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Daniele Capezzone: la sinistra usa perfino il dramma di Giulia Cecchettin per attaccare il governo

di Daniele Capezzone domenica 19 novembre 2023

6' di lettura

Rattristati come tutti da una storia orribile, ieri pomeriggio, in redazione, qui a Libero, guardando la foto – bellissima e a posteriori straziante – che trovate in questa nostra prima pagina, con un assassino e la sua futura vittima abbracciati e sorridenti in mezzo a un campo di fiori, ci domandavamo: «Ma ci sarà mica qualcuno a sinistra che cercherà di buttare in politica pure la morte della povera Giulia?». Risposta corale: «No, non è possibile, almeno stavolta tutti avranno la decenza, davanti al sangue di una 22enne, di non fare sciacallaggio politico». E invece no, avevamo torto: il Pd trova sempre il modo di superare se stesso. La prima avvisaglia è giunta da una scombiccherata dichiarazione di Alessandro Zan («Il cordoglio delle istituzioni non serve») che già lasciava presagire uno sbilenco tentativo di colpevolizzazione degli avversari. Ma è stato sufficiente attendere pochi minuti per veder irrompere sulla scena l’ineffabile Laura Boldrini: «Chi potrebbe e dovrebbe si rifiuta di investire in prevenzione, mentre nella maggioranza c’è chi definisce l’educazione sessuale e all’affettività “una porcheria”». 

Non basta ancora? Ecco a stretto giro di posta Elly Schlein in persona contro «la cultura tossica del patriarcato e della sopraffazione». Alé. Ancora un attimo, e, dietro la mano dell’assassino, qualche altro fenomeno progressista avrebbe visto le ombre nere, anzi nerissime, di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, o magari la responsabilità (oggettiva e soggettiva) di tutti i maschi, colpevoli in quanto tali. Diciamocelo senza polemica. Questo riflesso da politicanti in cerca di nemici da impiccare moralmente è due volte stupido. Una prima volta, perché nessuna legge potrà estirpare il male dalla faccia della terra: anche l’intervento normativo più opportuno e meglio calibrato non potrà mai cancellare il lato oscuro delle nostre esistenze, il crimine, il sangue. E una seconda volta perché – se non si fosse accecati da un’ostilità selvaggia – si potrebbe serenamente riconoscere che il governo, attraverso il ministro Eugenia Roccella, ha proposto da mesi norme molto sagge per irrobustire il contrasto alla violenza sulle donne, dopo che purtroppo il vecchio “codice rosso” si è dimostrato inefficace. In troppi casi, semmai, donne coraggiose hanno sporto denuncia, e non sono state adeguatamente protette. 

Così, l’esecutivo ha messo in campo un nuovo pacchetto che comprende misure promettenti, a partire da un uso maggiore del braccialetto elettronico e dalla segnalazione dell’avvicinamento fisico dell’aggressore alla persona minacciata, dando a quest’ultima – in caso di emergenza – almeno il tempo di sollecitare le forze dell’ordine. Queste norme sono state approvate all’unanimità alla Camera e so

IL RIFLESSO 
Diciamocelo senza polemica. Questo riflesso da politicanti in cerca di nemici da impiccare moralmente è due volte stupido. Una prima volta, perché nessuna legge potrà estirpareilmale dallafaccia della terra: anche l’intervento normativo più opportuno e meglio calibrato non potrà mai cancellare il lato oscuro delle nostre esistenze, il crimine, il sangue.

E una seconda volta perché – se non si fosse accecati da un’ostilità selvaggia – si potrebbe serenamente riconoscere che il governo, attraversoilministro EugeniaRoccella, ha proposto da mesi norme molto sagge per irrobustire il contrasto alla violenza sulle donne, dopo che purtroppo il vecchio “codice rosso” si è dimostrato inefficace. In troppi casi, semmai, donne coraggiose hanno sporto denuncia, e non sono state adeguatamente protette. Così, l’esecutivo ha messo in campo un nuovo pacchetto che comprende misure promettenti, a partire da un uso maggiore del braccialetto elettronico e dalla segnalazione dell’avvicinamento fisico dell’aggressore alla persona minacciata, dando a quest’ultima – in caso di emergenza – almeno il tempo di sollecitare le forze dell’ordine.

Queste norme sono state approvate all’unanimità alla Camera e sono già state calendarizzate al Senato per la prossima settimana: un Parlamento saggio le approverebbe subito, com’è già accaduto a Montecitorio, dando un senso tangibile di spirito civico e vera unità nazionale, come la stessa Schlein (correggendo tardivamente le sparate del primo pomeriggio) ha ipotizzato in serata. Ma riconosciamolo francamente: se anche fossero state in vigore, queste nuove norme molto probabilmente non sarebbero ser vite a salvare la povera Giulia dalla furia di lui. Da quanto è emerso, infatti, in alcune circostanze passate la ragazza aveva avuto valide ragioni per temere l’instabilità del suo ex, ma in altre era stata indotta dal proprio temperamento generoso a concedere ancora un po’ di fiducia a Filippo. Lei lo aveva lasciato, ma continuava a vederlo, o almeno la cesura non era stata definitiva, purtroppo. 

