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Addio alla togaper la politicaCaro Ingroia,sei scorretto

Il giudice palermitano fa una figuraccia con l’Onu, rinunciando all’incarico in Guatemala, per candidarsi con Idv e De Magistris. Il programma? Guerra a tutti
di Matteo Legnani domenica 23 dicembre 2012

2' di lettura

  di Filippo Facci Cioè, ma rendetevi conto che razza di pacco è quest’uomo. Prima imposta una correttissima carriera «antimafia» paragonandosi di continuo a Paolo Borsellino, che pure era di destra. Poi, progressivamente, diventa un personaggio per meriti catodici (non si ricordano sue inchieste memorabili)  e intanto riesce a inquisire tutti quelli che la mafia l’hanno combattuta portando a casa risultati, tipo il capitano Ultimo o il generale Mario Mori, gente che arrestò Totò Riina.  Poi si incaponisce su Dell’Utri sinché la Cassazione gli distrugge la sentenza d’appello che infatti è da rifare da capo. Intanto si fa turlupinare (col suo amico Travaglio) dal suo più stretto collaboratore di procura, uno che passava notizie a un prestanome di Bernardo Provenzano e che a Ingroia, pure,  aveva ristrutturato il casolare paterno. Questo mentre spara una dichiarazione via l’altra, si fa riprendere persino dal Csm, fa il prezzemolino televisivo, arringa le folle ai congressi di partito, scrive un libro via l’altro, ha pure un segretario organizzativo e insomma non si capisce quando lavori.  Poi mette in piedi un mastodontico procedimento storico-giudiziario su un’inafferrabile «trattativa» dove tira in ballo due o tre repubbliche, produce reati anziché perseguirli (le presunte false testimonianze) e soprattutto tira in ballo il Capo dello Stato costringendo la Corte Costituzionale a pronunciarsi sull’opportunità di intercettare il Quirinale su faccende comunque irrilevanti; quando poi la sua inchiesta è pronta per il rinvio a giudizio, al dunque, il nostro uomo decide di partire per il Guatemala ma tira il pacco anche a loro, continuando a rinviare la partenza. Poi però parte, e però, una volta giunto in America latina, comincia a rilasciare dichiarazioni rivolte all’Italia, si collega via satellite, apre un blog, un diario, torna periodicamente per appuntamenti di chiara matrice politica (pur negando ogni coinvolgimento, sempre ambiguamente) e pubblica un altro libro, dice che Forza Italia è di matrice mafiosa, si congratula con Bersani perché vincerà le elezioni - sostiene - e, dopo aver scassato l’anima all’intero.  Pianeta col suo esodo in terre lontane, piazza un pacco intercontinentale direttamente all’Onu: dopo meno di un mese e mezzo in Guatemala - che dev’essergli piaciuto moltissimo - chiede l’aspettativa da magistrato e annuncia che il 21 dicembre spiegherà il suo programma politico in un’assemblea al Capranica di Roma, alleati Di Pietro e De Magistris più altri ex magistrati equilibrati. L’incontro in chiama «Io ci sto», mentre in Guatemala non ci sta più. Preannuncio del programma: guerra a Berlusconi, guerra a Monti, guerra alla mafia, guerra alla corruzione, guerra alla finanza, guerra al congiuntivo. Tutto questo, naturalmente, forse: perché non è detto, non escludo, in futuro chissà, chi può dirlo.  ’A megghiu parola è chidda ca’n si dici.  

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