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Pietro Senaldi: il sabato islamista dei pro-Hamas? Perché è pericoloso

di Pietro Senaldi domenica 3 dicembre 2023

2' di lettura

Visti i tempi, la premessa per quanto scontata è d’obbligo. Manifestare le proprie opinioni in piazza è un diritto; è il sale della democrazia, se vogliamo essere retorici. E nessun cittadino può essere perseguitato per aver reso pubbliche le proprie idee, come Costituzione comanda. Per questo anche noi manifestiamo le nostre.

Da due mesi, ogni fine settimana, si registra un nuovo fenomeno nelle città italiane: il sabato filo-terrorista, o anti-semita, se preferite. Un gruppo di invasati, di variabile quantità numerica ma costante e non scalfibile sentimento di odio verso lo Stato ebraico, paralizza nel pomeriggio le strade per sostenere la battaglia dei tagliagole di Hamas, fracassando i santissimi a chi ha lavorato tutta la settimana e vorrebbe stare tranquillo, girare senza noie e potersi fare gli affari propri nel weekend.

«Intifada, Intifada fino alla vittoria finale», strillavano ieri a Milano sotto la sede della Rai gli aderenti al corteo perla Palestina libera. L’obiettivo della protesta era Israele e chi non lo condanna con la stessa cieca determinazione che hanno loro. Sulle donne israeliane stuprate e uccise il 7 ottobre, su Kfir Bibar di dieci mesi e su suo fratello Ariel di quattro anni, rapiti e spariti nei tunnel di Gaza con la madre, non una parola. Gli ebrei sono tutti criminali, i palestinesi tutte vittime e Hamas è un esercito di liberazione che lotta perché trionfi la giustizia. Questa la narrazione a cui dei faziosi rompiscatole.

Ognuno ha il proprio punto di vista, ci mancherebbe... Però le idee propagandate in piazza da otto sabati a questa parte sono inquietanti; di più, allarmanti. Israele è stato vittima di un assalto terroristico di rara ferocia il cui obiettivo principale era dimostrarne la vulnerabilità e provocarne una reazione durissima che lo isolasse dal resto del mondo. Quanto avvenuto ai suoi danni, nella migliore delle ipotesi non viene considerato dai sostenitori nostrani di Hamas, molto più spesso viene giustificato come un’azione necessaria per riportare la causa palestinese all’attenzione del mondo. Non è azzardato dire che sfilare oggi per i tagliagole equivale come gravità a un ipotetico corteo di cittadini in favore delle Brigate Rosse 45 anni fa. 

Attualmente le informative dei nostri servizi segreti non registrano un alto tasso di rischio terrorismo islamico in Italia. Ma è giusto tenere alta la guardia. Per questo ha fatto bene la Procura di Milano, su segnalazione della Digos, ad aprire un fascicolo su Dawoud Falastin, figlia del presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia, intimo dell’architetto Mohammad Hannoun, sospettato di essere una quinta colonna di Hamas in Italia, e la studentessa bergamasca al momento ancora non identificata che ieri hanno arringato la folla infilando una serie di bestialità contro Israele e a favore dei tagliagole di Gaza. Tecnicamente le ragazze sono annoverabili tra i cosiddetti utili idioti della causa anti-sionista però, essendo meglio descritte dal sostantivo di cui sopra piuttosto che dall’aggettivo, non si sa mai che i loro deliri degenerino o comunque facciano venire brutte idee in testa ai loro proseliti.

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