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Alessandro Giuli: "Grazie al trojan siamo al trionfo di spioni e ficcanaso"

Marco Rossi
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 Benvenuti nell' Italia delle intercettazioni per decreto politico giustizialista, un trionfo di spioni e ficcanaso, l' ultima stazione dell' imminente collasso della nostra civiltà giuridica già svuotata dalla legge Bonafede che abolisce la prescrizione. I fatti dicono questo: zitto zitto, quasi alla chetichella, protetto dalla nebbia fitta dell' emergenza coronavirus, il governo ha appena ottenuto (con voto di fiducia, ovviamente) l' approvazione in Parlamento del decreto che (s)regola l' utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste giudiziarie. E ci sono parecchie novità poco rassicuranti. La prima è che sarà il magistrato, e non più la polizia giudiziaria, a valutare quali colloqui sono rilevanti per le indagini e quali no. Ma la notizia più inquietante è che da questo momento in poi le nostre vite private diventano materia di spionaggio seriale e pressoché indiscriminato: sarà infatti possibile usare il così detto "trojan" non soltanto per i reati contro la pubblica amministrazione commessi dai pubblici ufficiali, perché le intercettazioni potranno avvenire anche nei luoghi di dimora privata «previa indicazione delle ragioni che ne giustificano l' utilizzo». Non basta: i risultati delle intercettazioni potranno essere usati in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposti, purché siano giudicati "rilevanti" (sempre a discrezione di un togato) per l' accertamento dei reati per i quali è previsto l' arresto in flagranza e di quelli di particolare gravità. In altre parole, stiamo andando incontro agli effetti liberticidi di un "virus spia" dal potenziale intrusivo senza precedenti. Ogni nostro telefono, ogni smartphone in circolazione può trasformarsi in un cavallo di Troia informatico capace di accedere - per conto di chi ci spia - al nostro apparecchio e monitorare o trafugare tutti i dati presenti al suo interno. Sarà sufficiente rispondere a un messaggio-pilota (sulla email o sui dispositivi social) travestito da servizio informativo per dissolvere ogni barriera protettiva e finire nelle mani di un ficcanaso che si collegherà da remoto. Risultato: costui potrà perfino vedere ciò che vede il nostro telefono, ascoltare ciò che sente, oltreché conoscere le informazioni in esso contenute. Per fare un esempio fra tanti: uno di questi trojan, conosciuto come Exodus e divenuto celebre nell' ambito della recente inchiesta sull' ex presidente dell' Anm Luca Palamara, è in grado di attivare e manipolare fotocamera e microfono, trasferendo all' istante in una qualsiasi procura le nostre parole, le nostre fotografie e i nostri video. Avete presente le scene della fortunata serie spagnola La casa di carta, quelle in cui agli inquirenti era sufficiente che un solo telefonino in mano a un malvivente venisse acceso per poter accedere in tempo reale nel campo audiovisivo della scena del crimine? Ecco, proprio di questo stiamo parlando. Diventeremo dunque dei videomicrofoni a cielo aperto? Al netto delle limitazioni previste dalla legge, che comunque in Italia assegna ai magistrati ampi margini di discrezionalità, la nostra vita privata rischia di subire una restrizione nei suoi aspetti fondamentali: la privacy, la libertà d' espressione (molto spesso equivocabile laddove sia oggettivata in una fredda e frettolosa trascrizione) e di movimento. Come in un "Grande fratello" distopico, stiamo lasciando sul campo i requisiti sostanziali dello stato di diritto nella malriposta speranza di ricavarne in cambio un più serrato ed efficace controllo contro la delinquenza e la corruzione. Il prezzo da pagare è già altissimo, a un primo bilancio preventivo. E questo non è soltanto il frutto della nefasta combinazione tra gli effetti collaterali dello spazzacorrotti, della legge Bonafede, degli spesometri e dei redditometri vari già in uso nei gangli spionistici dello Stato. Più che una sensazione inconscia, ormai si fa strada la certezza di non essere al riparo da sguardi invadenti e orecchie indiscrete nella totalità della nostra esistenza: nei luoghi dell' intimità, fra le lenzuola condivise, sui posti di lavoro e nei locali di svago. Una cupa caligine autoritaria sta calando fuori e dentro le nostre mura domestiche. di Alessandro Giuli

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