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Cancellieri: "Se serve, sono pronta a dimettermi"

di Andrea Tempestini domenica 10 novembre 2013

Il ministro dell'Interno

2' di lettura

"Posso anche fare un passo indietro". Così Annamaria Cancellieri nel corso di una conferenza stampa a Strasburgo. Il ministro, finito nella bufera per le intercettazioni in cui prometteva di spendersi in prima persona per la scarcerazione di Giulia Ligresti, spiega che "la tenuta del Governo è la cosa più importante". Dunque, nel nome della stabilità, sarebbe anche pronta a lasciare il ministero della Giustizia. Al contrattacco - Il Guardasigilli poi si difende a spada tratta: "Non sono mai venuta meno ai miei compiti per un amico. Non lo farei neppure per un fratello". E ancora: "E' un falso e bugiardo chi sostiene che io sia intervenuta sulla magistratura. Non chiederei nulla che non fosse nel rispetto della legge. Non mi sono mai occupata di una scarcerazione, è una falsità, non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito. Non è mai successo - ha rimarcato - che il Dap intervenisse per una scarcerazione". Circondata? - La Cancellieri aggiunge anche che "non sarò mai un ministro dimezzato". Pronta alle dimissioni, ma non a un "ridimensionamento", dunque. Per il passo indietro, però - oltre a quella del M5S, che chiede la sfiducia - serve una presa di posizione netta anche da parte dei partiti della maggioranza: il Pd è spaccato tra chi chiede le dimissioni e chi no; il Pdl, pur non compatto, la difende. Uno scatto in avanti degli azzurri, a questo punto, potrebbe costringere il ministro a lasciare il dicastero. Le segnalazioni - A chi le chiedeva se contro di lei ci sia "un'operazione politica", il Guardasigilli risponde sibillina: "Non sta a me dirlo, ma molti osservatori politici lo hanno detto con molta chiarezza". Quindi ha aggiunto che sono stati circa 110 gli interventi attuati in favore dei detenuti negli ultimi tre mesi. La Cancellieri ha sottolineato che in gran parte "si tratta di miei interventi, in parte con appunti scritti e altri fatti telefonicamente e direttamente", rivolti "a casi di detenuti a Firenze, Padova, Siracusa e Roma dei quali non so il nome e non so perché erano in carcere. So però - ha concluso - che mi hanno fatto delle segnalazioni, e io le ho girate agli uffici che hanno fatto naturalmente quello che era giusto fare, nella maniera più corretta possibile".

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