L'alleanza tra Lega e Forza Italia è appesa al filo dei sondaggi che per il momento danno il Carroccio in forte ascesa e sopra al 30% e il partito di Silvio Berlusconi in una fase di galleggiamento, ma pur sempre sotto il 10%. Fino a quando la situazione sarà questa, la strategia dei leghisti non subirà variazioni, anche se di motivi per rompere i forzisti gliene danno ogni giorno. Ultimo solo in ordine di tempo è l'attacco frontale in Parlamento per la manovra economica, quando deputati e senatori di Forza Italia hanno protestato, al limite dell'insulto, per le misure su pensioni e tasse imposte dal governo Lega-M5s. Leggi anche: Sondaggio, Salvini senza rivali: è il più amato e il più odiato Le accuse di "tradimento" ovviamente non sono piaciute a Matteo Salvini, ma il leader leghista sa bene che non è questo il momento di far saltare il banco del centrodestra. Per quanto convenga alla Lega conservare il legame con i grillini per il governo nazionale, è altrettanto conveniente portare avanti le alleanze per le amministrazioni regionali e comunali, soprattutto ora che la Lega può gestire le trattative sui candidati da una posizione di forza più favorevole che in passato. In una situazione di tregua armata tra Lega e Forza Italia, si aggiunge anche il crescente potere attrattivo del Carroccio per i dirigenti azzurri. Di candidati e potenziali tali a comunali e regionali che vorrebbero presentarsi sotto l'insegna leghista, a discapito di quella berlusconiana, ce n'è ormai abbastanza perché nel partito del Cav si accendano mille spie di allarme. Tra loro ci sono i famigerati portatori di voti del Sud, finora salvagente di Forza Italia, manna dal cielo per Salvini che punta all'espansione nel Meridione. Equilibri che potrebbero cambiare solo in un caso, un ribaltone al momento improbabile che preveda un crollo della Lega sotto il 30% e naturalmente una risalita di Forza Italia almeno al 15%. Per ora sembra quasi fantascienza.