Hamas e sono state bruciate bandiere israeliane. Vuole dire qualcosa a chi lo ha fatto?
«Penso che siano gli europei a dover dire qualcosa a queste persone, non noi. Gli europei devono capire quello che è successo nel loro cortile di casa, e rendersi conto che se non si sveglieranno succederà anche a loro. Ciò che è accaduto non riguarda solo gli ebrei. Accadrà pure a voi, se l’Italia non si sveglia».
A voi perché è successo?
«Abbiamo pensato di poter negoziare, che se davamo loro del denaro si sarebbero fermati. Invece ci hanno bombardato ogni giorno, per più di vent’anni. Noi ogni due anni siamo entrati a Gaza e li abbiamo combattuti, e ogni volta abbiamo creduto che sarebbe stata l’ultima. Ma ogni volta Hamas diventava più forte. E alla fine ha deciso che i bombardamenti non erano sufficienti, così sono venuti nelle nostre case e ci hanno uccisi».
Dovevate agire prima?
«Molto prima. Nei nostri villaggi lo dicevamo che sarebbe successo di nuovo e che sarebbe stato molto più forte, e nessuno ha ascoltato. È ciò che sta accadendo ora in Europa: non guardate ciò che sta accadendo nel vostro cortile di casa. E se continuate ad ignorarlo, accadrà anche qui».
Il problema tra Israele e i palestinesi è politico o religioso?
«Per noi la questione è politica. Noi vogliamo semplicemente vivere in pace e per questo abbiamo offerto loro molte soluzioni per trasformare Gaza in un paradiso. Hamas invece ha voluto farla diventare uno Stato terrorista.
Per loro non è una questione politica, è solo odio. Sono come l’Isis. Ci dicono che i leader di Hamas sono stati eletti dai palestinesi, ma anche i nazisti furono eletti dal popolo tedesco.
Dovremmo lasciarli fare?».
Lei poteva scegliere la via del silenzio. Invece ha deciso di parlare, e di farlo qui in Europa. Perché?
«Mio padre è nato in Europa, i suoi genitori sono morti in Europa. È il mio modo di combattere per lui. Per i bambini che sono stati rapiti, per ognuno di quei duecento israeliani».
Cosa chiede al governo italiano e alle istituzioni europee?
«Voglio che l’Europa ci protegga, ci aiuti. Deve capire che non può esserci un secondo Olocausto, non può succedere di nuovo. L’Europa deve svegliarsi e fare pressione su Hamas».
Non la sta facendo?
«Fanno solo pressione sudi noi, affinché diamo aiuti umanitari e prestiamo ascolto ad Hamas. Questo è ciò che capisco io».