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Luca Palamara intercettato con prelato Paglia: "Con Giorgio Napolitano era diverso"

Davide Locano
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Nuove carte sullo scandalo procure, svelate dal Fatto Quotidiano. Al centro del mirino ancora Luca Palamara. Si ritorna allo scorso 21 maggio, quando la toga era intercettata all'interno di un bar alle 8.40 del mattino. E Palamara, di fatto, confessa cosa stava accadendo al Consiglio superiore della Magistratura a un prelato, Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni e dal 2016 presidente della Pontificia accademia per la Vita. La toga dice che "bisogna giocare con le stesse armi", ovviamente parla di Giuseppe Pignatone, della battaglia tra correnti con pesantissimi intrecci politici in seno al Csm. Ma Palamara, rivela Il Fatto, racconta anche cosa sta accadendo a Perugia, dove la procura ha aperto un fascicolo che lo vede indagato per corruzione; parlando, annotano i finanziari, accenna anche all'inchiesta di Perugia, la quale nasceva proprio da un'informativa inviata da Roma. "Addirittura - dice Palamara a monsignor Paglia - c'è una cosa che hanno mandato a Perugia, un fascicolo, su una persona che frequentavamo insieme a Pignatone, sono cose, ti dico, che veramente... è una cosa...". Leggi anche: Giorgio Napolitano, che sorpresa al seggio Ed è questo punto che, spiegano i brogliacci, "Paglia chiede di Sergio Mattarella e Palamara dice che lui è uno 'spettatore', lamentandosi proprio di questo". E a quel punto, Palamara aggiunge che "Giorgio Napolitano era il contrario di Mattarella". Parole della toga, certo. Parole che possono anche lasciare il tempo che trovano. Parole che se confermate sarebbero pesantissime: il pm travolto dalla bufera lascia intendere che ai tempi di Napolitano, il capo dello Stato, in vicende vischiose come questa, ci entrava eccome. Almeno secondo Palamara.

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