Da ieri Bologna la Dotta, Bologna la Grassa o Bologna la Rossa, a seconda delle preferenze, si è trasformata anche in Bologna la Lumaca. Chi ha vissuto sulle strade cittadine il debutto ufficiale della famigerata “era 30” - nel senso che da ieri in gran parte delle strade comunali il limite di velocità è per l’appunto di 30 all’ora - ha preso coscienza che l’iniziativa voluta dal sindaco pidiessino Matteo Lepore, anticipata nel programma elettorale («Viregalerò una Bologna sicura, con meno incidenti stradali, più eco-sostenibile e non inquinata», aveva promesso) ha generato un caos per niente calmo in città. Come tutti i santi giorni, di prima mattina i cittadini si sono recati al lavoro, ad accompagnare i figli a scuola, altri in ospedale per appuntamenti per i quali è necessario essere puntuali. Ma tutto è andato storto. Dopo le prove generali delle settimane scorse, durante le quali il limite dei 30 era entrato in vigore ma senza la mannaia delle temute multe per i trasgressori, Bologna è ora ufficialmente una città che ha cambiato (in peggio) il paradigma del traffico. Le strade con il limite dei 30 sono diventate una normalità, quasi tutte le arterie di stretto e medio raggio. Non si va a passo d’uomo soltanto percorrendo i viali di circonvallazione, laddove il limite sale a 50 km/orari.
CONTROLLI E PATTUGLIE E dunque, ieri mattina la scena era surreale. Molte le auto incolonnate l’una dietro l’altra, con qualche spazientito automobilista che se n’è bellamente fregato del limite ed è stato multato. Pattuglie della polizia municipale con telelaser, disseminate qua e là, hanno comminato sanzioni che vanno da 29 a 845 euro, a seconda delle infrazioni. La tolleranza permessa è di 5 chilometri: significa che chi va a 36 all’ora - velocità insostenibile se si guida un’automobile con cambio manuale che tende a spegnersi a quella velocità - è già in multa. L’aggravante è l’assenza sia di segnali che indicano il limite fissato che di infovelox per segnalare la velocità del mezzo che transita. Chi guida è solo al volante, impaurito e spesso ignaro di che cosa stia succedendo se non tiene (pericolosamente) gli occhi sempre al cruscotto. Altro che sicurezza.
Per testare dal vivo questa decisione francamente assurda, ma entusiasticamente appoggiata dall’assessore al Traffico Valentina Orioli, abbiamo fatto un esperimento semplice: siamo partiti da casa percorrendo lo stesso tragitto di 14,3 chilometri che, da trent’anni, ci porta nell’ufficio in cui lavoriamo e dove siamo andati a scrivere l’articolo che state leggendo. Seguendo strade a piccola, media ma anche a lunga percorrenza, il nostro è stato un test fedele, per nulla parziale. Per tre decenni abbiamo coperto la distanza suddetta in un tempo medio valutato sui 28 minuti, ma ieri mattina- osservando rigidamente i limiti dei 30 e, laddove ci era possibile, dei 50 - ci abbiamo messo 42 minuti: 14 in più del solito. Facendo un rapido calcolo, significa che, d’ora innanzi, il sottoscritto sarà costretto a restare nell’abitacolo della propria auto (fortunatamente dotata di un comodo cambio Dsg) 420 minuti in più al mese, ovvero 5000 circa in più ogni anno. L’equivalente di tre giorni abbondanti! Interessante sarà sapere, e questo lo studieremo a breve, se a 30 all’ora si inquini veramente di meno, e se le polveri sottili davvero calino.
Nel corso della giornata siamo poi venuti a sapere che la città è rimasta paralizzata, e non solo per gli automobilisti. Anzi. Caotica la situazione dei mezzi pubblici, ovvero i bus. Già nei giorni scorsi il sindacato di categoria aveva sollevato il problema con Tper, l’azienda che gestisce il traporto pubblico a Bologna. «Con il limite di 30 all’ora avremo ritardi paurosi!» era stato l’ammonimento di Uil Trasporti, e anche la Cgil si era fatta sentire. Tutto è stato confermato: ieri mattina i mezzi viaggiavano con un ritardo enorme, e chi si serve di questa soluzione in città ha visto arrivare il bus con 20-25 minuti di ritardo sull’orario previsto. Bestemmie e contumelie salivano in cielo ad ogni fermata, e se l’obiettivo ideologico che ha portato a “Bologna 30” era quella di spingere i bolognesi a utilizzare i mezzi pubblici, bé, è stato un bell’autogol. A questo si è aggiunta l’ira degli autisti delle auto blu Ncc, che hanno sfilato a 30 all’ora e però a “clacson spianati” per protestare con l’assurda situazione nella quale saranno costretti a servire i clienti: «Così non riusciamo più a lavorare».
RISPOSTE EVASIVE Dal canto suo, il sindaco Lepore tace. Felice di governare la prima città italiana nel quale è andato in onda questo scempio, orgoglioso di aver «dato un esempio» che verrà seguito, a breve, da Milano. Persino un popolare bolognese come Gianni Morandi, durante un recente incontro pubblico, aveva chiesto al primo cittadino Pd: «Ma secondo lei, con i 30 all’ora andrà meglio oppure peggio?». La risposta era stata a metà tra l’imbarazzato e l’evasivo: «Mi spiace, ma la città sta andando in quella direzione». Così anche l’eterno ragazzo di Monghidoro, che anni fa cantava “Andavo a cento all’ora per trovar la bimba mia...”, a questo punto dovrà adeguarsi. Cambierà il testo?