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Matteo Salvini, il sondaggio non mente: la Lega frega Pd e Papa Francesco, dove pesca i voti decisivi

Giulio Bucchi
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C' è quel passaggio del libro di Federico Rampini (ieri iscritto al Pci di Enrico Berlinguer, oggi editorialista di Repubblica) che spiega la cosa molto bene: «Vorrei che la sinistra smettesse di usare le oscillazioni dei mercati finanziari come una clava da calare con opportunismo su Lega e M5S. I mercati sono una realtà concreta dove si muovono interessi (non quelli delle classi lavoratrici) e ideologie (neoliberismo) su cui troppi governanti di sinistra si sono appiattiti, pagando un prezzo altissimo. Se la salvezza è ridurre lo spread, stiamo buttando via la nostra storia. Non stupisce che la classe operaia vecchia e nuova si senta più rappresentata da altri». Mutatis mutandis, il ragionamento fila pure per i cattolici: non può stupire che preferiscano «altri» ai vescovi che mostrano di disprezzarli. Come il presule di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, secondo il quale chi è con Matteo Salvini «non può dirsi cristiano, perché ha rinnegato il comandamento dell' amore». Va da sé che è lì che stiamo andando a parare: gli «altri», stringi stringi, oggi si riducono al leader della Lega. GUARDA IL VIDEO - Salvini in piazza, scene di ordinario delirio. Cose mai successe (forse) a un politico Non è un fenomeno nuovo, quello del salto sul Carroccio delle masse operaie e cattoliche. Qualche tempo fa i ricercatori dell' università Ca' Foscari svolsero una ricerca su come, tra il 1980 e il 2010, fossero cambiati «culture e valori» dei delegati sindacali nella regione. Nel loro studio si leggeva che «una parte significativa dei lavoratori iscritti alla Cgil in Veneto e un segmento non irrilevante dei suoi dirigenti di base guardano con simpatia, votano e talvolta militano in formazioni politiche lontane dalla tradizione del movimento operaio, socialista o cattolico che sia. In particolare, è la Lega Nord che dimostra di avere una notevole capacità di attrazione». Del movimento guidato da Umberto Bossi scrivevano che «ha svolto la stessa funzione del clericalismo intransigente di cento anni prima. (...) È stata l' ennesima rivoluzione conservatrice della storia italiana, incompresa da gran parte della sinistra politica». Rispetto ad allora la novità è duplice. Riguarda sia l' intensità del fenomeno (la Lega oggi è il primo partito del Paese e dopo il voto del 26 maggio i sondaggi la danno in ulteriore ascesa, attorno al 36%) sia la sua estensione: quello che all' epoca si osservava nel Nordest ora vale in tutto il Settentrione e in gran parte delle regioni centrali. L' unica eccezione sono le grandi città: a Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roma la Lega lascia il primo posto al Pd, il quale perde in tutto il resto del territorio. Ulteriore conferma del male che affligge i democratici nostrali, così simili - pure nelle batoste - a quelli statunitensi: abituati a parlare alle élite finanziarie e culturali, hanno perso per strada le masse. Le quali hanno trovato nel Donald Trump di turno (da noi si chiama Salvini) uno che non si schifa a interpretare i loro bisogni. I numeri usciti dopo le Europee impressionano. Le analisi condotte dall' Ipsos, l' istituto di Nando Pagnoncelli, dicono che la Lega ha vinto in tutte le professioni, ma è tra gli operai che fatto il pieno, raggiungendo il 40% dei voti, quasi 8 punti in più rispetto alle politiche del 2018. Solo tra autonomi, commercianti e artigiani, cioè nell' elettorato tradizionale del centrodestra, è riuscita a fare di meglio, arrivando al 42%. Sono state appena 14 su 100, invece, le tute blu che hanno messo la croce sul simbolo del Pd. A sinistra si domandano come sia possibile una cosa del genere, giungendo sempre alle solite conclusioni, ribadite da Tito Boeri su La Voce.info: «C' è chi ha alimentato la diffidenza nei confronti degli immigrati trasformandola in aperta ostilità e che coi toni truculenti nei loro confronti si è conquistato un posto in prima fila nella classe dirigente». Gli italiani, secondo questa tesi autoconsolatoria, sarebbero dei fessi facili da abbindolare. L' idea che abbiano le scatole piene di personaggi come il nigeriano che poche ore dopo dopo essere stato rimesso in libertà dal gip ha massacrato di botte un portantino, manco sfiora Boeri e i tanti che la pensano come lui. Anche la Chiesa progressista è davanti a qualcosa che non sa spiegarsi. Famiglia Cristiana ha chiesto lumi al solito Pagnoncelli e la diagnosi è stata raggelante: «Non esiste uno specifico cattolico», ha sentenziato il sondaggista. «L' operaio del Nord Italia iscritto alla Cgil che va a messa la domenica e vota Lega (la classe operaia ormai vota in prevalenza Lega) non avverte alcuna incoerenza». Così Salvini ha preso il 33% dei voti tra chi si reca in chiesa una volta a settimana e addirittura il 38% - più che nel resto della popolazione - tra chi ci va una volta al mese. E se il ministro dell' Interno è stato il più votato dai fedeli, significa che agli altri ministri, quelli con la tonaca, non crede più nessuno. di Matteo Salvini

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