I russi hanno un rapporto speciale e diretto con l’addomesticamento della realtà, che supera di molto anche la raffinata macchina della propaganda nazista orchestrata del ministro Josef Goebbels, il quale riuscì a convincere i tedeschi che i cannoni erano meglio del burro e che la guerra totale era cosa buona e giusta. La disinformatia in Russia è a uno stadio di collaudata superiorità, con un’efficacia tale da rendere verosimile il non vero, persino anticipando la realtà virtuale e il metaverso, ed è capace di sedurre incuneandosi dietro lo schermo del dubbio e della logica.
Prendiamo il prototipo più noto e conosciuto al mondo di disinformazione “made in Russia”: i Protocolli dei savi anziani di Sion, anno 1903. Un libercolo fermentato sulla menzogna di un progetto mondiale di dominio del mondo da parte degli ebrei, attingendo ad aberrazioni e fandonie inventate di sana pianta come i sacrifici di bambini e il rito di bere sangue umano durante la Pesach. Se ne occupò l’Ochrana, la polizia segreta zarista, con un best seller al quale ancora oggic’è chi presta fede per rinfocolare il disegno del complotto ebraico e l’antisemitismo. Naturalmente la disinformatia veniva sparsa ad arte ogni volta che l’insofferenza sociale verso i Romanov arrivava alla soglia di guardia, fornendo la valvola di sfogo con le selvagge scorrerie contro le comunità ebraiche (shtetl) nelle città e nei villaggi, in due drammatiche varianti: i pogrom (altra parola nefasta di origine russa), distruzioni violente con omicidi e stupri, e i razgrom (termine assai meno usato) con razzie di cose e ruberie di ogni tipo. Tutto al di sopra della legge. Funzionava così dall’Ottocento (il primo pogrom si fa risalire al 1821 a Odessa) e funzionava bene per tutti, tranne naturalmente che per gli ebrei.
POGROM
Quello che è accaduto il 7 ottobre in Israele a opera di Hamas altro non è che un disumano pogrom riveduto a aggiornato ai tempi moderni, seguito da una disinformatia che ha fatto abboccare più di un’anima candida presa all’amo per giustificare, parificare, smussare, livellare e anestetizzare, mentre a Roma (e non solo) si sono scatenati i razgrom sulle pietre d’inciampo dedicate alle vittime della Shoah.
L’Ochrana zarista originò la Ghepeu bolscevica, quindi l’Nkvd stalinista e ancora il Kgb sovietico e l’attuale Fsb putiniano, ma sempre di polizia politica e servizi segreti si tratta. La disinformatia si è a sua volta raffinata cogliendo al volo tutti i ritrovati della tecnologia e della comunicazione.
I nazisti, nel loro luciferino modo di spacciare la falsa realtà, crearono a tavolino il casus belli per attaccare la Polonia (Operazione Tannenberg) e ammannirono alla stampa internazionale l’assalto polacco alla stazione radio di Gleiwitz il 31 agosto 1939, un piano studiato da Reinhard Heydrich e applicato dal capo della Gestapo di Oppeln, Emanuel Schäfer: uccisero col veleno alcuni prigionieri nei lager, li rivestirono con uniformi tedesche e polacche e simularono un’aggressione con conflitto a fuoco per diramare al microfono un virulento bollettino antitedesco, mostrando poi una dozzina di cadaveri ai giornalisti. Radio Colonia diffonderà la notizia che la Polizia tedesca aveva respinto l’attacco e la BBC la confermerà. Nessuno scriverà invece che Gleiwitz poteva solo rilanciare il segnale radio di Bratislava e quindi nessun proclama poteva essere né diffuso né ascoltato per “giustificare” lo scoppio della guerra.
La spregiudicatezza nazista era niente rispetto a quanto avveniva e continuerà ad avvenire in Unione Sovietica, dove la disinformatia era considerata una vera e propria scienza, fatta di regole e formule mirate a sgretolare ogni misura e contromisura dell’avversario interno ed esterno. Nelle grandi purghe staliniane e nei processi con esito già scritto i componenti del partito comunista confessavano colpe su fatti mai commessi e l’opinione pubblica veniva addomesticata dalla narrazione preconfezionata che aveva portato a perfezione la macchina della calunnia che si vuole teorizzata dallo stesso Lenin.
L’ideologia come unica chiave di lettura dei fatti, e verità relativizzata dalla prospettiva del partito, unica ammessa, con l’interpretazione funzionale all’ortodossia comunista. D’altronde in Italia, negli anni di piombo, si dirà dei brigatisti rossi che erano compagni che sbagliavano, mica sanguinari criminali.
Nell’Europa della cortina di ferro, dalla parte orientale si giustificò la costruzione del Muro di Berlino sostenendo che ci si doveva mettere al riparo dall’“invasione” degli occidentali nel Paradiso socialista, e non per impedire di fuggire dalla prigione “democratica” verso la libertà, come chiaramente l’orientamento e il posizionamento delle strutture militari denunciava sbugiardando la propaganda. L’Urss disinformò su Budapest 1956 e su Praga 1968, e in Italia nomi illustri ci credettero o non vollero farsi altre domande. L’Agenzia Tass, da Mosca, aveva la stessa attendibilità di una griffe “made in Naples”. E sempre dalla Russia, rimbalzando in India nel 1983, arrivò la bufala sulla creazione in un laboratorio militare americano (Fort Detrick) del virus dell’Aids, l’Operazione Infektion, mirata a eliminare gli afroamericani.
SCHERZO INNOCUO
La cosa che fa davvero ridere sui due comici russi che “bucano” numeri segreti e riservatissimi, barriere diplomatiche e filtri istituzionali, è che c’è chi è convinto che quello sia un innocuo quanto eclatante scherzo a uso e consumo della tv, e che Vovan e Lexus solo scanzonati burloni televisivi. Infatti è noto che Gianni e Pinotto, Totò e Peppino, Tognazzi e Vianello, Jerry Lewis e Dean Martin, Ric e Gian, Mario e Pippo Santonastaso, Gaspare e Zuzzurro, Ficarra e Picone, hanno sempre avuto le agendine piene di numeri telefonici e, oggi, di indirizzi mail e schede internazionali con prefissi “ad hoc”, per divertirsi alle spalle dei potenti, prima e dopo Specchio segreto di Nanni Loy e di Libero di Teo Mammucari.
I due russi, e questo è vero, sono solo “formato esportazione”: in casa propria avrebbero ben poco da scherzare e da irridere, considerato a che a Putinlandia il the si corregge col polonio, le zanzare hanno ronzii calibro 9, affacciarsi dal balcone è più pericoloso che passeggiare a Bogotà col Rolex d’oro al polso e le sbevazzate di vodka fanno precipitare i jet di quelli che sgarrano col potere. Infatti da quelle parti, contro ogni logica ma in perfetta sintonia con la voce del padrone, si combattono i cosiddetti nazisti ucraini di Azov con i conclamati nazisti russi di Wagner. Da noi si sbandiera la libertà di satira dimenticando in simultanea chi e perché si macchiò della macelleria di Charlie Hebdo, rimescolando il tutto nel frullatore della comprensione, del relativismo e della giustificazione. Sono passati ottanta anni da quando Goebbels disse che l’informazione era come uno spartito su un pianoforte che poteva suonare solo lo Stato. Variazioni sul tema, che è sempre lo stesso: dall’insalata russa al pasticcio fatto in casa.