I DUE PIANI
E allora rimettiamo alcuni tas selli in ordine. Da un punto di vista penale, se e quando sarà trovato, e se sarà trovato vivo, Filippo Turetta (lui, solo lui, una specifica persona, quel maschio, quel giovane: non “un maschio”, non “un giovane”) dovrà rispondere delle sue azioni verso Giulia Cecchettin. A rispondere – non autocensuriamoci – dell’assassinio di una ragazza di 22 anni che diceva di amare. E, dopo un giusto processo e un sacrosanto diritto alla difesa, è auspicabile che l’assassino, se sarà provata la sua colpevolezza, finisca i suoi giorni in carcere, senza scuse e senza sconti. Su un altro piano, resta a noi il compito di aiutare ogni ragazza, ogni persona, a scorgere prima possibile i segni di una gelosia violenta, di un rapporto sbagliato, di una situazione a rischio. Chi è Filippo, da quanto abbiamo potuto ricostruire? È un ragazzo che non sopporta l’idea di poter essere definitivamente lasciato, di stare più indietro di Giulia nello studio, di vederla laureata e lontana da lui: un ragazzo che non sopporta la dimensione della sconfitta, e che risponde con una violenza bestiale (capiremo presto se pianificata o causata da un raptus improvviso) a quei fantasmi che – nella sua vita reale e psicologica – lo hanno sovrastato. E chi era Giulia? Parlano di lei le delicate illustrazioni che pubblicava su Instagram. Una ragazza che forse credeva ancora di poter “gestire” Filippo, o magari di riuscire a cambiarlo, a fargli accettare – con la dolcezza e il ragionamento – ciò che stava per accadere. 

Noi non possiamo saperlo, ma possiamo provare a intuire quell’ultima cena insieme, concessa da lei dopo chissà quante insistenze di lui. Possiamo immaginarla felice ed emozionata pensando al vestito per la festa di laurea, agli inviti già pronti: tutte cose che invece – c’è da temere – hanno funzionato su Filippo come un estremo innesco criminale. Leggi e processi a parte, un dibattito adulto ci porterebbe a ragionare sul fatto che la povera Giulia e pure il terribile Filippo sono nostri figli, o almeno un altro volto possibile dei nostri figli.

Non ho la fortuna di essere padre, ma le circostanze della vita e una minima riconoscibilità pubblica mi hanno reso fratello maggiore di molte ragazze e ragazzi, e così mi ritrovo a essere destinatario di un piccolo fiume di messaggi, mail, lettere, interlocuzioni sui canali social. E dunque li leggo, cerco di capire, li guardo con attenzione speciale, dagli adolescenti su su fino ai trentenni, nella lunga e a volte interminabile nozione di “giovinezza” oggi prevalente.

FRAGILITÀ EMOTIVA
Quante volte sono rimasto colpito dal divario crescente tra la forza fisica, uno sviluppo impressionante per i (e le) teenager, e una inaspettata, sorprendente fragilità emotiva. Così forti fuori, ma così vulnerabili dentro, già alla prima difficoltà, così esposti a risentire delle cadute che naturalmente il cammino - ogni cammino - ci riserva. Insomma, noi questi ragazzi li ascoltiamo o no? Anche i genitori cosa sanno davvero di loro? Cosa sanno di cosa c’è nei loro telefoni ni e nei loro cuori? Cosa sanno del loro rapporto con il sesso? Co sa sanno di come si misurano con le prime sconfitte della vita? Per fortuna, nella stragrande maggioranza dei casi, tutto questo magma, tutto questo materia le incandescente non entra nella sfera penale. Ma c’è, e non possiamo chiudere i nostri occhi, come troppo spesso facciamo. Sarà il caso di staccarci un momento dai nostri smartphone, e alla sera, dopo una cena frettolosa e magari silenziosa, provare a bussare ed entrare in quella stanza, nella stanza di un figlio o di una figlia. 

Guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli, cerchiamo una parola che catturi la loro attenzione, che li sorprenda, che apra il loro cuore. Accanto alla libertà, trasmettiamo loro anche l’importanza della sua sorella più ostica e severa, la responsabilità: ricordiamogli che ogni rapporto richiede attenzione, la fatica della comprensione, il dovere del rispetto. Che l’altro o l’altra non ci appartengono, non sono una “cosa” da possedere. Dall’altra parte c’è un’altra perso na, che può anche dirci “no”. E quel “no” è una barriera sacra, che non possiamo infrangere. Tocca a noi spiegarlo e farlo comprendere.

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