Bisognerebbe gridare viva l’Italia che li sopporta. Ormai a sinistra sono alla disperata ricerca di segnali di vita e li trovano alla Scala, grazie ad un eroe della resistenza postdatato negli anni. Il 7 dicembre milanese sembra essere diventata una data simbolo della nuova lotta contro il regime fascista (che non c’è) in Italia. E tutto questo perché nel tempio della musica classica, mancava un soggetto in grado di risvegliare l’antifascismo da tastiera partito dal Pd. E giù a grondare indignazione perché la Digos – come capita negli eventi a cui sono presenti importanti personalità – lo ha identificato senza particolare emozione per capire solamente se si trattasse di uno squinternato. «Siamo tutti antifascisti», hanno tracimato sui social senza rendersi conto invece del ridicolo che li sommergeva. Perché invece di lasciar correre, ci hanno montato sopra il solito casino. Anziché spegnere la luce, hanno piantato riflettori a mille per poter strillare a vuoto. E lo sconosciuto giornalista ha goduto 24 ore di celebrità. Era tutto da godere davanti alle telecamere, si pavoneggiava in cerca di medaglie come mai gli era capitato in vita sua, vedeva finalmente cambiare la prospettiva per sé. Non c’è che dire: sono bravissimi per ululare alla luna, soprattutto quando non c’è nulla da poter afferrare concretamente. Restano col pugno (chiuso) di mosche in mano.
La sinistra italiana si sposta con agilità dalla Ztl in cima a La Scala a difesa della Patria vilipesa non si sa da chi. Certo, c’era Ignazio La Russa e stanno ancora cercando chi a sinistra lo votò alla presidenza del Senato grazie al voto segreto. Hanno i traditori in casa e se la prendono con chi vinse le elezioni. Prima in mezzo al popolo e poi nel Palazzo (Madama). Però, se a contestare è uno di destra, l’identificazione non indigna. Non è vero che non ci sono precedenti simili a quello della Scala. Certo, pochi, perché dalle parti della destra non usa contestare “il nemico” e ne potremmo invece citare tanti di episodi opposti. Nella nostra memoria spicca addirittura l’anno 2013, quando dal palco dell’Ariston un signore contestò Crozza che imitava Berlusconi: «No politica» e «a casa», strillò dalla platea. Fu identificato dalle Forze dell’ordine e poi rimandato al suo posto.
La sinistra si indignò? No. E nemmeno il centrodestra... era una cosa normalissima... Invece, per restare ai tempi più recenti, si sono potuti contestare con lode Daniele Capezzone all’Università, Beatrice Venezi ad un concerto, Eugenia Roccella al Salone del Libro, la sottosegretaria Paola Frassinetti alla commemorazione di Sergio Ramelli. Anche Matteo Salvini si beccò la contestazione come “fascista” all’inaugurazione della M4, la metropolitana milanese: in campagna elettorale per le politiche sia lui che la Meloni ricevettero le visite sui rispettivi palchi ad Arezzo e Cagliari da parte di giovanotti che aficionados proprio non erano. Ma non successe nulla di particolarmente grave agli aggressori. Anzi, quasi quasi erano quelli presi di mira a doversi scusare per la presenza. Amen.