Meglio corrotto e potenzialmente pericoloso per la democrazia piuttosto che in buoni rapporti con Giorgia Meloni. Quando si dice l’idealismo e i valori...
La vicenda dell’accordo del governo italiano con l’Albania per la costruzione di un centro di raccolta profughi ha mandato in cortocircuito la sinistra. A Tirana infatti governa uno dei loro, Edi Rama, ma siccome è venuto a patti con il nostro premier, e ha avuto perfino l’ardire di affermare che ha voluto farle un favore, i dem nostrani l’hanno ripudiato. Ora gli preferiscono Sali Berischa, l’ex presidente, di destra, che gli Stati Uniti hanno dichiarato «persona non gradita», per il suo profilo ritenuto para-criminale. Ma tutto quello che può aver fatto di male è nulla per i nostri dem se paragonato ad andare d’accordo con la Meloni.
E così è partito lancia in resta Beppe Provenzano, sentenziando che il leader albanese «vìola i valori della famiglia socialista». Poi qualcuno, c’è chi dice lo stesso ex ministro del Lavoro, avrebbe addirittura ipotizzato la sua cacciata dalla grande famiglia europea, opzione fermata a stretto giro di posta da uno dei tanti ex capi del partito, Pierluigi Castagnetti, accusando di «sprovvedutezza, improvvisazione politica e allergia al dibattito» i fautori dell’espulsione perché «i partiti non sono tribunali». Così insegna la vecchia scuola, che per una volta pare essersi imposta, tant’è che Provenzano ha innestato la retromarcia, che il medesimo trucca da precisazione: «Non è stata avanzata una richiesta formale ma solo posto un tema politico». Avrà capito male Repubblica, che ha intervistato l’ex enfant prodige dem. E avrà capito male lo stesso Edi Rama che ha replicato non senza una buona dose di ironia: «Cercare di aiutare l’Italia in questa situazione forse non è di sinistra in Italia, pazienza, sembra che non è neanche di destra in Albania. Forse è semplicemente giusto».
METODO SOUMAHORO
D’altronde, su questa cosa dell’Albania l’opposizione ha perso il senno. Basti pensare che quei due celebri talent scout di Bonelli e Fratoianni hanno rispettivamente definito l’accordo Meloni-Rama «una violazione delle convenzioni e del diritto internazionale» e «una deportazione». Ma se lo fa anche la Germania rossoverde di Olaf Scholz? E poi, siamo seri malgrado gli interlocutori: la coppia che ha portato in Parlamento il metodo d’accoglienza Soumahoro: venti milioni all’organizzazione (dis)umanitaria di moglie e suocera per tenere al freddo e alla fame i profughi, anche minorenni, pagare due mensilità su venti al personale e investire in gioielli e vestiti per rendere costituzionale il diritto all’eleganza (copyright dell’onorevole Aboubakar). Fossero solo questi i problemi dell’opposizione...
La zampata sulla buccia di banana è attesa per domani in piazza. Il Pd ha organizzato una manifestazione per la pace mala preoccupazione massima del partito, conoscendo i propri polli, è che essa si trasformi in un corteo pro Hamas. Per questo il servizio d’ordine è stato comandato di requisire tutte le bandiere palestinesi, temendo l’accusa di non essere imparziale. Ma se, come ripete di continuo il neo segretario, la posizione ufficiale è per i due Stati, perché mettere al bando il vessillo di uno? Meglio sarebbe sfilare sia con quello della Palestina sia con quello di Israele.
Sorge il dubbio però che Elly Schlein faticherebbe a mettere in mano a qualcuno dei manifestanti la bandiera dello Stato ebraico e che quindi l’equidistanza tra i due contendenti sia solo una panzana spacciata dai vertici Pd, che hanno un bel problema con i sopravvissuto all’Olocausto.
PRESE DI DISTANZA
Dopo che Edith Bruck si è portata su posizioni leghiste per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, avendo constatato che extracomunitario islamico spesso fa coppia con anti-semita, anche Liliana Segre, senatrice a vita nominata da un presidente dem, ha denunciato l’esplodere dell’odio versi gli ebrei, con parole drammatiche come «ho vissuto inva no». A questo punto, resta un quesito per gli appassionati di enigmi, ma per risolverlo bisogna essere molto bravi. La linea del Pd è basculante, incerta e incomprensibile perché i dem, poveretti, provano ad applicare il verbo della segretaria? O sono invece i discorsi di lei a sembrare scritti da un’intelligenza artificiale andata in tilt e pronunciati da un ubriaco perché si sforzano di rappresentare tutte le anime della sinistra, rimanendo però in superficie, perché se si va in profondità si rischia di scoprire qualcosa che è meglio tener nascosto? È un mistero che riascoltare gli ultimi interviste di Elly non aiuta a risolvere...