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Manovra, il regalo di Lega e M5s ai comunisti: la vergogna, 200mila euro per la memoria di Nilde Jotti

Davide Locano
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Basta che non ci raccontino che ce l' aveva chiesto l' Europa, che ritenevano non trattabile la manovra economica annoverasse anche 200mila euro per celebrare Nilde Jotti, che il Commissario per gli affari economici Pierre Moscovici (che pure avrebbe il cognome giusto) abbia insistito perché l' ex compagna di Palmiro Togliatti potesse essere ricordata a trent' anni dalla sua morte. Dettaglio: ne sono passati solo venti, di anni - Nilde Jotti è morta nel 1999 - eppure al comma 651 della manovra finanziaria si parla espressamente di «trentennale» della morte: diciamo che, per un governo che campa alla giornata, si sono mossi con buon anticipo. Oppure, e sarebbe credibile, che al governo hanno difficoltà a far di conto. La terza ipotesi, che non possiamo scartare a priori, è che i piddini ci abbiano provato e che ci sono pure riusciti: hanno infilato l'emendamento ed è passato. Alla prossima manovra si potrebbe provare col decennale della morte di Marco Pannella: è morto due anni fa, ma a palazzo Chigi non badano a queste cose. Leggi anche: Manovra, il piano segreto di Salvini per fermare le follie grilline Se non vi fa ridere, sappiate che non fa ridere neppure Francesco Storace - ufficialmente presidente del Movimento nazionale per la sovranità, ma che insomma: è Storace - il quale si è messo a calcolare, sul suo blog, come i fondi stanziati per il trentennale della Iotti (che è un ventennale) sarebbero bastati per aiutare 120 cosiddetti poveri. L' ex ministro, già che c' era, si è divertito a rispolverare alcuni slogan grillini contro la casta: «Che ti fa il governo del cambiamento di Conte, Salvini e Di Maio? La rivoluzione vien di notte e ti infilano nel maxi-mega-emendamento al bilancio, al Senato, una bella normetta di quelle ad hoc tra le centinaia di commi: duecentomila euro in due anni per celebrare Nilde Iotti». LEI E IL MIGLIORE In effetti la cifra corrisponde a due mesi di reddito di cittadinanza per 120 sacrosanti «cittadini» che però potranno consolarsi con le celebrazioni della divina Nilde. E non si ignori o si voglia sottovalutare, qui, una figura storica - oddio: come altre - che fu la la prima donna dell' Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, cioè quella presidenza della Camera che detenne per tre legislature tra il 1979 e il 1992. Oltretutto il suo corrisponde al più lungo mandato, in quel ruolo, dall'istituzione della Repubblica. C' è altro? No, anche se la Iotti può far simpatia perché la sua relazione iniziata nel 1946 con il segretario del Pci Palmiro Togliatti (di 27 anni più anziano, già marito e padre) fu un formidabile calcio negli stinchi al bigottismo comunista abituato già allora ad accusare altri d' ogni immoralità. Invece la coppia resistette sino al 1964 (morte di lui) dopo che Togliatti aveva sfasciato la sua famiglia e dopo che avevano chiesto e ottenuto l' affiliazione di una bambina orfana. Il vero figlio di Togliatti, l' unico, non finirà bene, e morirà della clinica psichiatrica Villa Igea, a Modena, «la clinica del Pci». ONORE ALLA CASTA «La buonanima di Togliatti», scrive ora Storace sul suo blog, «sarà felice di tanta generosità... un omaggio alla donna che ha trascorso un cinquantennio in Parlamento La casta più casta che si possa individuare, direbbe Alessandro Di Battista». In effetti. Secondo Storace «si tratta della riabilitazione del passato che volevano buttare giù, la certificazione postuma di diecimila mandati parlamentari, tutto pagato a suon di fondi pubblici nonostante i salti mortali che hanno dovuto fare con l' Unione europea. Con anche un lato comico». E qui Storace si riferisce al trentennale che non c' è: «Fanno sciocchezze e nemmeno le fanno bene». Cose che capitano, quando un bilancio non viene neppure discusso. Lo svarione è sfuggito anche ai leghisti, anticomunisti storici ma non quanto Francesco Storace, che in tal senso è entrato anche nel merito dell' opportunità di cotanta celebrazione: «Ora dobbiamo aspettarci spese del genere quando, auguriamo il più tardi possibile alle interessate, tireranno le cuoia Irene Pivetti e Laura Boldrini? E a Fini che faremo, un monumento?». In effetti, anche qui. «E non si azzardino a dire che è per la lunga attività parlamentare della Iotti, perché a Roma il loro «cambiamento» targato Raggi ha negato a un grande protagonista della vita istituzionale come Giorgio Almirante il valore di una strada: gratis, non con duecentomila euro». E, anche qui, la logica di Storace non farebbe una piega: anche se denota il vizio d' intravedere un dolo nelle azioni di questo governo. Non c' è. È proprio che non sanno quello che fanno. di Filippo Facci

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