L’inchiesta sulla fuga di documenti con annesso dossieraggio giornalistico che sta coinvolgendo la Procura Antimafia, dà il modo a Maurizio Gasparri di far notare una curiosità: «Gli ultimi tre Procuratori nazionali Antimafia sono transitati direttamente in Parlamento nelle file della sinistra». Segue polemica politica di cui ci occuperemo più avanti. Quel che dice Gasparri è vero. Dal 2012 al 2022 tutti e tre i capi della Procura sono finiti in politica. Eccoli. Il primo a fare il salto è stato Pietro Grasso. Capo dell’Antimafia dall’11 ottobre 2005 al 27 dicembre 2012, Grasso lascia la magistratura per candidarsi nelle file del Partito democratico.
L’elezione arriva nel 2013 e subito dopo forte anche dell’innegabile carisma (pochi mesi prima aveva fatto i complimenti al governo Berlusconi per le leggi in aiuto alla lotta alla mafia) - viene eletto presidente del Senato. Grasso lascia i dem nell’ottobre del 2017 in polemica con l’approvazione della legge elettorale che prende il nome di “Rosatellum”, dal nome del suo estensore, il deputato Pd Ettore Rosato. Subito dopo è sponsor del lancio di Liberi e Uguali, coalizione piccoli partiti di sinistra con la quale si candida venendo rieletto in Senato nella quota proporzionale. Lascia la politica nel 2022.
A prendere il posto di Grasso all’Antimafia ci va Franco Roberti, il cui mandato a capo della Procura è durato dal 25 luglio 2013 al 16 novembre 2017. Chiusa l’avventura con l’Antimafia pure lui si butta in politica, prima come assessore regionale alla sicurezza nella Campania di Vincenzo De Luca e poi nel 2019 si candida nelle liste del Pd come indipendente alle elezioni europee. Una volta a Bruxelles decide di iscriversi al gruppo dei dem. È ancora in carica e dovrebbe essere ricandidato alle elezioni del prossimo giugno.
Il terzo capo della Procura citato da Gasparri è Federico Cafiero De Raho, che prende il posto di Roberti il 16 novembre del 2017 e lì resta fino al 18 febbraio 2022, quando lascia la magistratura per la politica. Un passaggio avvenuto quando accetta, su insistenza dell’allora premier decaduto Giuseppe Conte, la candidatura per il Movimento Cinquestelle. Eletto alla Camera, De Raho diventa il “campione” dei grillini per l’elezione a presidente della Camera. Carica che poi andrà al leghista Lorenzo Fontana.
Insomma, da un punto di vista puramente fattuale, quello che dice Gasparri è corretto. Gli ultimi tre capi della Procura Antimafia, una volta lasciato l’incarico sono finiti eletti con la sinistra. «Non è vietato dalla legge - precisa Gasparri - ma è strano che automaticamente succeda questo». E non solo. Il capogruppo di Forza Italia in Senato ricorda anche che «ci sono stati poi, in posizione di vertici della Procura nazionale Antimafia, magistrati che hanno subito sconfitte clamorose in sede giudiziaria, eppure hanno potuto agire in quel contesto e pontificare». Gasparri auspica poi che anche il presidente del Consiglio superiore della Magistratura «non farà mancare nelle prossime ore le sue parole. Non si può tacere di fronte a questo scandalo enorme. Serve un’immediata ispezione alla Procura Nazionale Antimafia. Serve un rinnovamento totale ed una verifica a tappeto di quell’organismo».
E ancora: «Forse servono misure drastiche per evitare l’inquinamento delle prove. Se bisogna combattere l’illegalità in maniera decisa e forte, come ha fatto e deve fare la Procura Nazionale Antimafia, bisogna essere una casa di vetro». Infine Gasparri annuncia «in attesa del pronunciamento del Csm», che «mi attiverò in Senato con immediatezza». Gasparri ne ha anche per Carlo De Benedetti, editore de Il Domani, quotidiano del quale tre giornalisti sono finiti indagati: «Che cosa ha da dire l’ingegner De Benedetti su questa vicenda? Come coniuga il suo ruolo di alfiere della libertà con l’attività del suo giornale Il Domani, al quale è molto legato e del quale molto si è interessato dimostrandosi un editore veramente attento alla sua creatura?».