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Piazzate e botte: con la protesta anti-remigrazione i progressisti hanno fatto un autogol

Con questa sinistra, che continua imperterrita ad essere autolesionista, la destra al potere potrà dormire sonni tranquilli per molti anni ancora
di Corrado Ocone lunedì 19 maggio 2025

3' di lettura

Tafazzismo. Il termine, che nasce con riferimento ad un personaggio televisivo (il Tafazzi del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo), è ormai entrato a far parte della lingua italiana. Lo certifica il Dizionario Garzanti, che lo definisce come la “tendenza a sottoporsi in modo masochistico a sofferenze e umiliazioni”. Se è vero, come è vero, che la lingua si consolida con l’uso, temiamo che il termine non uscirà più dal vocabolario. Almeno non fin quando esisterà una sinistra come quella attuale che sembra studiarne mille e una per farsi del male. L’ultimo esempio ci arriva dal milanese e si è giocato fra la mattina e il pomeriggio di sabato lungo la breve tratta che collega idealmente Gallarate con il capoluogo lombardo. Diciamoci la verità: l’idea di organizzare un raduno europeo di esponenti politici favorevoli al rimpatrio degli immigrati irregolari e di quelli che delinquono era significativa ma sarebbe passata quasi inosservata se la sinistra non ci avesse messo il suo. I campioni del progressismo hanno deciso infatti di presentarla, contro ogni evidenza, come un pericoloso raduno di razzisti e nazisti, da evitare con ogni mezzo.

Il sindaco di Gallarate, che probabilmente ha subodorato l’inganno, ha tenuto duro. E bene ha fatto il Ministro Piantedosi a far presente, ad una esplicita richiesta del Pd, che garantire la libera espressione del pensiero è un obbligo dello Stato. L’attenzione sulla prima edizione del Remigration Summit è andata così sempre più crescendo nei giorni precedenti l’incontro, alimentata anche da un sistema dei media sempre più pigro e al rimorchio della narrazione progressista che vede “destre estreme” o “ultradestra” dappertutto. Insomma, l’incontro da normale che era è diventato un evento.

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Primo autogol. A questo punto però non potevano non muoversi anche i leader nazionali, compresa Elly Schlein, la segretaria del Pd, e Maurizio Landini, con cui fa coppia fissa. In men che non si dica è stato convocato un “presidio” in Piazza San Babila, con le note di “Bella ciao” a far da sottofondo. Mancava all’appello il presidente del Movimento Cinque Stelle, quel Conte che non perde occasioni per rimarcare le proprie distanze dal principale azionista di una coalizione che di fatto non c’è. Insomma, se la sinistra ha bisogno di questi eventi per trovare un minimo di unità al grido di “no al fascismo!” (ovviamente immaginario), l’obiettivo ancora una volta non è stato raggiunto. Tanto più che il sindaco Sala, assente, è stato oggetto di fischi e contestazioni. Ed è il secondo autogol. Non è finita qui. Se la parola d’ordine è l’antifascismo, volete che non si muovano anche i “fascisti rossi” dei centri sociali e dei cosiddetti “circoli antagonisti”? Ove muoversi è ovviamente un eufemismo: per loro scendere in piazza significa incendiare auto, scassare vetrine, rompere macchine. Il che è tutto puntualmente avvenuto. A discapito, come è ovvio, della sinistra ufficiale che li tollera e che, agli occhi dell’opinione pubblica, finisce per confondersi con essi. È il terzo autogol, il più “tafazzista” di tutti perché a loro confronto i partecipanti al simmit di Gallarate sono apparsi simili ai compassati gentleman che un tempo frequentavano i circoli di élite londinesi. Tutto ridicolo, ma anche consolatorio. Con questa sinistra, che continua imperterrita ad essere autolesionista, la destra al potere potrà dormire sonni tranquilli per molti anni ancora.

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