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Francesco Storace: Prodi ritorna in tv ma sembra la Schlein

di Francesco Storace sabato 11 novembre 2023

3' di lettura

La farfugliata non l’ha persa. E anche a La7, da Formigli, Romano Prodi si è esibito contro il centrodestra con argomenti davvero risibili. In particolare su due questioni ha espresso le sue opinioni contrarie alle politiche di governo, ma con i consueti contenuti propagandistici che non fanno davvero onore a chi avrebbe voluto entrare nella storia politica d’Italia. Continuerà a restarne un ricordo amaro. Sul recente accordo con l’Albania e sulla scelta di riforma costituzionale l’ex leader dell’Ulivo ha dato il là, con una vocina sempre più flebile, alle critiche più scontate.

Per lui, l’accordo Meloni-Rama è solo utile ai loro partiti alla vigilia delle europee. Roba da sgranare gli occhi (anche perché il premier albanese appartiene alla stessa cordata socialista di don Romano...). Contesta l’operazione che destinerà fuori Italia un bel po’ di immigrati clandestini, non dice se è invece pronto a portarseli in casa sua, ovviamente... Non è malvagio il commento del leghista Rossano Sasso sull’esibizione dell’ex premier: «Prodi critica la Meloni che vuole collocare immigrati in Albania. Ma era lui il presidente del Consiglio quando nel 1997 la nave Katër i Radës fu speronata nell'Adriatico dalla nostra Marina. Morirono 81 persone. Forse per Prodi sarebbe opportuno tacere quando si parla di immigrati e di Albania».

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Poi l’affondo, in maniera abbastanza astrusa, sul premierato verso cui punta la premier «perché essendo al governo, con un’ampia maggioranza, ci vuole rimanere». Oggettivamente, sembra la Schlein quando non la capisce nessuno, per dirla con la Gruber. Ma poi Prodi sibila: «Lo slogan: “diamo stabilità con un uomo forte” ha sempre avuto un suo fascino. La democrazia è complicata, vuol dire riflessione, mentre l’uomo singolo vuol dire emozione». Non ha idea quanta emozione attraversò il Paese nel momento della sua dipartita politica, questo incredibile personaggio.

Per Romani Prodi non c’è bisogno di riforme costituzionali, nella sostanza. Per lui basta una buona legge elettorale. Gli serve solo che la Costituzione non sia rovinata dalla stabilità come valore prioritario. Prodi ce l’ha – negando di avercela – con i partiti e finge di difendere il Parlamento con una bugia grande come una casa. Davanti a Formigli ha sillabato di essere stato “l'unico premier che ha voluto alla fine del suo governo la sfiducia del Parlamento, perché credo che sia il centro del Paese. La riforma del premierato spazza via il Parlamento e non la voglio". Ha semplicemente omesso che quando fu sfiduciato accadde semplicemente per i conti sbagliati di Arturo Parisi...

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Quindi il ritornello. "Se vogliamo stabilità basta una buona legge elettorale, il Mattarellum c'era quasi, bastava completarlo", ha continuato il Professore. "I problemi di governabilità si risolvono con una legge elettorale di maggioranza. Non c'è bisogno di togliere i poteri al presidente della Repubblica. Con l'elezione diretta del presidente del Consiglio il presidente della Repubblica non conterebbe più nulla, non c'è dubbio. Basterebbe una legge elettorale a due turni per esempio".

Insomma, il solito Prodi, un po’ più invecchiato. Che non si rende conto che nemmeno con dieci turni ormai la sua cara sinistra potrebbe più vincere le elezioni per le divisioni che la caratterizzano. Rimprovera al centrodestra “mosse ad effetto” come Albania e riforme, pur sapendo che le parole d’ordine, vecchie e stravecchie, dei suoi eredi politici sempre mosse sono ma con poco effetto... Da Formigli si è seduto il leader di una volta che sembra piovuto da Marte sulla terra. Si attacca ai poteri del Presidente della Repubblica e al ruolo del Parlamento perché ovviamente della sovranità popolare non gli interessa né tanto né poco. Chi governa, per Prodi, non deve essere deciso dagli italiani. A quelli come lui bastano i vecchi riti che mettevano assieme un mucchio di partiti come nel suo Ulivo. E si è visto com’è finita...

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