Dice il Partito democratico che l’accordo con l’Albania sui migranti irregolari «nel migliore dei casi è un pasticcio, nel peggiore una violazione di diritti», la voce è quella di Peppe Provenzano, responsabile esteri della segreteria dem. Provenzano è uno che ha cervello, ma lo usa per le idee sbagliate e ha una memoria selettiva prodigiosa.
Dimentica la storia del suo partito, ecco un po’ di magnesio: il più importante accordo per il contrasto all’immigrazione lo firmò l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti con la Libia, correva l’anno 2017, governava Matteo Renzi, al potere c’era il Pd. Torniamo al presente. Nel marzo scorso Meloni lanciò l’allarme sui rischi di un’ondata migratoria crescente dall’Africa, un anno dopo siamo tra due guerre, una nel cuore dell’Europa e l’altra in Medio Oriente.
La prima ha prodotto milioni di sfollati ucraini, la seconda è il preludio di un conflitto tra le grandi potenze per il dominio sulle materie prime. La combinazione di questi shock ha messo l’Italia di fronte a uno scenario di crisi accelerata in Africa, di guerra in espansione in Medio Oriente, di chiusura rapida delle frontiere a Nord. Il nostro Paese ha dovuto fare i conti con la destabilizzazione nel Sub-Sahara, il ritiro della Francia dal Mali, la presenza della Russia e della Turchia in Libia, la campagna africana dei mercenari di Wagner, la caduta verticale della Tunisia, fino all’assalto di Hamas.
Abbiamo problemi di sicurezza, gestione dei controlli e delle espulsioni, l’accordo tra Italia e Albania è un’ottima notizia. Ne servono altri. Ha ragione Edi Rama quando cita madre Teresa: «Invece di maledire il buio, accendi una candela». Elly Schlein e Giuseppe Conte frignano, maledicono il buio e mostrano la loro inadeguatezza. Sono il Gerovital del governo.